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Lunedì, 07 Aprile 2014 11:57

Il silenzio di giuseppe ha le radici nella fiducia

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Il carpentiere restaura il sogno infranto di Dio sulla salvezza dell’umanità

di Angelo Forti

C’è una bella definizione di Sant’Agostino sulla catechesi: la definisce come «il narrare la cura di Dio nei nostri confronti». Tale cura – ci suggerisce sempre sant’Agostino – la possiamo pensare come quello dobbiamo fare per ciò che possiamo e pregare per ciò che non possiamo, e Dio ci concederà la capacità di realizzare i sogni che nutriamo nell’anima.
Il nostro tempo è frenetico, pieno di impegni e di urgenze, rimanendone poco per la preghiera. È vero che il desiderio di pregare è già preghiera, ma all’anima occorre sentirsi abitata e sorretta da pensieri dal sapore di eternità.
Immagino le giornate di San Giuseppe nella casa di Nazareth: un’alba carica di luce e un tramonto illuminato da colori avvolti da un silenzio rotto dal cinguettio degli uccelli e dalle folate di vento. Anche i rumori del martello o dell’ascia per il legno davano al silenzio un’anima e la preghiera nasceva spontanea: uno sguardo al cielo e un grazie di cuore a Dio e tutto procedeva.
Mercoledì, 12 Marzo 2014 16:06

La Redemptoris Custos compie 25 anni

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Il 15 agosto 1989 papa Giovanni Paolo II ha fatto dono alla Chiesa intera di un’Esortazione apostolica su san Giuseppe: la Redemptoris custos. Non si tratta semplicemente di una raccomandazione a tenere in conto il santo Carpentiere, ma di un’umile “Summa teologica” sulla figura e la missione del santo Patriarca nella vita di Cristo e della Chiesa.
L’Esortazione apostolica giuseppina si affianca in modo particolare alle encicliche Redemptor hominis e Redemptoris mater, dove l’accento è posto, insieme, sui misteri dell’Incarnazione e della Redenzione. Ricordando, infatti, che il disegno redentivo ha il suo fondamento nel mistero dell’Incarnazione, papa Giovanni Paolo II abbozza su questo fondamento i lineamenti di una nuova ermeneutica giosefologica.
Mercoledì, 09 Marzo 2011 15:15

La Pia Unione parla tedesco

90° della affiliata Confraternita di San Giuseppe al Monastero di St. Trudpert

 

Il 24 marzo 1877 il vescovo di Strasburgo, Andrea Raess, ha fondato la Confraternita di San Giuseppe con sede nel monastero Saint Marc. Egli lo fece su richiesta di Padre Engelke, padre spirituale di quel monastero, e l’ha destinata nella cappella del monastero, "prendendo esempio da quella che esiste a Beauvais, con sede nella cappella del pensionato dei Frères des Ecoles Chrétiennes, e con il desiderio che si congiungesse ad ella". L'aggregazione ebbe luogo il 24 luglio 1877. L'Arciconfraternita, con sede a Beauvais era stata fondata da Papa Pio IX nel 1861. Il documento della fondazione del vescovo Raess, come anche il documento dell'aggregazione a Beauvais, sono conservati nell'archivio del monastero.
Nel 1888 i religiosi di Beauvais, come quelli di tutte le altre Congregazioni, sono stati cacciati dal paese su ordine del governo anticlericale della Francia. è probabile, che per questo motivo e per mediazione del vescovo Adolf Fritzen, la Confraternita con sede a Saint-Marc fu aggregata il 28.12.1891 ad un'altra Arciconfraternita, cioè alla Pia Unione di San Giuseppe Sposo di Maria Vergine Immacolata (Erzbruderschaft des Heiligen Josef, Bräutigam der Unbefleckten Jungfrau Maria). Questa era stata fondata il 19 marzo 1862 dal Papa, il Beato Pio IX, ed elevata il 10 settembre dello stesso anno ad Arciconfraternita con sede nella parrocchia San Rocco a Roma. Questa modifica dell'appartenenza era probabilmente voluta dal vescovo di Strasburgo. Per quali motivi? Forse erano state anche ragioni politiche: dal 1870 l'Alsazia era diventata tedesca e all'amministrazione prussiana non era gradito un legame con la Francia.
Nel 1913, dal sacerdote romano don Guanella, è stata fondata una nuova confraternita di San Giuseppe con il titolo: "Pia Unione del Transito di San Giuseppe" con la sede a Roma, nella chiesa parrocchiale San Giuseppe al Trionfale, più tardi elevata a basilica. Nel 1914, questa confraternita è stata elevata ad Arciconfraternita dal Papa S. Pio X e doveva riunire tutte le confraternite di San Giuseppe.
Nel febbraio 1918 è subentrata una modifica: come se non esistesse già una tale confraternita, il 23 febbraio, il vescovo Fritzen ha approvato gli statuti per una "Confraternita di San Giuseppe, canonicamente eretta" il 27 febbraio 1918.
Successivamente, l'8 aprile 1918, il direttore della Pia Unione ha mandato il documento dell'aggregazione. Nell'archivio si trova la lettera di accompagnamento, ma non il documento.
La differenza con l'Arciconfraternita di San Rocco è da notare: fedele al nome, la Pia Unione del Transito di San Giuseppe mette l'accento su Giuseppe come patrono della buona morte e anche sull'impegno della preghiera per gli agonizzanti.
L'Arciconfraternita di San Giuseppe a Beauvais ha continuato ad esistere nel 1888 nella cappella, nonostante la soppressione del pensionato dei Frères des Ecoles Chrétienne, e nel 1914 si è aggregata alla Pia Unione del Transito di San Giuseppe a Roma. Dopo il ritorno dell'Alsazia alla Francia, avvenuta nel novembre 1918, con una lettera del 3 settembre 1919, fu chiesto da Roma se ormai, data la nuova situazione, Beauvais dovesse essere considerata la centrale per tutta la Francia o se fosse Saint-Marc per l'Alsazia-Lorena. Il 10 settembre 1919, la risposta dell'allora superiore Sommereisen fu: Saint-Marc resta sede centrale per l'Alsazia-Lorena e per la Germania dovrebbe essere prevista la centrale a St. Trudpert.
L'aggregazione della confraternita di Saint-Marc alla Pia Unione, avvenuta nel 1918, fu di nuovo confermata in una lettera del direttore alla Madre Superiora di Saint-Marc (aprile 1985): "Dai nostri registri risulta che la Pia Unione del Transito di San Giuseppe è stata fondata nel monastero Saint-Marc nel marzo 1918... Quando una succursale della Pia Unione è stata eretta, lo resta per sempre, salvo una revoca o cambiamento della sede, ma questo non è il caso". Non sappiamo come era formulata la domanda della madre generale.
Per ciò che riguarda la fondazione e l'aggregazione della confraternita di San Giuseppe di Saint-Marc, per anni è prevalsa l'oscurità con la conseguenza che nella corrispondenza e nelle pubblicazioni, vengono citate differenti date per mancanza di chiarezza negli archivi, sia nel monastero di Saint-Marc, come anche nel vescovado di Strasburgo.

