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Super User

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Wednesday, 18 February 2015 15:52

Una particella di dio nascosta in un diario

Claudio Contarin

di G. Cantaluppi

L’uscita dal pub era stata gioiosa, dopo una serata tra amici, tutti bravi ragazzi, impegnati nello studio, nel lavoro e nello sport. Claudio, Matteo, Francesco e Riccardo si sentivano orgogliosi di poter tornare a casa a bordo dell’Alfa 116, prestata dal padre di uno di loro. 
Una curva sulla strada che porta a Camisano Vicentino, forse presa a velocità un po’ sostenuta, ma sicuramente non eccessiva, vista l’ubicazione, o magari qualche altro motivo, solo nel cuore di Dio rimane il segreto che ha segnato il tragico destino di quattro giovani vite diciannovenni. Dopo avere sbandato ed essersi scontrata con il parapetto di un ponte, l’auto si è rovesciata finendo nel canale. Tutti morti sul colpo, tranne uno; ma anch’egli non ce l’ha fatta ed è spirato dopo i primi soccorsi.  
Sembrerebbe una delle tante cronache a cui purtroppo in questi tempi siamo abituati, se non fosse perché lo Spirito Santo ha voluto che da tanto dolore si sprigionasse una luce di fede e di speranza.
Uno di loro, Claudio, ha lasciato un’agenda su cui notava le sue riflessioni, un diario di cui neppure i genitori conoscevano l’esistenza, ora edito dall’emittente berica “Radio Oreb”.
Sì, un giorno, entrando nella camera del figlio, il padre l’aveva sorpreso in ginocchio a pregare, ed egli si era subito alzato, forse per essere stato scoperto in un suo segreto rapporto con Dio. Ma quel figlio era come tanti altri giovani, pur buoni e seri. Terminate le classi superiori, si era iscritto all’Isfav, la scuola di fotografia che, anche grazie alla professione del padre, costituiva insieme al calcio la sua passione e nella quale aveva talento, come testimoniano le foto annesse al suo diario. 
Aveva tanti tratti comuni ai suoi amici abituali:  le serate di divertimento al bar e in discoteca, il piacere di qualche bicchiere e della sigaretta e - perché no? - anche qualche simpatia verso le belle ragazze.
Aveva però incontrato Qualcuno che lo aveva conquistato: con Lui parla con spontaneità e naturalezza, chiamandolo Papà, a volte anche affettuosamente Papi o Pà. Tratta con gli Angeli, primo fra tutti il proprio Angelo Custode e con i Santi, suoi amici. Alla Madonna, la Mamma, va con trasporto: “Quanto ti vorrei abbracciare”, scrive.
è talmente amico di Gesù che lo invita a giocare o ad accompagnarlo al bar: “Oggi vieni a divertirti con me?”.
Come può un giovane definire lo Spirito Santo “la parte di Dio che brilla in noi”, se non è lo Spirito stesso a suggerirglielo?
Claudio non apparteneva ad alcuna forma di associazionismo parrocchiale o di altro tipo, però credeva che l’amore di Dio per lui fosse anche un riflesso delle cure prestate da suo padre Alberto, durante un pellegrinaggio in Terra Santa, a un bambino disabile di nome Yossi (Giuseppe in ebraico). Commenta: «Ora Alberto è tornato a casa, al primo maschio ha messo il nome Yossi (è il secondo nome di Claudio). La sua vita non è più la stessa: ad Alberto piace pregare, trovare un momento di pace e di sollievo con Dio. Usa tutte le sue energie per la sua famiglia, usa tutto il suo cuore per Dio. Negli occhi di quel bambino ha visto Gesù, l’ha aiutato».
Sembra quasi che avesse intuito la brevità della sua vita quando scrive: «Non sappiamo quanto tempo ci rimane. Forse poco, forse ancora tanto».
Anche per lui ci sono stati giorni in cui ha dovuto farsi forza per superare l’abitudinarietà, ma sapeva di non essere solo perchè c’è il suo “Papà”: «Ogni giorno che passa, per quante difficoltà io possa avere, ci sei tu, qui, presente!». E ancora: «Dacci una mano Papà, aiuta il nostro cuore a essere pronto a raccogliere il piccone dello Spirito Santo, a salire il muro… se saliremo, grazie a te arriveremo dall’altra parte… ci saranno poi altre difficoltà ancora più dure del muro… ma non ci volteremo».
Il proposito di «da fuori mostrare sempre un gran sorriso, grinta, voglia di vivere e aiutare gli altri» lo invita a chiedere di «essere leone perché il coraggio è la forza, la grinta riempie e iniziar così il cammino, forte come il leone, dolce come un bambino».
