Dal Canada, infatti, si sta diffondendo un approccio di cura dei malati di Alzheimer, Carpe diem, che capovolge un po’ i criteri abituali con cui si è curata finora questa grave malattia del cervello di persone anziane. Al di là del senso godereccio che può ispirare, Carpe diem significa occuparsi della persona contando sulle risorse vitali di cui dispone ancora, malgrado le menomazioni dovute alla sua malattia. Vuol dire non ridurre la persona alla sua malattia, ma darle l’opportunità del vivere dignitoso di cui ancora è capace. È l’impegno non solo a contenere i sintomi, ma soprattutto a capire i bisogni che la persona esprime in modi di fare strani e fastidiosi, definiti sbrigativamente come aggressività, fuga, demenza.
Sono state create strutture che accolgono malati gravi di Alzheimer, impostate sull’approccio di favorire un vivere in comune il più possibile normale, coinvolgendo le persone accolte nelle incombenze quotidiane di cui sono ancora capaci, stimolandole ad attività che permettano loro ancora un buon gusto del vivere.