Monastero di San Trudpert
Su richiesta di Madre Eutropia, l'Arcivescovo di Freiburg (im Breisgau), il 12 gennaio 1920 ha fondato la "Fromme Bruderschaft vom Tode des Heiligen Josef zur Hilfe der Sterbenden" e nominato come rettore il rev. Superiore Strohmeyer (documento nell'Archivio di St. Trudpert). Poco dopo dovrebbe essere stata fatta l'aggregazione alla Pia Unione a Roma, i documenti dovrebbero trovarsi nell'Archivio.
Nel passato ogni centrale della Pia Unione era presieduta da un rettore. Ogni cambiamento era confermato da parte di Roma, come si vede dalla corrispondenza prima della guerra, che si trova nell'archivio di Saint-Marc. Gli statuti a questo punto sono stati cambiati. In una lettera del direttore della Pia Unione alla Madre Generale di Saint-Marc, si legge: "Siccome la filiale della Pia Unione è stata fondata nella Casa Madre della sua Congregazione, la Madre Generale, per l'incarico del direttore della Pia Unione del Transito di San Giuseppe, può nominare di caso in caso una persona - addirittura una consorella" (Lettera di aprile 1985).

(Traduzione dal tedesco di Elvira Hofenbach)

Martedì, 05 Aprile 2011 13:24

Un cuore napoletano nel quartiere Trionfale

Ricordo del card. Casoria

di Anna Villani

Sono passati dieci anni dalla scomparsa del cardinale Giuseppe Casoria, che ha lasciato semi di bene così forti nella Basilica di san Giuseppe al Trionfale, di cui era titolare, da essere ricordato ancora con commozione. A presiedere domenica 13 febbraio scorso la celebrazione eucaristica delle ore dodici è stato il segretario di Stato vaticano il cardinale Tarcisio Bertone e, con lui, a concelebrare sull’altare: il vescovo di Acerra (diocesi dove è nato il card. Casoria), mons. Salvatore Giovanni Rinaldi e l’altro vescovo (di fresca ordinazione il 6 febbraio scorso) mons. Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione per le cause dei santi. Il card. Bertone, che ha riferito di «avere accolto con grande gioia l’invito a presiedere la celebrazione in occasione della commemorazione», ha ringraziato «di cuore il parroco e le suore missionarie di sant’Antonio Maria Claret, che hanno desiderato la mia presenza in mezzo a voi».

Tradizioni in Sicilia legate a San Giuseppe

di Sergio Todeschini

 

Dall'indagine storico-liturgica, riguardante “Il culto di S. Giuseppe in Sicilia dalle origini al secolo XV”, condotta da Paolo Collura e riportata nel volume: «San Giuseppe nei primi secoli della Chiesa», si ricavano interessanti informazioni. La prima ci informa che nei reperti archeologici siciliani legati alla cultura cristiana non appare la figura di S. Giuseppe. Anche la tradizione pittorica bizantina presente nei santuari rupestri non ci trasmette l’immagine del padre putativo di Gesù. In campo letterario si sa che una poesia dedicata a S. Giuseppe scritta da un siciliano illustre di nome Giuseppe Innografo, un poeta vissuto nell’800, produttore di molte composizioni, venne inserita nell’orazione bizantina. Ma non è certo che la devozione verso questo santo si sia praticata nei monasteri greci di Sicilia e di Calabria; e da questi luoghi la diffusione della sua venerazione. Perciò anche uno specifico cerimoniale religioso legato al culto di S. Giuseppe presente nel sud Italia nei primi secoli del cristianesimo non trova attendibilità. Certo è invece il periodo iniziale della devozione verso la figura di questo santo, che si colloca subito dopo la dominazione musulmana dell’isola.

