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Giovedì, 12 Luglio 2012 11:38

L'educazione è un compito da seguire con passione

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di Graziella Fons

Un opera educativa con tre “s”

Negli anni a cavallo dall’800 al ‘900 Roma conobbe un notevole incremento dell’edilizia
con la conseguente richiesta di manodopera. Gli immigrati si dovevano accontentare
di vivere in baracche poco distanti dai posti di lavoro.

La zona del Trionfale ai tempi del Guanella non era lo specchio del suo nome.  Dai secoli dell’Impero romano i legionari avevano cessato di scendere trionfanti e carichi di gloria dai Paesi dell’Europa settentrionale. Porta Trionfale era una baraccopoli, catapecchie dove si erano raccolti gli immigrati affluiti dalle province del Lazio e di altre Regioni in cerca di lavoro.
Per Roma capitale d’Italia i governanti desideravano ristrutturarla con un volto sì nobile, ma con un marchio laicale. I dicasteri dello Stato pontificio, sequestrati dai nuovi governanti, non erano sufficienti per una nazione che aveva ampliato il suo territorio e moltiplicato i servizi alla popolazione.
Negli anni a cavallo dall’800 al ‘900 Roma conobbe un notevole incremento dell’edilizia con la conseguente richiesta di manodopera. Gli immigrati si dovevano accontentare di vivere in baracche poco distanti dai posti di lavoro.

La cosiddetta «Valle d’Inferno», adiacente alla zona Trionfale, era chiamata «inferno» a causa delle molte fornaci, fabbriche di mattoni.
Il primo approdo di don Guanella a Roma fu nella zona di Monte Mario, sovrastante il Trionfale. Lo zelo pastorale di don Guanella non rimase indifferente ai disagi di questa popolazione e iniziò a visitare le famiglie e a provvedere ai bisogni primari. E come a Savogno anche nella capitale mette in pratica il suo impegno educativo per dare alle nuove generazioni strumenti validi per non essere cittadini di serie B. La conoscenza è una strada percorsa da Dio per far giungere alla santità di vita.  Don Guanella scriveva che la nostra opera educativa gioca con la regola delle tre «esse» e la lettera «S» «è l’iniziale della parola “santità”, e della parola "scienza" e della parola "sanità"». E continuava: «La santità vale a perfezionare l’essere cristiano dell’uomo religioso. La scienza vale a perfezionare le facoltà intellettuali dell’uomo. La sanità perfeziona lo sviluppo del corpo fisico». Qualche tempo dopo don Lorenzo Milani, un antesignano della moderna educazione, sosteneva che: «Da bestie si può diventare uomini e da uomini santi, ma non da bestie a santi».  L’educazione scolastica è una via al traguardo finale della vita cristiana: la santità come pienezza di gioia del vivere.
A testimonianza di questa pagina primaverile dello zelo sacerdotale c’è una pagina segnata con un sigillo di garanzia scritta da un testimone oculare, il redentorista padre Benedetti, che gli fu amico e di grande aiuto per la stesura delle Costituzioni, il quale descrive le condizioni in cui vivevano le suore di don Guanella e la stima che egli godeva.
«Era passato qualche mese da che aveva comprato il terreno, quando venne a pregarmi di andare a vederlo. Vi andai. Allora non v’erano che rare capanne, presso le quali sedevano le donne a rattoppare robe delle loro povere famiglie. Queste donne, a vederlo, lo salutavano con venerazione. Una commossa esclamò: “Benedetta quella mamma che ti ha generato”. è una frase comune alle donne.
Stupii. Entrammo nel recinto, che con muro era diviso in due parti; in una, stava una casupola vecchia, che era, come credo, una stalla con fienile al di sopra; nell’altra, una casupola nuova, fabbricata a mattoni.
Entrammo nella stalla: era ben spazzata. Vi sedevano intorno, in panche rozze ma pulite, una ventina di fanciulli, vestiti con vesti modeste ma monde, sorvegliati da una suora; e giulivi e sorridenti col volto ben lavato.
Passammo dall’altra parte, dove una trentina di fanciulle, a sollievo del lavoro, si rincorrevano l’una l’altra guardate da una suora, che dirigeva le loro corse.
Entrammo nel pianterreno della casupola nuova e vidi bollire in una grande caldaia riso con legumi.
Uscimmo, e mentre Don Guanella mi spiegava ciò che aveva fatto e ciò che intendeva fare, ecco i bambini che, finita la scuola, vengono correndo e s’attaccano alla veste di una suora, che distribuisce a ciascuno una porzione di minestra.
Così mi potei spiegare perché quella donna aveva esclamato: “benedetta quella mamma che ti ha generato”».    
Accanto al pane da spezzare con i poveri, don Guanella era discepolo e ministro della carità stessa di Gesù e coltivava l’istruzione, l’educazione morale, civile e religiosa dei ragazzi con il desiderio di far fiorire virtù evangeliche.
Dopo la tragedia delle due guerre mondiali, l’esperienza di dittature e sterili rivoluzioni, nel 1962 la Chiesa ha convocato un Concilio ecumenico, il quale ha riproposto con magistero solenne «L’estrema importanza dell’educazione nella vita dell’uomo e la sua incidenza sempre più grande nel progresso sociale contemporaneo». Senza istruzione le persone vivono in una società simile a una giungla sotto il dominio del più forte.
Alle sue suore presenti al Trionfale, don Guanella diceva che la divina Provvidenza le aveva chiamate a vivere come pietre vive della nuova società, a essere un rifugio per le anime bisognose e un asilo per gli abbandonati.
Il Signore stesso vi dice: «Ricevete questi orfani e bisognosi, sono io stesso che ve li invio […] nutriteli nel corpo e nello spirito […] Faticate con energia, allo scopo di venire in soccorso alle opere di misericordia che la Provvidenza offre alle vostre mani».
Pietre vive della nuova comunità, accanto alle suore e ai preti, erano i ragazzi che, coltivati con tanto affetto, si aprivano ai valori della lealtà, della condivisione e dell’aiuto vicendevole.

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