In un momento di panico, in cui confessa di non riuscire a pregare per l’inquietudine, si affida alla Madonna: «Chiedi alla Mamma un po’ di dolce calma e poi con lei torna a pregare e ora che c’è lei nella tua mano mi raccomando non ti preoccupare». 
Di amici ne aveva tanti fra i Santi: quasi ogni pagina del suo diario si chiude con «Claudio & san... e tutti noi». In una poesia definisce ogni Santo una nuvola che sorregge il trono del Signore e conclude: «Anch’io voglio essere una nuvola!». «Caro Angelo, scrive all’Angelo Custode, la cosa più bella sarebbe arrivare da Dio con te mano nella mano. Aiutami a resistere alle tentazioni e aiutare gli altri come tu aiuti sempre me».
Pensa anche al suo avvenire, quando, parlando di San Giuseppe, confida: «Egli lavora, porta a casa il pane e la fede nella propria famiglia. Se sarà ‘fare il papà’, nel progetto di Dio, lo farò ascoltando quando mi parla e dicendo: ‘Ecco il tuo servo: sia fatta di me la tua volontà!».
L’itinerario gli è chiaro: «Così vive il Santo. Sempre con quel profondo desiderio di esserlo… E la giornata il Santo come la vive? Sempre con gli occhi ‘brillanti’ di Gesù» perché «anche semplici sorrisi, ma davvero sinceri, sono questi i veri miracoli». E chiede al Signore: «Il calcio mi ha dato grande soddisfazione verso di te. Ma aiutami… a far giocare la palla con il cuore» e chiede di poter vedere in ogni sua azione «il volto di Gesù. Così davvero colorerò la mia vita».
Paragona i santi alle campane: «Come le campane di casa Tua che chiamano così soavemente e timidamente, così un santo chiama il prossimo suo”.
La certezza di essere amato da Dio, aiuta Claudio a vivere coerentemente anche l’esperienza della fragilità e del peccato.
Ricordando le parole di Gesù misericordioso a suor Faustina Kowalska: «Tu sei la gioia e la delizia del mio cuore», scrive: «Anch’io quando non riesco ad ascoltare il mio cuore perché il male mi atterra, me lo ripeto… e tu vieni a soccorrermi».
«Ho peccato. Oggi non sono andato a messa. Oggi è il giorno del Signore. Se cadiamo perchè noi non riusciamo a sentirti, allora ti prego aiutaci a chiedere scusa, a rialzarci e a tornare da te più forti di prima. Sapendo che il tuo cuore è più tenero di un bacio della Madonna». 
Il rapporto di Claudio con il suo “Papi” è alimentato dalla preghiera: «Mi sono svegliato, oggi ho un profondo desiderio di te!». Si sente un’ape che si posa sul fiore aperto per saziarsi: quel fiore è Dio. La preghiera non è solo mettersi in ginocchio, ma anche «un continuo ‘dare’ a Dio» nel povero, e un continuo ricevere da Dio: è quello che lo colpisce nella vita di Madre Teresa.
Non mancano momenti di “deserto” per stare a tu per tu con Gesù.  In un giorno del settembre 2007 segna sulla sua agenda: «Programmare un giro con Gesù: in bici sui colli, da solo o in compagnia di chi preghi te; cose da portare, rosario e vangelo; optional, qualcosa da mangiare e da bere così da fare merenda con Gesù». 
Si impegna: «Ho deciso per avvicinarmi alla preghiera che ogni lunedì mi impegnerò di più a pregare». Tanto da chiamarlo ‘lunedì di preghiera’, perché «la preghiera è importante per respirare attimi di aria celeste, per far brillare i nostri occhi di gioia, per ristabilire forte il sorriso nelle mie giornate». E ancora: «Nella preghiera voglio rifugiare la mia vita» per «vivere sentendo il battito del cuore…  fidandoci e mettendo radici salde in Dio, sapendo che la sua volontà è solo amore. E Dio lo troviamo nella preghiera».
Claudio ha diciannove anni ed esplode di  gioia: è pieno di gratitudine per quello che ha ricevuto da Dio,  dalla famiglia e dagli amici, con la voglia di regalare un sorriso a chi incontra: «Là, dove manca un sorriso, io lo porterò. Un amico è importante, un sorriso vale una vita. E entrambe le cose si possono sempre dare».
Il segreto della gioia di Claudio lo troviamo anche in due sue affermazioni: «Solo nell’umiltà si trova la vera ricchezza… invece di lamentarsi bisogna guardare le cose che abbiamo».
C’è una fotografia di Claudio nel suo diario in cui il cielo azzurro appare al di là di un intreccio di rami e che egli commenta come simbolo della lotta dell’uomo nello sforzo di aprirsi il varco verso il cielo per arrivare a Dio. Una fatica che anche lui ha vissuto, «ma da fuori mostrare sempre un gran sorriso, grinta, voglia di vivere e aiutare gli altri».
 
