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Super User

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Aperto il Centenario della morte di San Luigi Guanella

di Graziella Fons

Nel 1986, nella solennità dell’Annunciazione, la Congregazione dei religiosi consegnava ai Servi della Carità di don Guanella l’approvazione del testo delle nuove Costituzioni e assegnava, come itinerario di santità operativa, la sensibilità di ascoltare nelle parole del paralitico, da anni seduto ai bordi della piscina miracolosa, il grido di tutti i poveri ed esprimere: compassione, solidarietà e attenzione.
Il paralitico diceva: «Non ho nessuno» e don Guanella ci ripete: «Nessuno nella vita sia costretto a vivere in solitudine la propria esistenza umana». 

La beatificazione di Paolo VI

di Angelo Forti

Papa Montini diceva che «nessuno è estraneo al cuore della Chiesa» e la famiglia guanelliana, i preti e le suore, i cooperatori e gli amici dell’Opera saranno con il cuore in prima fila in occasione dell’evento della beatificazione del 19 ottobre 2014. Entreranno nel coro della lode con accenti particolari di gratitudine per aver elevato, proprio cinquant’anni fa agli onori degli altari don Luigi Guanella. In quella circostanza ha indicato il nostro Fondatore come un autentico imitatore di Cristo Gesù, il buon samaritano dell’umanità.
Wednesday, 17 December 2014 13:29

Il limite, nemico del desiderio?

di Giovanni Cucci

Come si è accennato nel precedente articolo, desiderio e limite sono strettamente intrecciati. Il tempo ridimensiona progressivamente le potenzialità del desiderio: la vitalità declina man mano che ci si allontana dalla giovinezza, imparare diventa più faticoso, le possibilità virtualmente infinite si assottigliano. Se il desiderio è lo sbocciare della vita che si mantiene fresca e in fiore, il limite introduce la nozione della morte nei progetti e realizzazioni possibili, ricorda il definitivo, nel senso di non ritorno, di chiusura delle possibilità.
Caro Direttore,
avvicinandosi il periodo dell’Avvento e, quindi, il Natale, mi sono chiesto se era necessario che la vergine Maria fosse sposata.  San Giuseppe le è accanto come “copertura legale”. Che cosa impediva a Dio di far nascere suo figlio Gesù direttamente da Maria, senza coinvolgere san Giuseppe in un dramma sentimentale con un pesante travaglio? Se può aiutarmi, la ringrazio.
Rita – Milano
 
I trattati di teologia dedicano pochissimo spazio al tema del matrimonio della Madre di Gesù, non solo trascurando il suo stato civile di «sposa di Giuseppe», ma preferendole altre «nozze», che la trasformano rispettivamente in sposa della SS. Trinità, sposa del Padre, sposa del Figlio, sposa dello Spirito Santo, sposa della Chiesa, sposa dell'anima. Scompare il titolo di «sposa di Giuseppe», molto sottolineato, invece, da Matteo e Luca, che sono la testimonianza della predicazione della Chiesa apostolica. «Gli evangelisti, infatti, pur affermando chiaramente che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che in quel matrimonio è stata conservata la verginità (cf. Mt 1,18-25; Lc 26-38), chiamano Giuseppe sposo di Maria e Maria sposa di Giuseppe (cf. Mt 1,15.18-20.24; Lc 1,27; 2,5). Ed anche per la Chiesa, se è importante professare il concepimento verginale di Gesù, non è meno importante difendere il matrimonio di Maria con Giuseppe, perché giuridicamente è da esso che dipende la paternità di Giuseppe. Da qui si comprende perché le generazioni sono state elencate secondo la genealogia di Giuseppe».
Già sant'Agostino se ne era reso perfettamente conto. San Tommaso l’evidenzia considerando espressamente la «verità» di questo matrimonio. Nella Summa (q. 29), lo sposalizio della Madre di Dio lo mette subito di fronte a due questioni: Cristo doveva nascere da una donna sposata? Il matrimonio tra la madre del Signore e Giuseppe fu vero matrimonio?
Evidentemente per questi due grandi teologi il matrimonio di Maria e Giuseppe non era una questione puramente personale, ma aveva uno stretto rapporto con il mistero dell'incarnazione e della redenzione, e andava, perciò, seriamente studiato.
Nell'ambito della domanda, san Tommaso sostiene che la nascita di Cristo da una vergine sposata era conveniente per lei: 1) per preservarla dalla pena della lapidazione; 2) per liberarla dall'infamia; 3) perché Giuseppe le fosse di aiuto; 4) perché la testimonianza di Giuseppe garantisce che Cristo è nato da una vergine; 5) per rendere più credibili le parole stesse della Vergine affermante la propria verginità; 6) perché nella persona della Madre del Signore, sposata e vergine, sono onorati e la verginità e il matrimonio. Come si vede, le motivazioni non sono poche, né di poco peso.
A ragione, dunque, Matteo considera Maria «sposata» (1,18) e «coniugata» (1. 20-24). 
Padre Tarcisio Stramare
Wednesday, 17 December 2014 13:24

