«Marco, interprete di Pietro, scrisse con esattezza le cose che ricordava, ma non secondo l’ordine di ciò che il Signore aveva detto e fatto. Egli infatti non aveva udito il Signore né lo aveva seguito, ma più tardi, come ho detto, aveva accompagnato Pietro. Egli dava gli insegnamenti secondo i bisogni, ma non come se facesse una raccolta sistematica dei discorsi del Signore. Cosicché Marco non sbagliò in nulla, avendo scritto alcune cose così come le ricordava. Di una sola cosa, infatti, egli si dava pensiero nei suoi scritti: non tralasciare niente di ciò che aveva udito e non dire niente di falso».
Al terzo miglio della via Labicana (l’odierna via Casilina) si estendeva una località denominata Ad duas lauros (Ai due allori) e vi si trovava un possedimento imperiale, nel quale già in età tardo-repubblicana si era sviluppata una vasta necropoli. A partire dal II secolo circa, si aggiunse l’area di sepoltura degli Equites Singulares, il corpo di cavalieri fedele a Massenzio che Costantino soppresse dopo la vittoria su quest’ultimo; ne distrusse anche la caserma situata presso il Laterano, sulla quale fece erigere la Basilica del Salvatore (San Giovanni in Laterano).
Eusebio di Cesarea definisce Luca «antiocheno d’origine [si tratta di Antiochia di Siria, ora in Turchia, ndr], medico per professione, discepolo degli apostoli» (Storia ecclesiastica, III, 4, 6). La tradizione orientale lo conosce anche come il pittore della Madonna. Lo scrittore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli probabilmente era un pagano convertito; non conobbe Gesù e fu discepolo di Paolo, che seguì fino al momento del suo martirio a Roma.