Dunque nella domenica del “buon Pastore” (ma anche più spesso) vogliamo partecipare ai sentimenti di Gesù che, come riferisce il Vangelo (cfr. Mt 9, 36-38): «vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore», e ci ha dato il comando: «Pregate il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe».
Forse le parole di Gesù lasciano intendere che vi sarà mancanza di “operai” in ogni tempo, non solo oggi. «La messe è abbondante, ma sono scarsi gli operai»; così era già al suo tempo e così per tutti i tempi! Di conseguenza, dobbiamo provare gratitudine, come per una fortuna ricevuta, quando abbiamo tra noi i sacerdoti per la celebrazione dell’Eucaristia e per il dono dei Sacramenti. Se essi sono scarsi, ne consegue che dobbiamo approfittare della loro presenza e del loro ministero, quando ci vengono offerti. Non si capisce allora come vi possano essere Messe deserte e confessionali abbandonati! Ecco una prima considerazione: nel nostro mondo, un tempo cristiano, sembra piuttosto che si sia rovesciata la parola evangelica e che Gesù voglia insinuare: «È la messe a essere scarsa…».
Ne aggiungo una seconda. Questa evangelica “scarsità” degli operai forse non è solo numerica, ma anche povertà spirituale e pastorale. è una conseguenza naturale di ciò che ripeteva spesso don Guanella: «Ubi homines ibi miseriae» (dove ci sono uomini, ci sono miserie). Non ne vanno esenti i sacerdoti! Allora, i cristiani dovrebbero avere comprensione e tolleranza verso le manchevolezze dei sacerdoti e apprezzare il loro servizio, pur tra limiti, difetti e anche peccati.
Infine un terzo pensiero. Se Gesù ci ha comandato di pregare il Signore della messe, non possiamo ritenere che il Signore sia sordo; egli certamente ascolta questa preghiera! In che modo?
Se ci guardiamo intorno, ci imbattiamo non raramente in sacerdoti che provengono da quelli che chiamavamo un tempo “paesi di missione”. Sacerdoti stranieri, spesso di colore, che accettano di lasciare i loro paesi di origine e di servire le nostre parrocchie e comunità. Si sta verificando, nell’emisfero nord del mondo, il movimento contrario a quello che è avvenuto negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Allora, in seguito all’enciclica di Pio XII Fidei donum del 21 aprile 1957, molti sacerdoti europei sono passati alle diocesi sudamericane, africane e asiatiche. Oggi sta avvenendo il contrario.
Dobbiamo essere profondamente grati al Padre che ci esaudisce in questo modo; dobbiamo accogliere e integrare con disponibilità questi sacerdoti che servono le nostre Chiese; dobbiamo riconoscere con realismo le loro difficoltà in rapporto a una mentalità, la nostra, che per loro è nuova; dobbiamo con pazienza domandare a loro che ci comprendano e ci aiutino.