In Germania è sempre più frequente assistere e partecipare a funerali della Chiesa cattolica senza alcun sacerdote o diacono al seguito del feretro. Il fenomeno della diminuzione dei preti e dei religiosi rende il numero delle parrocchie prive di pastori in costante crescita. Ma i vescovi possono istruire in situazioni particolari donne e uomini per assumere la responsabilità del servizio funebre, dopo una preparazione teologica, liturgica e pastorale adeguata. Si tratta sempre di persone conosciute all’interno delle comunità locali, che abbiano svolto attività pastorale e di volontariato attivo. L’esperienza è molto differenziata tra le varie diocesi tedesche, sia per il numero dei sacerdoti in servizio, sia per la presenza sempre maggiore di laici formati che si occupano della vita delle comunità. Il fenomeno, che non è una eccezione liturgica, rientra nell’ambito della pastorale dei laici, confermata sia dalla Congregazione per il clero, sia dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
Il vescovo Eugenio Corecco, vescovo di Lugano, 25 anni fa ha commemorato l’ordinazione episcopale del venerabile Aurelio Bacciarini nella parrocchia di Lavertezzo dove Aurelio era nato ed è stato battezzato il 9 novembre 1873 il giorno dopo al sua nascita. Durante la Messa mons. Corecco ha sviluppato la sua commemorazione insistendo sull’importanza del sacramento del Battesimo, porta di ingresso nella vita stessa di Dio e vincolo di perenne comunione.
La Parola di Dio sempre ci interpella: è Parola per noi, per la nostra salvezza. Oggi Gesù, Invitato d’onore nel nostro cuore, ha una cosa da dirci (Lc 7,40), ed è una cosa molto importante, l’unica necessaria, come dirà egli stesso durante un altro incontro conviviale nella casa degli amici di Betania (cf. Lc 10,41). E questa cosa molto importante ce la dice con una parabola, che gli è stata suggerita dal contesto in cui si trovava.
L’’incapacità di parlare della morte, della propria morte e di metterla in conto come parte della propria vita è indubbiamente un segno di impoverimento culturale, una autentica crisi di civiltà. La nostra è una società, l’unica al mondo!, incapace di parlare della morte, incapace di prepararsi ad essa.
Alla vigilia della Giornata mondiale della Gioventù che si svolgerà in Polonia, a Cracovia, dal 26 al 31 luglio prossimi, nel ventesimo anniversario della morte del servo di Dio Eduardo Francisco Pironio, desideriamo pubblicare il suo testamento spirituale. Una scelta non casuale, perché il cardinal Eduardo Francisco Pironio - argentino, ma figlio di emigrati friulani - fu proprio l’iniziatore e l’organizzatore delle prime undici edizioni della Giornata mondiale della Gioventù.
«Con il suo lavoro e con il suo ingegno l’uomo ha cercato sempre di sviluppare la propria vita, ma… molti beni, che un tempo l’uomo si aspettava dalle forze superiori, oggi se li procura con la sua iniziativa e con le sue forze» (n. 33). Affrontando il tema dell’attività umana, la costituzione conciliare Gaudium et Spes sottolinea la presenza di una contrapposizione nel modo di concepire e vivere il lavoro che, nell’età contemporanea, si è venuta accentuando e radicalizzando; una contrapposizione che richiama da vicino la dolorosa realtà del peccato originale.