Mercoledì, 10 Giugno 2015 14:38

Don Guanella racconta il suo don Bosco

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Bicentenario della nascita di don Giovanni Bosco

di Sergio Todeschini

 

Nel novembre 1891, don Guanella inviò al salesiano don Lemoyne, attento biografo di don Bosco, alcuni suoi fogli titolati: «Pensieri attorno a Don Bosco», dove il sacerdote comasco descrive la figura del fondatore dei salesiani, come lui la ricordava e come l’aveva spiritualmente e moralmente assimilata. Una vicinanza sperimentata nel triennio 1875-78, trascorso a Torino come salesiano. «Pochi pensieri e aneddoti - scriverà don Luigi nella sua introduzione -, sui quali posso serenamente e assolutamente attestare».

La chiesa del Sacro Cuore alla stazione Termini

di Sergio Todeschini

La splendida chiesa romana dedicata a san Giuseppe, fatta costruire dal nostro don Luigi Guanella e inaugurata nel 1912, è successiva a quella che Pio IX iniziò a far erigere accanto all’odierna stazione Termini per onorare  san Giuseppe, che nel 1870 aveva proclamato “Patrono della Chiesa Universale”. Col tempo, il Papa pensò, una volta terminati i lavori, di dedicare la erigenda basilica al Sacro Cuore; perchè in quegli anni la devozione verso l’amore misericordioso di Gesù si era andata assai diffondendo. I lavori con­tinu­arono lentamente e a lunghi intervalli, perché i costi troppo elevati non permettevano il loro avanzamento. Nel 1878, morto Pio IX, Papa Leone XIII, che gli successe a capo della Chiesa Cattolica, volle che il tempio venisse velocemente ultimato. Conoscendo la fama di don Bosco e la sua capacità di ottenere con facilità le offerte, gli  domandò se si sentiva in grado di portare avanti il gravoso incarico e portare a compimento l’edificio. 
Venendo dalle Mura Vaticane, percorrendo Via Leone IV, si arriva a Largo Trionfale da dove inizia la via omonima; quasi in parallelo a Via Trionfale si apre Via della Giuliana, una grande arteria che porta al Piazzale Clodio, noto in tutta la nazione italiana, a motivo della sede del Tribunale, purtroppo, frequentemente nominato nei telegiornali.
Circa a metà percorso di Via della Giuliana, il 19 marzo 1945, è stata benedetta un’imponente statua, raffigurante san Giuseppe con Gesù adolescente. Da settant’anni brilla questo grandioso segno di ringraziamento di protezione a san Giuseppe.
Mercoledì, 17 Dicembre 2014 13:56

Ex voto: segni di gratitudine e riconoscenza

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Sarà capitato a tanti dei nostri associati di visitare santuari e vedere appesi alle pareti dei quadretti, in cui si testimonia visibilmente la gratitudine per una grazia ricevuta. Nella semplicità di una raffigurazione elementare della grazia, i fedeli hanno espresso la loro riconoscenza alla Vergine Maria, nei santuari a lei dedicati, o nei santuari dedicati  al Papà terreno di Gesù, o altri santi, grandi intercessori, che attraverso Gesù hanno ottenuto una grazia dalla misericordia del Padre come supplemento di vita e di speranza. 
L’espressione «Ex voto», in latino significa «a seguito di un voto» . È usata per indicare un oggetto dato in dono a una divinità.
Mercoledì, 30 Luglio 2014 11:55

padri putativi di tanti giovani

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Don Bosco e San Giuseppe

di Sergio Todeschini

Sono rose bianche e rose rosse quelle che dalle mani di San Giuseppe cadono sull’oratorio di don Bosco, impiantato dal santo dei giovani a Valdocco, nell’allora periferia torinese. Sono rose rosse ,metafora del sacrificio, e rose bianche, simbolo delle grazie. Quelle grazie che don Bosco chiedeva incessantemente anche al santo padre putativo di Gesù. Non era forse anche lui, umile sacerdote di Valdocco, un padre putativo di tanti ragazzi che trovavano nel suo oratorio una casa, una famiglia e una speranza? Si capisce allora come don Bosco, costruita la chiesa grande dedicata a Maria Ausiliatrice, cuore del suo complesso oratoriano, com­missionò un grande quadro dedicato a San Giuseppe da collocare sopra l’altare a lui dedicato. Il quadro è ancora al suo posto. E' un dipinto importante perché documenta visibilmente  la fede particolarissima che don Bosco nutriva verso San Giuseppe.
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