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Venerdì, 27 Maggio 2011 14:21

Suor Chiara

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di Suor Franca Vendramin

Suor Chiara si presenta come una santa di ieri, ma per una santità di oggi. è la sconcertante validità che sigilla la causa di beatificazione. La rileggiamo.
“Questa umile figlia della Chiesa, dedicandosi al compimento delle consuete azioni della vita quotidiana, ha raggiunto virtù altissime. La stessa può indicare a tutti i fedeli che come lei peregrinano, attraverso le difficoltà e le lotte della vita, quale sia la via da intraprendere per poter più facilmente e più sicuramente giungere alla mèta. Ancor più siamo presi da grande ammirazione e ci sentiamo confortati, perché a tutti è dato di vedere una grande perfezione ed abbondanza di meriti, attraverso il compimento delle semplici azioni di ogni giorno, fatte per amore di Dio. E’ ciò che decretiamo e vogliamo sia valido ora e per il tempo futuro.”
E ancora, il beato Giovanni Paolo II dichiarava nel­l’omelia: “L’attualità del messaggio di questa Beata sta nel fatto che ha compiuto con amore le semplici azioni di ogni giorno, stando in continua sintonia con Dio e santificando così il quotidiano. Nella sua vita non ci sono stati fenomeni o gesti straordinari; straordinario, invece è stato il suo modo di porsi in relazione con Dio, lasciando spazio a Lui in tutto il suo essere. La beata dice che la santità è possibile, è accessibile a tutti, purchè si resti fedeli a Dio e fedeli all’uomo” (Roma, 21-04-1991).
Queste espressioni risuonate 20 anni fa nel giorno radioso della beatificazione di suor Chiara ci raggiungono, dunque, ancora oggi, con forza propositiva e suscitano interrogativi esistenziali: qual è il segreto di suor Chiara?
Suor Chiara e don Luigi Guanella… il padre spirituale e la figlia: come hanno vissuto questo rapporto profondo?
E noi, oggi, di fronte a suor Chiara?
Tentiamo una risposta al primo interrogativo.

Il segreto
di suor Chiara
L’esistenza terrena di suor Chiara è compresa in una brevissima parabola di tempo, nemmeno 29 anni;  nella Casa Divina Prov­videnza di Como, dove è inviata per dare inizio a quelle fondazioni di carità che don Guanella da tanti anni aveva sognato e a cui si era dedicato con tutte le forze, ella vivrà “da sana” solo sei mesi. I numeri sconcertano: 29 anni – 6 mesi … Eppure don Guanella è convinto fermamente che la vita di Chiara è “preziosa” e costituisce la “pietra fondamentale” di tutta la sua opera. Sicuramente si percepisce che occorre cercare altrove le radici di questa esistenza così esemplare e in un certo senso paradigmatica per la famiglia guanelliana.“Il principio si dice fondamento delle cose.
Fondamento delle Case della Provvidenza si dice da noi la lettera F, ripetuta 4 volte per dire fame, freddo, fumo, fastidi; questa lettera ripetuta così 4 volte coll’animo disposto a praticarla secondo la fede e ragione, costituisce la base di una pietra piramidale rovesciata che segna la lettera V  = vittima … Pietra fondamentale della Casa Divina Provvidenza in Como fu vittima preziosa la vita di suor Chiara Bosatta.”
Da questi semplici approcci possiamo dedurre che la vita di suor Chiara, breve, è anche una storia di normalità, se la storia che conta è quella di questa terra, delle cose grandi di questo tempo che poi scorre macinando tutto: non ha lasciato traccia nelle scienze, nella politica, nella cultura, nell’arte.
Quando Dio si sarà messo a fare i conti sulla vita di Chiara, avrà trovato ben poco da computarle a merito: un elenco breve di opere di consistenza limitata, messe insieme in quei pochi anni e nel suo piccolo mondo; poche righe o pagine del gran libro in cui si raccoglie tutto e sul quale il mondo sarà giudicato.
Ma sarà ben diverso se Dio prenderà in esame la temperatura dell’amore raggiunta da Chiara col crescere degli anni. Il successo o meglio il segreto di Chiara è altrove … è la santità. è questo l’orizzonte in cui si delinea la sua figura e il suo messaggio ed è anche il motivo per cui il Fondatore la guardò sempre con delicata, discreta, ma anche viva ammirazione. Lo ascoltiamo.
“Don Luigi Guanella un giorno tenendo una conferenza alla comunità uscì in questa dichiarazione: ‘tra di voi ve n’è una giunta all’ottavo grado di perfezione’. E tutte le presenti ebbero a dire fra loro: ‘questa è suor Chiara’. […] Una volta don Luigi Guanella venendo via dall’aver visitata suor Chiara, parlandone con me si espresse al riguardo di lei con queste precise parole: Suor Chiara è la vera bocca di Gesù Cristo”.  (suor Marcellina Bosatta)
E ancora:  
“Tanto buona quell’anima cara che in tutto e sempre vedeva Dio! Suor Chiara fu sempre angelo di innocenza perché fu sempre martire di penitenza. Ma più particolarmente, chi potè tener dietro ai suoi passi vedeva in lei una mente tersa come specchio, nel quale ella guardava a Dio e Dio si faceva conoscere da lei […] Suor Chiara diceva: - Noi siamo nulla ma intanto Dio potrebbe valersi anche di noi -.
Nel suo cuore aveva il nulla e aveva il molto … il finito e l’infinito … tutto il grande e tutto il minimo. Anima ben nata, come tutta si riempiva di ammirabile dilezione e amore! Era una macchina incamminata né si poteva rallentare: l’abitudine del pregare e del faticare le era entrata come in seconda natura. Non la si poteva trattenere per non farle perdere occasione di merito […] Posso dichiarare che in lei erano come due forze: quella onnipotente di Dio, che la attraeva per vie singolari e mirabili a sé, quella di lei che con ogni generosità di mente, di cuore e di corpo si premurava di corrispondervi. In questi suoi sforzi per avere la perfezione, so che ella non diceva mai basta, e non si trovava mai contenta abbastanza. Anzi tutto il contrario!”. (don Guanella)