Wednesday, 18 February 2015 15:49

Il compimento della vita: perenne dialogo con Dio

Trentesimo dialogo, e ultimo sul “Credo”

di G. Gennari

L’ultima volta siamo rimasti con l’interrogativo sul senso del suffragio per i defunti. Se il morire è anche la realizzazione piena della creatura la cui libertà ha la possibilità di scegliere per la Vita o per la Morte, Paradiso o Inferno, come esige la libertà umana, e quindi nel morire, grazie alla purificazione necessaria accolta o rifiutata è anche la realtà definitiva, resurrezione e vita eterna o eterna e voluta privazione della felicità, allora che senso ha la preghiera per i defunti? Quando noi preghiamo per loro essi sono già – e noto questo già – nella loro definitiva realtà, e quindi il suffragio è inutile…
No: e quel già è proprio il centro del discorso. Noi siamo nel tempo, ma la vita eterna è in Dio, che non è nel tempo. Il nostro suffragio di oggi è dall’eternità presente nella Sapienza infinita che è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. La nostra preghiera di suffragio, che è nel nostro oggi, non raggiunge il defunto direttamente, ma attraverso la mediazione del Cristo Signore e Salvatore, cui tutti i tempi sono presenti, perché Egli è (anche) l’Eterno…
Wednesday, 18 February 2015 15:47

Le lettere di febbraio 2015

Gioiosi ricordi di una vita vissuta con impegno

Gentile don Mario Carrera, 
mi piace leggere la vostra rivista, comprese le lettere di lettori. Sono una persona anziana nato a Meduna di Livenza provincia di Treviso nell’ottobre del 1921. Sono in buona salute nonostante i miei novantaquattro anni, ho una memoria fortissima. […]. Nel tempo della seconda guerra mondiale, mi sono iscritto al reggimento Alpini Julia per combattere sul fronte russo. Fortunatamente sono uno dei pochi del mio paese ritornato salvo a casa. 
Ho camminato, la maggior parte, durante l'inverno con temperature che raggiungevano i -40 C. Il giorno del mio ritorno in Italia era 19 marzo 1943, giorno della festa di San Giuseppe. E per questo la mia gratitudine va a San Giuseppe, per il passaggio sicuro e durante la mia vita per tante altre cose: la mia devozione a San Giuseppe rimane per sempre. Nel 1949, sono emigrato in Canada con mia moglie Alma e ci siamo sistemati in Thunder Bay, in provincia di Ontario. Ho lavorato per tutta la mia vita come panettiere e pasticcere e con Alma abbiamo cresciuto i nostri due figli, Lidio ed Elena. […] Sarei grato se poteste ricordarci nelle vostre preghiere. 
Nicola Soldera 
Woodbridge, Ontario (Canada)
 
