Via Pierino Belli 13, Alba, al centro della cittadina. Una corte, quelle di una volta, dove si affacciavano le abituazioni delle numerose famiglie circostanti. Un pozzo nero dove una di esse raccoglieva il frutto del suo lavoro, prima di andare poi a spargerlo nei campi. Mai Giovanni Coppa ha dimenticato questo umile luogo delle sue origini, anche quando le vie della Provvidenza lo hanno incaricato di delicate missioni ecclesiastiche, facendogli incontrare importanti personaggi di questa terra. Nella sua autobiografia, redatta poco tempo prima della sua morte, avvenuta il 16 maggio di quest’anno, più d’una volta conclude la cronaca di qualche incontro importante ricordando: «Dissi sempre a me stesso: ‘Non dimenticare da quale letamaio sei uscito, non dimenticare via Pierino Belli 13».
Ogni uomo è un mendicante di Dio; anche se diversi sono gli itinerari, unica è la meta: soddisfare una nostalgia profonda di Eterno. Nell’esperienza di fede dei santi sono tracciate le coordinate di Dio e lo studio della loro vita comporta la scoperta delle sue incancellabili orme nelle loro strade. Paolo VI nel giorno della beatificazione di don Luigi Guanella diceva: «Vorremmo carpire il segreto e cogliere il principio interiore di tale santità: vorremo ridurre ad un punto prospettico unitario la vicenda avventurosa, complicata e febbrile della vita prodigiosa del nuovo beato».
«Ho conosciuto una Santa». è il titolo del libro su Madre Teresa di Calcutta scritto dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, e pubblicato in questi giorni dalle Edizioni San Paolo. Nel volume il porporato racconta i suoi tanti incontri con la futura Santa e offre al lettore una serie di storie, scritti e preghiere su Madre Teresa.
Ecco, sono già trascorsi 11 anni dalla morte di don Giancarlo Pravettoni. Gli fui vicino con altri amici fraterni fino all'ultimo giorno, a Mantegazza, quando il Signore chiamò alla vita eterna il suo servo amato, dopo un lungo percorso di malattia durante il quale era stato assistito dai suoi familiari. Sul tavolo era ancora acceso il computer al quale lavorava incessantemente per completare il suo libro, la storia della sua spiritualità, del suo cuore, dal titolo "Oltre il visibile". Morì il 16 marzo 2005. La malattia aveva roso il suo corpo minuto, senza tuttavia essere riuscita a intaccare il suo sguardo luminoso, il suo cuore, il suo animo. Don Giancarlo, animato da autentico spirito guanelliano, ha speso tanta parte della sua missione di fede per il Polesine.
Il pittore Marc Chagall ha scritto: «quando sto ultimando un quadro accosto alla tela un oggetto creato da Dio: un sasso, un fiore, una fronda o la mia mano, per una specie di prova del nove. Se il dipinto non stride di fronte ad una cosa che l’uomo non può fare, è valido. Se c’è disarmonia, non è arte». Alle radici della sua profonda umiltà, al termine della sua esistenza Bacciarini non ebbe la consapevolezza che la sua vita fosse stata un capolavoro, ma se ne accorse il suo popolo.
«O santa croce del vescovo, ignorata dal mondo, e nota solo a chi assorbe l’amaro assenzio che stilla dal suo tronco, io ti abbraccio una volta ancora e t’innalzo al cielo, affinché, per la virtù della croce di Gesù, tu sii pegno di salvezza per il popolo che Dio mi ha affidato». In queste parole pronunciate all’entrata in diocesi di Lugano dal venerabile Aurelio Bacciarini vibra la passione di quest’uomo che assume il ruolo del buon pastore e prende sulle sue fragili spalle la cura del suo gregge.