Un giorno alla settimana bambini e ragazzi delle scuole francesi in mensa potranno scegliere un menù vegetariano, al posto di quello tradizionale. È una sperimentazione che inizierà il primo novembre e durerà due anni dietro la spinta delle associazioni di genitori e dei vegetariani, insieme agli ambientalisti di Greenpeace. Il motto è: “Anche il tempo passato in mensa serve per imparare”.
Imparare a non mangiare carne e pesce, intendono i sostenitori. È una dieta adatta a un bambino?
Popotus lo ha chiesto a Maria Elisabetta Clementi, medico, specialista in scienze dell’alimentazione a Roma: «Nella proposta francese non c’è niente di male, non significa diventare vegetariani a tutti i costi. È solo una scelta di un giorno su sette. Un’alimentazione quotidiana, invece, va tenuta sotto controllo medico, perché i genitori rischiano di fare errori. I bambini sono in fase di crescita e hanno bisogno di proteine di alto valore biologico come quelle di origine animale. Il vegetarianismo le comprende, perché prevede uova, formaggi, latte, ma il problema, può essere il ferro, che non si riesce ad assimilare a sufficienza dai legumi. In un bambino conta l’accrescimento della statura, delle ossa, e quindi il fabbisogno nutrizionale è diverso da quello dell’adulto che deve solo mantenere
la struttura corporea». E se un figlio non è d’accordo e vuole mangiare la carne? «Di solito i vegetariani non sono rigidi – risponde Clementi – e mamme e papà accettano la scelta del figlio. È più frequente trovare forme di intransigenza nei vegani, tipologia di genitori di cui spesso si discute, perché un regime privo di qualsiasi alimento di origine animale è del tutto inadatto nell’età della crescita.