E noi, oggi,
di fronte a suor Chiara?

Rimane aperto un ultimo interrogativo: e noi, oggi, di fronte a suor Chiara? Ci sembra illuminante la conclusione a cui giunsero i membri del Congresso Speciale della Congre­gazione per le Cause dei Santi: “L’eventuale glorificazione di Chiara Bosatta potrà offrire al popolo cristiano il modello di un’anima credente che, perduta in Dio e nel suo amore, vive nell’umiltà più profonda e si associa al Cristo in un’ardente sete di sacrificio e di immolazione, non avendo più altro nella mente e nel cuore se non la volontà di Dio e la più totale disponibilità per i bisogni materiali degli umili, dei sofferenti, dei derelitti e dei peccatori”.
In un mondo come l’attuale e come quello di sempre, il richiamo di suor Chiara ripropone, dunque, la necessità di saper amare incondizionatamente.
Ci potremmo allora domandare: come è possibile trasformare le cose e il mondo, lavorando sul piccolo e trascurato quotidiano? Tutto questo in suor Chiara ha un fondamento solido e preciso. è la sua lezione più vera e la lezione di suor Chiara è l’amore: il suo amore grande era Dio. Anche noi quindi, dobbiamo scoprire che il sostegno di questa vita nel difficile quotidiano sta nell’amore.
L’amore vero per Dio sospingeva suor Chiara verso la bontà, la santità, riconoscendosi al di sotto di tutti, in debito verso tutti di amore concreto: dolcezza, soavità, compatimento. Qui nasceva il suo amore puro: saper dare tutto senza corrispettivi, senza ricevere né desiderare alcun compenso. Se ai nostri giorni nella coppia tutt’e due le parti fossero impegnate a dare pienamente: quanto sarebbe il dare e quanto il ricevere di ognuna!
Ma l’amore che viene da Dio è eterno, sempre giovane e sempre nuovo come l’infinito. La novità dell’amore di Chiara si fonda, infatti, sulla giovinezza del cuore, non logoro, non sciupato; disponibile a far posto a chi viene a bussare alla porta, specialmente se povero e bisognoso, ad accoglierlo con meraviglia, gratitudine e gratuità, a scoprire e valorizzare ciò che c’è o avviene in chi ha bussato.
A tale proposito, splendida e avvincente, è una pagina della biografia ufficiale “La storia di Chiara” in cui il confratello don Piero Pellegrini afferma: “La Beata Chiara aveva imparato da don Guanella a rinnovare ogni giorno l’amore in Dio che è Padre, ogni giorno genera vita e ogni giorno rinnova il suo dono quotidiano, amore divino che nulla può perdere e che dà tutto, fino al Figlio Suo. Ed è al modello del Figlio incarnato e crocifisso che Chiara si ispira: un amore che accoglie col perdono e con la soavità, la dolcezza, il compatimento, che si sacrifica nel dono di sé per la salvezza dell’altro, la liberazione dalla malattia, dal bisogno, dal male, per rinnovarsi ogni giorno del mistero e del dono della redenzione. Ma qui si entra nello straordinario dei santi, quando Chiara si fa vittima, e si sente vittima, col dolore e le lacrime nascoste nel cuore e il sorriso sul volto. Le piccole cose l’hanno fatta grande fino al sacrificio. Quanto c’è bisogno, oggi, di persone che vivano serenamente con impegno la propria vita, pronte al sacrificio? Suor Chiara insegni.”
Sono trascorsi ormai 20 anni dal giorno della beatificazione eppure l’insegnamento di suor Chiara ci appare attraente, attuale, vivo e denso di significato.
La celebrazione dell’anniversario di beatificazione non dovrebbe essere solo un ricordo storico né semplicemente un motivo di festa esteriore, bensì suscitare una forte nostalgia di santità. Solo a questa condizione, l’interrogativo che le orfanelle rivolsero a suor Chiara stessa troverà una risposta credibile: Non ritornerà più dunque suor Chiara tra noi?
Suor Chiara “ritornerà”, infatti, nella misura in cui ciascuno di noi si innamora dell’ascesa verso la santità e si impegna, senza sosta, nella donazione della propria esistenza. I poveri della terra si sentiranno accolti, amati e il Crocifisso Risorto illuminerà il mistero pasquale che avvolge ogni vita donata, fino in fondo, nell’eroismo dell’amore.
Sia così anche per la nostra vita.

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