Le vostre lettere di dicembre

L’esempio di fede delle mamme

Stimato Don Mario,
mi chiamo Marco D'Agostino, sono iscritto alla Pia Unione da anni, ho seguito l'esempio di mia mamma, che è una vostra iscritta da tantissimi anni. la vedevo sempre recitare il Sacro Manto, tutti i giorni, in ogni difficoltà o situazione grave, ma anche nei momenti belli, ha sempre avuto modo di ricordare l'aiuto che San Giuseppe non ci ha mai fatto mancare, anche in situazioni gravi e in pericoli, che non sto a menzionare, ma Dio sa quali.
è stata lei che mi ha incoraggiato a fidarmi di san Giuseppe e a diventare suo amico, almeno spero che sia così.
Quando possiamo, insieme inviamo un’offerta per gli ospiti delle case guanelliane o a volte per gli assistiti dalla Pia Unione, l'importante è che sia per aiutare qualcuno nelle sue necessità, perché San Guanella diceva di dare pane e Signore, ma dava anche importanza al pane. Posso dire che mi dà contentezza sostenere la Pia Unione del Transito di San Giuseppe, della quale sento di fare parte. Ora la mia mamma va verso gli ottantasette anni, che compirà il 25 dicembre, naturalmente da qui il suo nome, Natalina. è completamente invalida, ma non nel Cuore e nello spirito, ma ha bisogno di un’assistenza totale nei suoi gravi problemi di salute, però è una cosa bella poterla tenere con noi. Ora io, il giorno 24 settembre dovrò essere operato, un intervento di protesi all'anca, che nonostante sia, diciamo, giovane (ho cinquantuno anni) purtroppo è inevitabile. Mi rivolgo allora agli amici, alla famiglia di San Giuseppe perché mi ottenga da Lui la grazia che tutto vada per il meglio e possa continuare a prendermi cura di mia mamma e riprendere il mio lavoro. 
Grazie delle vostre preghiere, la saluto caramente, e con Lei, tutti coloro che la aiutano.
Marco
 
Caro Marco,
nel giorno del tuo intervento ti abbiamo accompagnato con la nostra preghiera e abbiamo chiesto a san Giuseppe che invocasse lo Spirito Santo per guidare la mano dei medici, affinché aiutasse la loro abilità chirurgica a ridarti modo di poter riprendere la tua attività lavorativa e l’assistenza alla mamma con tanta efficacia e tanto affetto. La cura solidale e affettuosa per gli ammalati vale di più delle medicine o almeno in uguale percentuale. La solitudine e la sensazione di essere di peso sono come una parete scivolosa che spegne la luce della speranza e fa precipitare nello sconforto.
 Grazie anche della tua bella testimonianza di fede in Dio e fiducia nell’intercessione di san Giuseppe: egli è il modello di obbedienza a Dio e la sorgente copiosa della virtù evangelica dell’umiltà che rende grandi le persone.  Dice l’Evangelo: «Ha guardato l’umiltà della sua serva».  Il riferimento è alla Madonna, ma gli occhi di Dio sono costantemente sul cammino delle persone umili. Coraggio, caro Marco, e un doppio augurio di un Buon Natale anche per il compleanno di mamma Natalina. 