Caro e simpatico signor Nicola,
nella certezza che leggerà la risposta alla sua lettera, le assicuro una cordiale invocazione a Dio, padre della vita, e esprimo le mie congratulazioni e l’augurio più affettuoso di lunghi anni di vita così da testimoniare la sua fede in Dio e la fiducia in san Giuseppe che l’ha protetto nel fiore della sua giovinezza e le ha permesso di ritrovare i suoi parenti a casa e innamorarsi di Alma.
Immagino le sue sofferenze di ritorno dalla “campagna” di Russia, dove migliaia di giovani soldati hanno lasciato la vita sacrificando il loro futuro per la follia di una guerra nata dall’orgoglio e dalla presunzione.
Davanti a queste memorie siamo sollecitati, ogni giorno, a invocare da Dio il dono della pace, della saggezza e del dialogo per i popoli in conflitto.  Preghiamo che l’orgoglio accecante cessi di bagnare la terra con il sangue delle vittime e le lacrime degli orfani.
Gesù, autore della pace, per l’intercessione di san Giuseppe ci aiuti a vivere nella tranquillità e nella pace.

 

Capaci di guardare la morte in faccia

Gentilissimo don Mario, 
alcuni giorni fa ho ricevuto la cartolina di auguri di buon onomastico per mio marito Vincenzo e ho pensato allora di informarvi che mio marito è deceduto il 29 dicembre, la domenica della festa della Santa Famiglia. Stavamo partecipando alla Santa Messa trasmessa in televisione, quando al termine il sacerdote diede la benedizione mio marito diede l’ultimo respiro. Il “transito” fu sereno e tranquillo. Il 16 gennaio avrebbe compiuto gli anni. I figli avevano preparato tutto per festeggiare il giorno della sua nascita sulla terra, invece abbiamo festeggiato la nascita alla nuova vita. La liturgia del rito funebre l’ho preparata io il giorno prima del funerale e il sacerdote ha poi controllato se tutto andava bene. Io, i miei figli, le loro mogli e i nipoti abbiamo letto le letture e la preghiera dei fedeli. Prima della celebrazione il sacerdote ha ricordato mio marito dicendo che Vincenzo era un santo uomo e di pregare il Signore perché concedesse a ciascuno di noi di poter vivere una vita di fede come la sua. 
Dico queste cose non per vantarmi ma per rendere gloria a Dio per tutto quello che ci ha donato.  Con mio marito Vincenzo abbiamo lavorato in parrocchia nella liturgia, per gli incontri matrimoniali e altri ministeri e soprattutto per l’educazione nella fede ai miei figli.[…] Vincenzo è stato accudito da me in casa fino alla fine dei suoi giorni, anni pesanti, giorni difficili affrontati con la fede e la fiducia nel Signore che ci invita ad avere fede in Lui, a pregare incessantemente perché la preghiera fatta con fede smuove le montagne. Ora vivo sola, ma il mio amato Vincenzo è sempre con me, ci parlo e gli dico tutto quello che faccio e nella fede che abbiamo condiviso. Metto tutti i miei cari sotto la protezione di San Giuseppe. Con affetto e stima la saluto.
Anna Maria Caporale 
St. Leonard, Quebec, Canada
Cara Anna Maria,
leggendo la sua lettera, il primo sentimento è stato la lode a Dio che suscita nel cuore delle persone dei sentimenti così nobili sorretti da una fede che non si piega al soffiare dei venti gelidi della vita, ma con nobiltà d’animo testimonia un ammirevole spirito di fede.
In un clima diffuso di paura e di premurosi scongiuri quando si parla della morte, la sua lettera apre il cuore alla speranza.
In occasione delle morte del nonno, un bambino mi chiedeva che volto avesse la morte. Gli risposi che «La morte non ha una faccia, ma di volta in volta ha la faccia della persona che muore. In quel giorno aveva il volto del nonno». Il volto di Vincenzo, pur nel freddo della morte era la crisalide da cui era uscita l’anima colorata di meriti e calda di amore. La riforma liturgica, dopo il Concilio Vaticano II, ha privilegiato l’aspetto gioioso della vita eterna e, con la luce con i colori dell’alba, colori caldi che hanno accompagnato Gesù risorto al mattino di Pasqua.
È comprensibile il senso di vuoto ma Dio lo lascia aperto così da aiutarci a conservare una reciproca comunione che si alimenta con la preghiera e con un affetto non cancellato ma trasformato.
Grazie della sua testimonianza e Dio con l’aiuto di san Giuseppe, mantenga questa gioiosa presenza e la voglia di testimoniarla.
Buona Quaresima anche alla sua cara famiglia. Mi permetto di suggerirle di continuare la lettura degli articoli della nostra rivista, non soltanto per non dimenticare la lingua italiana, ma soprattutto a sostegno della speranza cristiana.

