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Una vasta catacomba diventa santuario dei martiri
Marcellino e Pietro per iniziativa dell’imperatore
Costantino. Papa Damaso ne rende noto il supplizio,
tenuto segreto dai persecutori

di Talia Casu

Al terzo miglio della via Labicana (l’odierna via Casilina) si estendeva una località denominata Ad duas lauros (Ai due allori) e vi si trovava un possedimento imperiale, nel quale già in età tardo-repubblicana si era sviluppata una vasta necropoli. A partire dal II secolo circa, si aggiunse l’area di sepoltura degli Equites Singulares, il corpo di cavalieri fedele a Massenzio che Costantino soppresse dopo la vittoria su quest’ultimo; ne distrusse anche la caserma situata presso il Laterano, sulla quale fece erigere la Basilica del Salvatore (San Giovanni in Laterano).

Le reliquie dell’Evangelista, ritenute tesoro preziosissimo, si conservano a Padova. L’antica tradizione è confermata da ricerche moderne

di Lorenzo Bianchi

Eusebio di Cesarea definisce Luca «antiocheno d’origine [si tratta di Antiochia di Siria, ora in Turchia, ndr], medico per professione, discepolo degli apostoli» (Storia ecclesiastica, III, 4, 6). La tradizione orientale lo conosce anche come il pittore della Madonna. Lo scrittore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli probabilmente era un pagano convertito; non conobbe Gesù e fu discepolo di Paolo, che seguì fino al momento del suo martirio a Roma.

Forse fu una nobile matrona divenuta cristiana a donare alla Chiesa questa catacomba. Tra le sue numerose bellissime raffigurazione pittoriche vi è la più antica Madonna col Bambino

di Talia Casu

Fuori da Porta Salaria Nova, a circa tre miglia sull’omonima via si estende la catacomba di Priscilla, uno tra i più grandi complessi cultuali e funerari della comunità cristiana di Roma dei primi secoli. Priscilla fu probabilmente colei che donò alla comunità cristiana la proprietà dove si svilupparono il cimitero di superficie e quello sotterraneo.