All’alba di un nuovo anno, la liturgia ci introduce nello spazio della vita, guidandoci con la stella luminosa della Parola di Dio. La Parola all’inizio della messa del 1° gennaio apre il panorama del nostro futuro con il desiderio che Dio, il datore di ogni vita, ci possa benedire, custodire e che la luce gioiosa del suo volto possa illuminare il nostro cammino.
Inginocchiati davanti alla culla di Gesù nella sembianze di un bambino, con gli occhi illuminati dalla fede, intravediamo una carne umana abitata da Dio e scopriamo con gioia che la nostra carne è capace di ospitare Dio e avere la facoltà di respirare con il suo stesso respiro.
A Natale «il Dio invisibile si è reso visibile» nella fragilità della carne di un bambino. Come tutti i bambini, figli dell’umanità, anche Gesù ha avuto bisogno di sentirsi circondato di amore e assistito da mani operose che aiutassero questa visibilità divina a manifestarsi al mondo.
La visita ai cimiteri, dove i nostri parenti aspettano la chiamata alla nuova vita, “una terra nuova e cieli nuovi”, è sempre un navigare sui fiumi del passato, le cui rive sono popolati di volti familiari, frammenti di una storia con cui abbiamo costruito la nostra vita.
Si dice che quando nasce un bambino in cielo si accende una stella. Non sappiamo se è vero, ma è certo che ad ogni creatura umana che viene alla luce è assegnato un punto di arrivo: non gli si indica la strada, ma lo si mette in cammino. L’avventura della vita consiste nello scoprire la via giusta per arrivare vincitore alla meta che è quella porzione di santità che ci rende simili a Dio.
Si dice che quando nasce un bambino in cielo si accende una stella. Non sappiamo se è vero, ma è certo che ad ogni creatura umana che viene alla luce è assegnato un punto di arrivo: non gli si indica la strada, ma lo si mette in cammino. L’avventura della vita consiste nello scoprire la via giusta per arrivare vincitore alla meta che è quella porzione di santità che ci rende simili a Dio.
A Betlemme Luca canta la gioia degli angeli sulla grotta della natività e nell’ultima riga del suo Vangelo si riaggancia alla gioia iniziale.
«Il cuore dell’uomo ha una profondità talmente grande che nessuno può leggere sino in fondo e qualcosa che i libri non sanno leggere», è una miniera di sogni, esperienze, desideri progetti. Tutti nel cuore abbiamo registrato il fluire di incandescenti emozioni, di passioni, entusiasmi e delusioni. Nel cuore, diceva Pascal, e ne siamo convinti, transitano tanti pensieri che la mente non conosce. Se questo è il cuore dell’uomo, come posso pretendere di descrivere l’amore infinito del cuore di Gesù? Eppure solo nel panorama luminoso e caldo del cuore di Gesù posso tentare di comprendere l’amore di un Dio, creatore del cielo e della terra, che si fa carne e si concretizza in Gesù.
Come la festa dell’Epifania chiude il ciclo della nascita di Gesù tra noi, la festa della Pentecoste inaugura la secolare stagione della presenza dello Spirito di Gesù risorto nei sotterranei della storia umana. Gesù con l’ascensione al cielo si è sottratto ed è diventato invisibile ai nostri occhi, ma non ci ha lasciati orfani e smarriti e la fede si fa sentire il suo respiro. Il respiro di Gesù è il respiro dello Spirito Santo. Come la creatura umana quando esce dal grembo della mamma inizia a respirare con i propri polmoni così la comunità cristiana a Gerusalemme avvertì il primo respiro dello Spirito nel giorno della Pentecoste. La vita, l’anima, il respiro della Chiesa è lo Spirito Santo.
Gesù risorto ha fatto fiorire nell’animo di Tommaso la beatitudine della fede. Dopo aver invitato l’apostolo a costatare con le sue mani la presenza di Gesù risorto e dopo l’invito a «non essere incredulo ma credente» Tommaso professa la sua fede, dicendo: «Mio Signore e mio Dio».
Gesù risorto esalta la potenza dei sentimenti dell’anima sottolineando che l’intelligenza può arrivare al cuore delle realtà solo se è accompagnata dall’amore. La fede parla solo con le parole della vita. «L’amore è il più aristocratico, vigoroso e ardente dei ritrovati umani per cambiare e abitare il mondo». Con onestà dobbiamo constatare che gli ideali importanti di una vita sono alimentanti da fiumi carsici che la mente non conosce, ma che l’amore intuisce.
«Come una candela viene accesa alla fiamma di un'altra candela, così dalla fede scaturisce altra fiamma di fede» e così la nostra vita è un perenne passaggio da luce a luce.
Le stagioni liturgiche hanno il compito di preparare la nostra anima ad accogliere la fiaccola della luce dello Spirito per illuminare il nostro presente.
Nella tradizione della Chiesa il periodo della quaresima era l’anticamera di tutti i sacramenti e costituiva il periodo del catecumenato, la preparazione alla celebrazione del sacramento del battesimo, la porta di ingresso nella comunità dei credenti.