 

Con San Giuseppe cammino di umiltà, silenzio e di disponibilità

Caro Direttore,
sono contenta che la nostra Pia Unione con la preghiera e con la rivista mantenga viva la devozione a san Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nei nostri tempi anche a livello di vita ecclesiale, viviamo un po’ sopra le righe. Da un punto di vista della fede, troppo spesso, mi sembra che si  accettino solo quelle verità che accarezzano il nostro orgoglio. Qualche volta subiamo la tentazione di coltivare i nostri impegni in parrocchia con uno spirito di servizio che nasconde però la ricerca di soddisfazioni personali. Si ha l’impressione che nei nostri rapporti con Dio e con i fratelli siamo nati adulti, senza un apprendistato del cammino della vita e della fede. Prego spesso lo Spirito Santo che mi conservi un cuore disponibile  aperto ai suoi desideri.
Anna Maria - Reggio Calabria
 
Cara Anna Maria,
anche noi viviamo questa spirituale soddisfazione di sentire san Giuseppe camminare accanto a noi nel donarci un esempio di come possiamo  aiutare Dio a costruire il suo Regno di amore, di fraternità e di pace. Le qualità specifiche della spiritualità di san Giuseppe sono: l’umiltà, il silenzio e la disponibilità ad agire con prontezza ai desideri di Dio. Queste qualità spesso non hanno l’onore e la soddisfazione della ribalta e degli applausi, ma sono energie che danno vita al nostro agire. Mi piace pensare alla figura di san Giuseppe come la dinamo di una bicicletta che dall’attrito con la ruota produce luce e illumina la strada. La sua vita, nell’ombra e nel silenzio, era mossa da un’energia potente, entusiasta come il ritmo dei pedali di un giovane innamorato. La spiritualità di san Giuseppe è sorretta dai valori evangelici paragonati alle radici e ai fermenti del Regno del Padre, che da un minuscolo seme si fa albero nel segreto della terra, al lievito che fermenta disperdendosi nella farina. Lo stile di san Giuseppe è la realizzazione del suo stesso nome, infatti, il nome di Giuseppe significa: colui che fa crescere. È il compito di ogni cristiano: aiutare i fratelli e le sorelle a crescere in umanità e santità.
 

Diario di una lettera «Raccomandata»