 

Silenzioso, umile, nascosto e prezioso servizio alle parrocchie

Reverendo don Mario,
sono da tempo abbonata a “La Santa Crociata” che stimo e apprezzo tanto per la sua validità ed eleganza della stampa. Complimenti!
La leggo con tanto piacere, essendo devotissima di San Giuseppe, che onoro ogni giorno. Vi ho inviato un’offerta per la celebrazione di Sante Messe in suffragio di Mons. Lino Magenes, mio direttore spirituale da una vita. Ho vissuto direttamente con lui per cinquantatré anni e desidero tanto che sia iscritto nell’elenco dei defunti della “nostra” famiglia di San Giuseppe. Don Lino era una preziosa guida spirituale, un sacerdote davvero entusiasta del suo Ministero, che esercitava con tanta vitalità, portando tante persone alla vita consacrata, religiosa e laica. Don Lino è deceduto il 4 ottobre e, se possibile, desidererei che le sante messe fossero celebrate il giorno 4 di ogni mese, per un anno, però sono certa che il signore non tiene un calendario e non c’è bisogno di ricordargli ciò che ci sta a cuore. La ringrazio vivamente anche per i commoventi ricordi per ogni mio onomastico: è una gioia che si rinnova sempre. Con squisita riconoscenza, saluto. 
Anna Biancardi 
Muzza di Cornegliano Laudenze,
Lodi
 
Stimata e cara signora Anna,
con simpatia e gratitudine per la sua generosa bontà, anche a nome della comunità ecclesiale della diocesi di Lodi, mi permetto un sentito ringraziamento  per il bene svolto nella sua terra. Cara Anna, la comunità ecclesiale ha beneficiato dell’attività sacerdotale di mons. Lino Magenes; egli, indubbiamente, ha potuto iniziare e compiere tante attività anche per la sua preziosa collaborazione.  Don Lino ha seminato in tante persone l’abbondanza della grazia divina che ancora oggi sta  fruttificando in santità in molte anime.  
Le collaboratrici dei sacerdoti nella parrocchia sono una sorgente di benedizioni. Il nostro confratello, il venerabile mons. Aurelio Bacciarini, durante il suo ministero episcopale nella diocesi svizzera di Lugano, aveva intuito la necessità di aggregare alcune persone perché fossero al servizio dei parroci e delle parrocchie. Nel 1926, precorrendo i tempi, fondò l’istituto secolare “Compagnia di santa Teresa”.
 Questa qualità di servizio ecclesiale, che un giorno poteva sembrare di “serra”, limitandosi ad addobbare i fiori sull’altare o solo a pulire la chiesa, oggi è aperta alla periferia con i poveri da soccorrere e gli ammalati da visitare; insomma svolgere quelle opere di misericordia che la nostra abituale mancanza di tempo ci fa dimenticare.
Gentile Anna, le assicuro di portare nel cuore delle nostre preghiere non solo tutti i sacerdoti, ma anche le collaboratrici che prestano la loro attività nelle case parrocchiali e le tante mamme e sorelle,  che stanno generosamente accanto al figlio o al fratello sacerdote, aiutandoli a moltiplicare il tempo da dedicare al loro ministero.
 Augurandole buona salute fisica e spirituale, l’affido alla protezione di san Giuseppe.
 
