Anche Papa Benedetto attribuisce una importanza decisiva alla famiglia. “Quella medesima sollecitudine per l’uomo che ci spinge ad essere vicini ai poveri, agli ammalati, ci rende attenti a quel fondamentale bene umano che è la famiglia fondata sul matrimonio. Oggi il matrimonio e la famiglia hanno bisogno di essere meglio compresi nel loro intrinseco valore e nelle loro autentiche motivazioni, e a tal fine è grande e deve crescere ulteriormente l’impegno pastorale della Chiesa. Ma è ugualmente necessaria una politica della famiglia e per la famiglia” (Discorso agli amministratori della Regione Lazio e del Comune e della Provincia di Roma, 11.1.2007).
Non tutto va liscio, però, a cominciare dal concetto di famiglia. Per i cattolici la famiglia nasce dal matrimonio fra un uomo e una donna ed è aperta alla vita; questa è la struttura antropologica fondamentale dell’essere umano, anche nei tempi – come questo – in cui a crollare sono proprio i muri “di sotto”, i fondamenti. Si comprende come la famiglia è essenziale alla società, perché ne è la base, ed è anche la medicina per guarire dalla frammentazione che la sta disgregando. è un circolo perverso: colpire la famiglia è ferire la società.
Una crisi sotto gli occhi di tutti
Nella cultura dominante si è affermato un processo di privatizzazione della famiglia, considerata soprattutto come luogo di gratificazione affettiva, sentimentale e sessuale degli adulti. Viene pubblicizzato come ideale di vita il benessere individuale, gettando discredito sui legami stabili del matrimonio e della genitorialità, promuovendo l’esercizio puramente ludico della sessualità.
Non si tiene conto dell’importanza del rapporto stabile di coppia e del bene prioritario che sono i bambini.
Si percepisce la famiglia non come una piccola comunità, soggetto di diritti e di doveri, ma come una somma di individui che abitano temporaneamente sotto lo stesso tetto per convergenza di interessi; non come una risorsa per la società da valorizzare, ma come un insieme di bisogni e desideri individuali a cui provvedere secondo le possibilità. è in questo contesto che assume proporzioni sempre più preoccupanti la triplice crisi del matrimonio, della natalità e dell’educazione.
Alla crisi del matrimonio, della natalità e dell’educazione corrisponde la crisi della società europea, che appare piuttosto stanca e decadente. L’opinione pubblica è sensibile soprattutto al mercato e ai diritti individuali. Mancano ideali, speranze, progetti condivisi. Mancano la gioia di vivere e la fiducia verso il futuro. Con il progressivo invecchiamento della popolazione si prospettano anche gravi problemi economici: diminuiranno le forze produttive e aumenteranno le spese per le pensioni, la sanità e l’assistenza, dato che nel 2050 per ogni 100 lavoratori ci saranno 75 pensionati e ogni lavoratore dovrà provvedere a circa ⅔ del sostentamento di un pensionato.
Le famiglie fondate sul matrimonio offrono alla società beni essenziali attraverso la generazione dei nuovi cittadini e l’incremento delle virtù sociali. Perciò hanno diritto a un adeguato riconoscimento culturale, giuridico, economico.
Trenta anni fa Giovanni Paolo II lanciava questo appello: “Le famiglie devono essere le prime a far sì che le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non danneggino, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri delle famiglie. In questo senso devono crescere nella consapevolezza di essere protagoniste della cosiddetta politica familiare e assumersi la responsabilità di trasformare la società; altrimenti le famiglie saranno le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 44).
A cosa servono le settimane sociali dei cattolici italiani? Risponde Mons. Miglio, presidente del Comitato preparatore: “Le settimane sociali sono chiamate a offrire alla cultura, agli studiosi e agli operatori sociali, occasioni di confronto e di approfondimento per capire meglio cosa sta avvenendo e quali saranno gli esiti delle scelte fatte – o non fatte – finora, ma soprattutto per individuare le scelte necessarie per la crescita di un Paese e della società in generale”.