La festa di Natale è celebrata pressoché in tutti i paesi del mondo, anche laddove i cristiani sono pochi. Soprattutto però “dilaga” nei paesi ricchi dell’Europa e dell’America, come occasione di festeggiare, rilassarsi e consumare. Ma cosa resta del Mistero del Figlio di Dio nato da Maria Vergine? Forse solo un frettoloso ricordo o al più una vetusta tradizione che induce un gruppetto sempre più esiguo ad affacciarsi a una chiesa. Se ce ne fosse bisogno, i sociologi da tempo segnalano il prevalere numerico dei non credenti e degli agnostici, specialmente nei paesi euroamericani.
La Nota del Dicastero per la Dottrina della fede, pubblicata lo scorso 19 settembre ma approvata da papa Francesco già il 28 agosto precedente, che riguarda l’«esperienza spirituale legata a Medjugorje», ha attirato l’attenzione, talora eccessiva, di giornali e televisioni, ma anche quella (più pia e benevola) di tanti cristiani che a quel luogo della Bosnia-Erzegovina sono andati in pellegrinaggio, oppure che sono stati richiamati verso la Madonna e quindi verso la fede da un qualche legame con Medjugorje.
Nell’imminenza del mese di giugno, “spigolando” tra quadri e immagini del Sacro Cuore, mi sono imbattuto in una pala di altare, opera del pittore veronese Giovanni Caliari (1802-1850), che ho voluto poi riprodurre in copertina. Il nome di questo pittore mi era del tutto ignoto, ma sono stato colpito dal soggetto raffigurato.
Abbiamo dedicato ampio spazio ai bambini in questo fascicolo de La Santa Crociata, per partecipare, con i nostri mezzi, alla bella iniziativa di papa Francesco, che ha indetto a Roma la prima Giornata mondiale dei Bambini il 25 e 26 maggio 2024. Su tale “giornata” scrive esplicitamente don Gabriele Cantaluppi (p. 20-21),come pure a essa si rife- risce sia la copertina che la grande foto di apertura (p. 2-3) e ini ne,indiretta- mente maintenzionalmente, è per i bambini il mio l’articolo (p. 12-13) sugli “Amici (o Araldi) di san Giuseppe”, la sezione della Pia Unionedel Transito di san Giuseppe formata da bambini e ragazzi.
Domenica 21 aprile, quarta di Pasqua, detta anche del “buon Pastore”, è la Giornata di preghiera per le vocazioni. In Europa e in Italia questa non è una semplice intenzione di preghiera, ma un grave problema per la Chiesa. Non c’è bisogno di consultare statistiche; bastano gli occhi per vedere il numero ridotto dei sacerdoti, come pure i seminari semivuoti o vuoti.
Per coltivare un’autentica devozione a san Giuseppe, è utile (e anche semplice) tornare a santa Teresa d’Avila. È vero che, prima di lei, altri santi hanno raccomandato di venerare il santo Patriarca, ma lei è la più autorevole, la più ascoltata.
Siamo affetti da eurocentrismo e quindi ci siamo stupiti quando il Santo Padre Francesco ha visitato, dal 31 agosto scorso fino al 4 settembre, la Mongolia. In quel paese, per noi tanto remoto, vi è una minuscola comunità cattolica, che forma la Prefettura apostolica di Ulan Bator, costituita da circa 1400 fedeli e guidata dal cardinale Giorgio Marengo.
Che cosa vi è di più bello che una passeggiata estiva in alta montagna? Ne ricevono beneficio il corpo e lo spirito. Talora sui sentieri e sulle cime dei monti incontriamo le "croci di vetta" che diventano la meta del nostro camminare e restano legate quasi inseparabilmente al panorama che contempliamo. A volte sono croci poste a ricordo di un avvenimento luttuoso, di una disgrazia in montagna o di un evento bellico, e allora richiamano il viandante a pensieri mesti e alla preghiera.
Abbiamo riprodotto sulla nostra copertina l’effigie di Maria Regina pacis che Benedetto XV volle collocare nella basilica romana di santa Maria Maggiore il 4 agosto 1918, al termine del primo conflitto mondiale, da lui definito «inutile strage». Ricordiamo anche che fu Benedetto XV ad aggiungere il 27 aprile 1915, all’inizio di quella guerra, l’invocazione Regina Pacis alle Litanie Lauretane, una giaculatoria breve come un soffio di voce, ma che è come un macigno, collocata al termine delle invocazioni alla Madonna più amate dal popolo cristiano.
Scrivo queste righe in prossimità della festa più cara, quella di san Giuseppe. Quest’anno torneremo qui a Roma alla tradizione degli anni precedenti, alla Processione che è il momento più solenne e partecipato, ai festeggiamenti in Oratorio e lungo le strade, soprattutto senza le limitazioni tanto affaticanti degli ultimi due anni. Ringraziamone Dio!
Quando è cominciato il simpatico costume di fare regali a Natale e chi ne sarà stato l’inventore? È il Vangelo a rispondere: gli inventori dei regali natalizi sono stati i magi. Ogni anno all’Epifania ci viene letto che essi, giunti a Betlemme, dopo aver visto il Bambino e la madre e averlo adorato, «aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra». La tradizione cristiana (non il Vangelo) ha ritenuto che anche i pastori abbiano portato doni a Gesù Bambino, regali umili in confronto con i tesori dei magi, ma offerti con fede e soprattutto con gioia.