Dopo Maria, Madre di Dio, non c’è nessun santo che occupi tanto spazio nel magistero pontificio quanto san Giuseppe, suo castissimo sposo. E tuttavia, all’ombra di così grande “Sposa”, san Giuseppe passa talmente inavvertito, che qualcuno si meraviglierà scoprendo questa sua marcata presenza soprattutto in un papa notoriamente “mariano” come Giovanni Paolo II. Ogni qual volta si pensa a lui viene in mente, infatti, la sua singolare devozione verso la Madre di Dio, espressa senza equivoci nel suo stemma pontificio con la grande lettera “M” (Maria) e con la scritta “Totus tuus” (Tutto tuo).
Nei suoi viaggi apostolici era normale che fosse inclusa una visita ad un santuario mariano, espressione dei suoi sentimenti filiali, ma anche del riconoscimento del “ruolo materno” di Maria verso la Chiesa. Ma sappiamo anche quanto Giovanni Paolo II, da sempre interessato all’uomo, ai suoi valori e compiti, tenesse in alta considerazione il “ruolo maschile” nel Vangelo e nella Chiesa, e questo partendo proprio dalla considerazione della figura di san Giuseppe, come egli stesso afferma, ricordando le sue soste nelle chiese a lui dedicate sia a Wadowice che a Cracovia, nelle quali amava spesso soffermarsi in preghiera. “La figura di san Giuseppe fornisce speciali spunti e abbondante materiale per queste riflessioni”, in particolare sul ruolo prettamente maschile, quello protettivo, paterno, che “sembra non soltanto primario ma anche essenziale rispetto a qualsiasi altra sua attività all’esterno, sociale o organizzata”.
Il Sommo Pontefice Pio IX, che si spera venga un giorno innalzato all’onore degli altari (il desiderio di don Guanella si è avverato il 3 settembre del 2000, ndr), volle esteso il culto di S. Giuseppe, e dichiarò il purissimo Sposo dell’Immacolata, Patriarca e Patrono della Chiesa, universale.
Il glorioso Leone XIII – lumen de coelo – volle degnamente suggellare il decreto del suo predecessore, proclamando San Giuseppe Patrono non solo delle famiglie cristiane, ma anche di tutti gli Istituti pii.
Con questo atto insigne di sapienza e di pietà, l’augusto Vicario di Cristo, glorificava il Patriarca e Capo naturale della Sacra Famiglia, riconoscendo in lui l’alta autorità che egli esercitava sopra Maria Santissima, e sullo stesso Figlio di Maria e Figlio di Dio; ma in pari tempo ne accaparrava il potentissimo patrocinio in favore di quelle grandi famiglie, delle Case di beneficenza, scaturite non dal sangue, ma dalla carità. Quelle, senza il divino aiuto, rovinerebbero miseramente.
Nell’Esortazione apostolica “Redemptoris Custos” Giovanni Paolo II affida a san Giuseppe il compito di indicarci “le vie dell’Alleanza salvifica sulle soglie del prossimo Millennio, nel quale deve perdurare e ulteriormente svilupparsi la ‘pienezza del tempo’ che è propria del mistero ineffabile dell’incarnazione del Verbo” (n.32).
La “pienezza del tempo” corrisponde al periodo storico che stiamo vivendo e che si concluderà quando Gesù presenterà il regno davanti a Dio Padre (cf. 1 Cor 15,24); le “vie” dell’Alleanza salvifica si identificano con le “grandi opere di Dio”, alle quali “il Concilio Vaticano II ha di nuovo sensibilizzato tutti”. Si tratta dei “misteri della vita di Cristo”, “annunciati dagli apostoli e attuati nella liturgia”, che costituiscono appunto “quell’economia della salvezza, della quale Giuseppe fu speciale ministro” proprio nel momento fondamentale del passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento, la cui “unità” è tenuta ben presente nell’Esortazione apostolica, perché necessaria alla comprensione dei misteri della vita nascosta di Gesù.
Tutti sanno che il mese di marzo è dedicato a San Giuseppe, allo stesso modo che il mese di maggio è dedicato alla Madonna e il mese di giugno al Sacro Cuore.
Le origini di questa devozione sono legate a piccoli impulsi provenienti da alcune pubblicazioni che evidentemente avevano incontrato il favore dei fedeli, desiderosi di conoscere e di onorare san Giuseppe soprattutto in preparazione alla sua festa del 19 marzo, che rimane il punto di riferimento.