Stimato Don Mario,
il vivere umano è mossa dai sentimenti. Anche un foglio di carta, infilato in una busta e imbucato in una cassetta delle Poste, è un veicolo di sentimenti. Questi sentimenti, prima dell’avvento d’internet, viaggiavano su superfice, erano viaggi, a volte, rapidi o meno rapidi, tranquilli o insidiosi. Sempre e comunque, avvisi di pagamento: veloci come lepri;  le lettere dei fidanzati: lente come tartarughe.  La consolazione che viaggiavano. Il verbo fondamentale per una corrispondenza postale è: camminare.  Non sempre è così. Per questo ecco  una conversazione immaginaria con una reale lettera «Raccomandata». 
Così inizia la confidenza.
«Si era verso mezzogiorno del 27 febbraio, il clima era rigido, la gente, imbottita in pesanti cappotti e fasciata dalla sciarpa, camminava con passo svelto. Anch’io godevo il tepore del mittente della lettera. La sua mano calda mi raggiunse e mi consegnò a un’impiegata dell’Ufficio postale che mi posò su un tavolo a parte. Avevo un trattamento di riguardo perché non ero una lettera comune, ma una “raccomandata”. Sentivo sussurrare con tono malevolo le altre lettere che mi guardavano come una “privilegiata” che non andava in fila come le altre lettere. Il privilegio consisteva di non viaggiare con la truppa, ma in corsie di preferenza. Ho visto che tutte le altre lettere si muovevano in massa, alla rinfusa e tutte ammucchiate: io era la “privilegiata” e mi era stato riservato un percorso da “raccomandata”. Nella mia solitudine di “privilegiata” pensavo che il mio viaggio durasse se non poche ore almeno pochi giorni. Si trattava di arrivare nel cuore di Roma, partendo dalla periferia di Milano.  Dalla mia sensazione di essere trattata con riguardo sono passata allo sconforto più nero. Ero uscita dal movimento e mi trovavo parcheggiata in un ambiente buio, isolato, dove non capitava mai nulla. Silenzio e immobilità. Avvertivo le giornate allungarsi, la luce riscaldare gli ambienti, il cinguettio degli uccelli, il vociare degli operatori aveva un tono allegro. Pensavo che fosse arrivata la primavera. Il risorgere della natura coinvolgeva l’umore delle persone. Ci fu un momento in cui pensavo che il mondo si fosse fermato. Avevo incominciato a contare non solo i giorni ma anche le settimane.  Nella lettera scritta a mano, che la mia busta custodiva, il mittente datava lo scritto alla vigilia della Quaresima.  Dal rallentamento della corrispondenza e dell’ovattato parlare del personale, mi accorsi che potevamo essere nelle festività pasquali; infatti, il mio calcolo delle settimane corrispondeva a questo periodo pasquale: quaranta giorni. Quando fui consegnata alla Posta era poco prima dell’inizio della Quaresima di quest’anno 2014 (3 marzo, ndr).  La mia attesa si era quasi rassegnata a giacere nel dimenticatoio. 
Passarono poi i cinquanta giorni dalla Pasqua alla Pentecoste, ma niente: immobilità assoluta.  Passarono altre settimane: niente. Ma le ferie estive hanno smosso qualcosa. 
In un periodo di riposo lavorativo, ritornai su un tavolo di lavoro e finalmente il 19 agosto fui consegnata alle mani amiche del destinatario. Il quale fu molto contento non solo per le notizie che gli portavo e la breccia su un prolungato silenzio, ma soprattutto perché gli permetteva di uscire da un’apparente e involontaria ombra d’indifferenza verso lo scrivente». 
 
La lettera-raccomandata è finzione, ma il fatto è vero e non è unico.
Da Milano a Roma in 174 giorni, con una percorrenza di Km 3,57 al giorno. E dire che già dal tempo degli antichi   egizi i colombi viaggiatori  percorrevano dai 50 ai 100 kilometri al giorno.
Per informare gli  Associati delle lamentele che non sempre ricevono la rivista, possiamo assicurarli che regolarmente, ogni mese, spediamo a tutti  la rivista di San Giuseppe; comunque un dispiacere rimane: se paghiamo un servizio, per giustizia, abbiamo diritto che venga eseguito sia nei confronti della nostra Associazione, sia per correttezza dei rapporti con i nostri Associati.
 
 
Wednesday, 17 December 2014 13:15

Non abbiate paura: oggi il Signore agirà per voi

«Signore, intervieni!»

di Madre Anna Maria Cánopi osb

Nell’oggi della nostra storia assistiamo, impotenti, al dramma di moltitudini – persone singole, famiglie e anche interi popoli – costretti alla fuga, all’esodo dalla loro terra a causa della guerra, della persecuzione religiosa o anche dell’estrema povertà. Affiora allora spontaneo il grido di aiuto: «Signore, intervieni!». La nostra stessa vita è un cammino pieno di imprevisti e di difficoltà, fatto a tratti insieme e a tratti anche in solitudine.
Ivan è stato un uomo che ha trascorso la sua esistenza ad insegnare «il mestiere di vivere» umano. Essendo maestro di vita, negli anni della sua esistenza ha incontrato una serie innumerevole di persone e la moglie Nadège ha dovuto «condividere» il marito con tanti uomini e donne che si erano rivolti a lui alla ricerca di un aiuto per superare gli ostacoli del loro vivere. 
Wednesday, 17 December 2014 13:09

Intenzioni di preghiera del mese di Dicembre 2014

Dicembre 2014

INTENZIONE GENERALE

Perché la nascita del Redentore porti pace e speranza a tutti gli uomini di buona volontà.

