Essere presenti là dove siamo: sembra banale, quasi un ossimoro, eppure oggi bisogna conquistare tale centralità. Dal momento che abbiamo innumerevoli possibilità informative, rischiamo di perdere di vista la posizione in cui gli altri ci vedono. Tenere le radici ben salde potrebbe aiutarci a superare la frammentazione, uno dei peggiori mali contemporanei. Vivere a compartimenti stagni, da una parte il lavoro, dall’altra lo svago, qua i figli, là gli amici, dentro di noi i sogni, fuori di noi quella che Pavese definiva “la rugosa realtà”: credo sia questa la palude in cui stiamo sprofondando.
Una vita responsabile dovrebbe essere la base del patto pedagogico. La fondazione di qualsiasi legame educativo. Il traguardo da raggiungere per ogni genitore. Altrimenti la relazione dell’adulto con il giovane può ridursi a un discorso professionale, privo di densità emotiva, povero di emozioni. In questa prospettiva la semplice lezione o spiegazione del programma da svolgere è un misero scampolo di ciò che dovremmo aspettarci dalla scuola. Un’appendice che nessuno legge. è necessario evitare ogni voce microfonica. Quello che diciamo e facciamo dev’essere il frutto della nostra vita. Soltanto così potremo essere credibili.