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Mercoledì, 19 Dicembre 2012 14:44

Il desiderio di tenere la mano di ogni morente

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di Mario Carrera

La nostra società ha emarginato le realtà importanti della vita.
In questo cassetto è finito il senso di responsabilità, il valore dell’onestà, il culto della pace
così sono state segregate le verità forti che riguardano «il» fine e «la» fine della vita

 

Dal momento in cui Adamo ed Eva hanno trovato morto ai loro piedi il figlio Abele, una domanda  sta percorrendo la storia dell’umanità: il mistero della morte. L’istinto insopprimibile alla vita viene soffocato dalla morte. Dice un proverbio arabo: «Non c’è nulla di più scontato dell’aria. Ma guai a non respirarla!». è talmente naturale respirare senza pensare così come avviene anche per la morte… degli altri. La nostra società ha emarginato le realtà importanti della vita. In questo cassetto è finito il senso di responsabilità, il valore dell’onestà, il culto della pace così sono state segregate le verità forti che riguardano «il» fine e «la» fine della vita.

Nei secoli passati, il pensiero della morte ha accompagnato tutte le religioni e tutte le culture alternando raffigurazioni drammatiche e tenebrose a rappresentazioni angeliche e celestiali.
Il salario della morte ha il sapore amaro della povertà estrema e della solitudine. Solo la solidarietà delle persone amorevoli può alleggerire e rendere meno disagevole il transito.
Don Luigi Guanella nella sua vita di sacerdote ha raccolto il tremito della carne al traguardo della vita terrena; ha colmato la solitudine con la preghiera e la vicinanza; ha invocato San Giuseppe perché ricambiasse ai fratelli e alla sorelle il dono di essere morto accanto a Gesù e alla sua amabile sposa Maria. San Luigi ha voluto riempire la paura con il coraggio della fede, l’angoscia con la compagnia, il rimpianto con l’affidamento alla misericordia di Dio. Inoltre ha desiderato che i suoi sentimenti si perpetuassero nel popolo di Dio con la fondazione della Pia Unione del Transito di San Giuseppe, affinché nessuno fosse abbandonato e solo nel momento finale della vita.
Ha sognato che accanto ad un capannone, ironicamente chiamato dai romani: «basilichetta», sorgesse una chiesa in muratura dedicata al momento finale della vita terra di San Giuseppe, il Transito.
La nuova chiesa era un omaggio al Santo Padre, Pio X, per il suo venticinquesimo di episcopato, ma soprattutto portava il sigillo della carità verso migliaia di fratelli e sorelle che giornalmente attraversano il guado della vita verso l’immortalità.
Il Papa San Pio X ha voluto che il suo nome fosse il primo della lista degli iscritti alla Pia Unione. A seguito di quel nome illustre anche il suo successore alla Cattedra di Pietro, Benedetto XV, ha voluto partecipare al coro di preghiere per i morenti, accanto a loro il nome di cardinali, vescovi, sacerdoti, fedeli e santi. Non dimentichiamo San Massimiliano Kolbe, non solo iscritto, ma anche zelatore per i sacerdoti della Pia Unione della messa perenne per i morenti. A padre Kolbe si aggiungono: San Luigi Orione, il beato Giacomo Alberione, il beato Giovanni Calabria e migliaia e migliaia di sacerdoti da ogni parte della terra solidali compagni di viaggio sulla soglia della vita eterna.

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