Wednesday, 18 February 2015 15:41

A Gerusalemme la prima tappa del grande riscatto

Presentazione di Gesù al tempio, di Quentin Massys

di Maria Gloria Riva

E' così stretto lo spazio entro il quale Massys relega la Sacra Famiglia che non pare neppure la cornice solenne del Tempio. Massys, allievo di Memling e fondatore della Scuola Fiamminga di Anversa, vede, nell’evento della Presentazione, la professione di fede da parte di Maria e Giuseppe e, con loro, del popolo degli anawim, nell’avvento del Messia riconosciuto in Gesù. Forse per questo non ci permette di vedere nulla del tempio, tutto deve essere concetrato su di loro, sui protagonisti, i loro volti, i loro simboli.
San Giuseppe reca le colombe, offerta dei poveri, prescritta dalla legge di Mosè per il riscatto dei primogeniti.
Wednesday, 18 February 2015 15:39

«Don Guanella ha il metodo della periferia»

Un «pellegrinaggio» ideale a cento anni dalla morte di san Luigi

di don Nino Minetti

Da alcuni mesi abbiamo iniziato l’anno giubilare per il centesimo anniversario del passaggio al cielo del nostro santo Fondatore, don Luigi Guanella. In questa circostanza è doveroso fermarsi, consultare le memorie e riascoltare con la sensibilità di don Guanella il gemito dei poveri di oggi. 
Dalla consultazione delle “carte” in nostro possesso, la morte di don Luigi viene posta subito sotto il segno della grandezza dell’uomo e del sacerdote scomparso.
Si celebra la sua vita coraggiosa, serena, nonostante le indicazioni contrarie. Si ammira un’esistenza totalmente regolata sui ritmi proposti da Dio. Si misura la dimensione interiore di un sacerdote che ha saputo riflettere e osservarsi fin dagli anni giovanili, ma che ha dedicato anche attenzione e amore al tempo in cui è vissuto e alle persone che il sistema sociale trasformava in “scarti” umani, aprendosi senza pregiudizio verso quella modernità che poteva loro giovare fino a riscattarli.
Wednesday, 18 February 2015 15:35

La crescita spirituale fruttifica nell’umiltà

Solo un amore vero ordina i desideri. Essi sono, allora, espressione di un amore equilibrato e libero, l’amore di carità, l’unico capace di coinvolgere tutta la persona.

di G. Cucci

Sul tema del desiderio una visione spirituale rimane indispensabile perché mostra che l’agire non è frutto del caso, ma necessita di un progetto, e che anzi proprio le difficoltà e gli imprevisti della vita sono preziosi e portano in sé un insegnamento che va raccolto perché mostrano un possibile percorso da riconoscere. La fatica, la sofferenza e la prova non dicono di per sé che è inutile desiderare, ma che ogni cosa ha un prezzo, e che è importante sapere su cosa investire la propria vita. Gli imprevisti hanno spesso aiutato i santi a precisare e a concretizzare i loro progetti; s. Ignazio giunge a dare vita ad un nuovo ordine in seguito a contrattempi che non gli consentono di realizzare il suo desiderio: vivere stabilmente in Terra Santa.
Wednesday, 18 February 2015 15:32

