Come sempre, comunque, è un appuntamento carico di affetto, di stima e di ascolto nell’armonia di suoni che solo delle anime innamorate e ricche di fede sanno esperimentare. Giuseppe ha terminato la sua missione prima della vita pubblica di Gesù. A Nazareth Giuseppe custodiva e aiutava a far crescere le qualità umane, dalle nozze di Cana in poi è il messia che inizia ad agire e san Giuseppe sente terminato il suo compito e, come il vecchio Simeone al tempio può dire al Padre eterno: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza».
Questa sera, in questa nostra conversazione, vogliamo parlare a «cuore a cuore» con San Giuseppe, raccontare le grandi emozione provate in queste settimane.
Vorrei tentare di creare un clima di ascolto e far uscire allo scoperto le qualità belle che ognuno porta stampate nella sua anima.
San Giuseppe ci è maestro non tanto per le parole che non ha pronunciato, ma per l’ascolto che sa dare alle nostre parole e alle nostre richieste.
Il suo silenzio non è mutismo, ma è un silenzio illuminato da irradiazioni con tante sfaccettature che riflettono colori luminosi, quasi indicazioni di strade da percorrere per camminare nel giusto sentiero della santità, pienezza di beatitudine evangelica.
Allora, all’inizio di questo appuntamento, un rinnovato e cordiale saluto a tutti: alle ascoltatrice e agli ascoltatori, a chi ci ascolta in casa o per strada, a chi sta tornando dal lavoro, e a chi sta preparando la cena, ma, in particolare modo, a chi è afflitto dalle molte contrarietà, avversità che partono dalla cattiva salute, dai disagi interiori della depressione, dall’insofferenza nei confronti della vita stessa.
Un saluto particolare a chi è arrabbiato con l’esistenza, a chi ancora non ha trovato un motivo forte e valido per vivere. Un ideale abbraccio a chi si sente inutile, solo, a chi è senza amici.
Una carezza sul volto dei ragazzi che oggi hanno ripreso la scuola dopo le vacanze pasquali.
Invochiamo san Giuseppe, lui ha vissuto la sua esistenza accanto a Gesù come «ombra del Padre», il Padre eterno che dall’eternità lo aveva scelto per essere il suo sostituto umano nella crescita di Gesù in una storia dell’umanità che si fa storia di salvezza.
Prendiamo dalle grandi riserve di spiritualità lasciate dal patrimonio dei santi quelli famosi e quelle persone semplici e generose che forse abbiamo conosciuto nella nostra vita, come sono stati tanti nostri parenti virtuosi e onesti, e facciamo riecheggiare nel nostro spirito una preghiera per le nostre famiglie, affinché siano il riflesso della famiglia di Nazareth.