INTENZIONE MISSIONARIA

Perché i genitori siano autentici evangelizzatori, trasmettendo ai figli il prezioso dono della fede.

INTENZIONE DEI VESCOVI

Perché nei credenti cresca il desiderio di annunciare con gioia il Cristo, luce delle genti.

INTENZIONE DEI PIA UNIONE

«Per i bambini senza famiglia» «Ciao Gesù! Eccoci davanti a te, non manca nessuno. Siamo i bambini senza famiglia. Nel senso che la nostra ci è sconosciuta, assente, spezzata, per dramma o per disperazione, per solitudine o abbandono. Siamo testimoni del dolore e della perdita, ma anche del miracolo che sempre può accadere quando qualcuno - un uomo e una donna - ci raccoglie per stringerci al petto, come pane profumato appena uscito dal forno. Senza dire: "Chi è costui?". Siamo senza famiglia e la difficoltà è la nostra grazia quotidiana; per alcuni è anche la sorpresa di una coppia che si china sulla nostra fragilità per farci vivere quello che di buono e vero nutre la loro vita, senza chiedere nulla in cambio, per puro gesto d'amore che nulla porta se non l'emozione di imparare a chiamarci figli. Un'altra cosa impara chi ci accoglie: la realtà cambia contorno, tutto prende nuovo valore: sei Tu, Gesù, che ti manifesti ai loro occhi. Sì, perché noi siamo una tua presenza. Siamo il Natale di ogni giorno e chi si china su questa mangiatoia di Betlemme si rialza con uno sguardo diverso, capace di accogliere il destino di un altro».

Wednesday, 17 December 2014 13:07

Gesù prende dimora tra noi

Natale 2014

di Mario Carrera

Nella festa di Natale Dio rinnova, nel tempo, la sua visita, ci accarezza e con la sua luce riscalda i valori fondamentali della nostra vita cristiana. In questa società frammentata come coriandoli colorati, il Natale del Redentore risveglia i desideri sopiti dal logorio del tempo e dagli affanni quotidiani e apre il cuore alla luce della speranza, la fiaccola indispensabile per i nostri passi di credenti.
Da sempre Dio ama frequentare le periferie della nostra coscienza personale, come il tessuto delle nostre periferie urbane, in modo da recuperare dignità e valori sociali, elementi essenziali per l’impegno di vita cristiana. Il Natale recupera la gioia di sentirsi popolo, un popolo in cammino sulle strade della storia umana tenendo alta la fiaccola luminosa della speranza.

Trasmissione di Radio Mater condotta da don Mario Carrera, ogni 1° mercoledì del mese

Ascolta

Caro San Giuseppe, all’inizio di questo mese in cui nel ricordo dei nostri cari defunti abbiamo bisogno non solo di tanta, ma di tutta la gioia dei santi per riuscire ad affrontare il doloroso tema della morte che tu, o caro San Giuseppe, hai sostenuto con il conforto e con la presenza di Gesù e della tua dolce e affezionata sposa, Maria santissima. In questo momento di preghiera, di riflessione vogliamo squarciare il cielo e alla luce del Vangelo delle parole del tuo figlio Gesù, alla luce dello Spirito Santo e con l’aiuto anche dei nostri cari defunti vorremmo che questi momenti così dolorosi e drammatici, divenissero luminosi e considerare come verità di fede che la morte è il sonno che ci risveglia in Dio.
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