Spiritualità e devozioni come anima in un corpo

Stimato signor Direttore, 
sono un’iscritta alla Pia Unione di San Giuseppe, leggo con profitto la rivista, cerco di essere fedele alla preghiera quotidiana per i morenti, a volte, recito il sacro Manto in onore di San Giuseppe. Le scrivo per un chiarimento: a volte mi chiedo se le pratiche in onore di san Giuseppe sono una semplice devozione, oppure  la conseguenza di una spiritualità specifica?
Tiziana Vella – Catanzaro
 

L’Ascensione: secondo mistero glorioso

di O. De Bertolis

L’autore della lettera agli Efesini scrive che «colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra dei cieli, per riempire tutte le cose». è un’espressione molto bella, con la quale ci si mostra come Gesù vuole non solo attirare a sé tutte le cose, come aveva detto, riferendosi alla sua Croce: «Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me», ma anche riempire tutte le cose della sua vita, quelle animate e quelle inanimate, l’uomo e il cosmo stesso, mediante l’effusione dello Spirito Santo. Di questa effusione continua, che attraversa tutta la storia, Lui è il Pontefice, il Mediatore, il vero ed eterno Sacerdote.
Wednesday, 18 February 2015 15:25

Un anno speciale per la vita consacrata

Il Vangelo vissuto è il terreno fertile dove fiorisce la speranza e risveglia il mondo

di p. Donato Cauzzo

Un lungo applauso si è alzato dagli oltre 120 superiori generali di ordini e congregazioni religiose riuniti, il 29 novembre 2013, attorno a papa Francesco in occasione del loro raduno annuale a Roma, quando hanno ascoltato il suo annuncio: «Ho deciso di dedicare un anno speciale, il 2015, alla vita consacrata!». 
Pur essendo del tutto inaspettato, questo annuncio raccoglieva l’attesa e la speranza che da tanto tempo i consacrati di tutto il mondo avevano in cuore: che la vita consacrata tornasse a risplendere nella Chiesa come una “perla preziosa” a volte troppo nascosta e spesso poco valorizzata e apprezzata. 
Wednesday, 18 February 2015 15:22

Intenzione di Preghiera del mese di febbraio

INTENZIONE GENERALE
Perché i carcerati, in particolare i giovani, abbiano la possibilità di ricostruire una vita dignitosa.
 
INTENZIONE MISSIONARIA
Perché i coniugi che si sono separati trovino accoglienza e sostegno nella comunità cristiana.
 
INTENZIONE DEI VESCOVI
Perché gli operatori del sistema sanitario uniscano la competenza professionale al rispetto di ogni persona.
 
 
INTENZIONE DELLA PIA UNIONE
«Preghiera dal carcere»
 
Signore Crocifisso, guardaci, siamo quelli come te. 
Condannati. Sul patibolo e dietro le sbarre della vergogna. Anche in attesa dell'esecuzione, per veleno, per corda al collo, per fucilazione o sedia elettrica. Ti basti questo: come Te, inchiodati in croce. A differenza di Te, noi più spesso per colpa, anche se non mancano, tra noi, gli innocenti. Amico, se tu conoscessi il mistero immenso della detenzione, dove mi trovo! Se vedessi e sentissi quello che vedo tra queste buie mura. E amaramente penso ai miei cari. Che ingiustamente soffrono a causa mia.
“Conosco il demonio che era dentro di me, ero legata al Male, la mia vita fu di violenza. Ma da quando ho conosciuto il Signore nulla è più riuscito a farmi commettere un gesto di violenza: in questi 14 anni di braccio della morte Gesù, con il suo perdono, è entrato nel mio cuore! Se decidete che dovrete uccidermi, fatelo basandovi solo sulla brutalità del mio crimine, ma per favore non basatevi su di me come rischio futuro per la società, perché io ora sono cambiata… Vi amo tutti, spero che la mia morte vi dia pace, di nuovo chiedo perdono alle famiglie che ho colpito, ora vado incontro a Gesù, vi aspetto tutti in Paradiso, Lui ha già preparato un posto per me”.
 
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