di Mario Carrera
La scuola prima opera della comunità del San Giuseppe
La scuola, come privilegiata palestra di vita, don Guanella l’aveva nel sangue
sin dagli anni giovanili. Da prete è stato uno dei suoi impegni quotidiani, per questo ha conseguito la licenza statale di maestro elementare. "Il cuore di una persona è come una terra da orto e da giardino che, coltivata, produce fiori e frutti di benedizione"
Don Guanella ha passato i suoi anni d’intensa attività scrutando il cielo stellato con la pedagogia di Dio per la salvezza del suo popolo, ma per ogni creatura umana che entra nella storia. La parola educare significa: «far uscire» dal guscio del nostro patrimonio ricevuto in dotazione dalla bontà di Dio. Imparare è sempre cancellare un’ignoranza, sconfiggere un’incertezza; imparare è frequentare l’apprendistato della vita per riuscire a far meglio ed essere migliori. La scuola, come privilegiata palestra di vita, don Guanella l’aveva nel sangue sin dagli anni giovanili.
Da prete è stato uno dei suoi impegni quotidiani, per questo ha conseguito la licenza statale di maestro elementare.
Per nove anni a Savogno ha fatto scuola sia al mattino per i ragazzi come agli adulti nelle lunghe serate invernali.
Da don Bosco ha rinverdito la convinzione che l’educazione è «un affare di cuore» che ha bisogno di un grande impegno e così poteva scrivere nella sua autobiografia «Le vie della Provvidenza» che: «Il cuore di una persona è come una terra da orto e da giardino che, coltivata, produce fiori e frutti di benedizione. Il lavoro d’istruzione, di educazione è impegno per tutti i giorni di vita dei sacerdoti, chiamati in quest’orto delle anime».
A San Giuseppe al Trionfale, prima della sua azione pastorale con la costruzione della chiesa, ha impegnato le sue suore a convogliare i bambini alla scuola materna pellegrinando tra le disseminate baracche a Porta Trionfale.
Alla scuola del loro umile maestro le suore erano consapevoli che con l’attenzione ai bambini si scommetteva sul futuro di questa baraccopoli. Con la scuola le suore lanciavano un ponte di relazione con le famiglie. «L’uomo - scriveva don Guanella – è socievole e ha bisogno di versare i propri sentimenti nel cuore dei buoni fratelli e sorelle e sentirne la voce, l’affetto, i progetti per averne un consiglio e un appoggio nei vari casi della vita».
Nella storia di una persona nulla è statico, siamo sempre educabili, sentimenti e voglia di agire nascono dall’impazienza di un futuro più vivibile. Tutta la vita è un imparare a crescere e un far crescere gli affetti caldi che danno la gioia di vivere.
Le suore, attingendo anche dalla viva voce della grande pedagogista Maria Montessori, hanno tessuto i primi fili della nuova comunità, obbedendo anche all’insegnamento di don Guanella che voleva le comunità come «un grembo di famiglia ricca di affetto e aperta; non solo aperta, ma spalancata ai quattro punti cardinali». Il mondo in casa e i suoi abitanti cittadini del mondo.