Papa Francesco ha nel suo studio una statua di San Giuseppe dormiente, che indica sempre come modello di vita fedele al servizio di Dio e sotto il piedistallo infila dei biglietti con le sue richieste di grazie: «Con questi falegnami bisogna avere pazienza: dicono che ti faranno un mobile in due settimane, poi magari ci mettono un mese. Ma te lo fanno, e lavorano bene! Solo bisogna avere pazienza».
Il libro La devozione a san Giuseppe dormiente di don Marcello Stanzione ed edito dalle Edizioni Segno di Udine, è un agile compendio della spiritualità e della devozione a san Giuseppe dormiente e unisce anche la storia del culto cattolico al Santo. Vi sono aggiunte le più belle preghiere a lui e una meditazione sulle sue virtù. Per ogni cristiano san Giuseppe è il modello ideale: ci mostra il comportamento da tenere con Dio, con la Santissima Vergine e con gli Angeli. La sua obbedienza, il suo rispetto dell’autorità, la sua fiducia e la sua fede, il suo silenzio sono per noi uno sprone all’imitazione.
«Mi credi, cara Jeanne, se ti dico che ogni volta che ti scrivo sento un grande imbarazzo? Il mio cuore è pieno di te e il mio spirito si accende continuamente. Mi basta ricordare la tua figura e subito vengono a farmi compagnia pensieri divini e dolci" (Lettera di Bloy a Jeanne, 27 novembre 1889)
In tutte le lingue la parola ''amore" è tra le più citate, ma è anche tra le più inflazionate. In realtà, le contraffazioni dell'amore sono sconfinate. Si verifica per essa quanto succede al termine “Dio”. Dio è amore, come afferma Giovanni nella sua prima lettera, ma sono innumerevoli gli idoli scambiati con Dio. Tra le deformazioni dell'amore una delle più ricorrenti è quella perpetrata dall'egoismo. L'amore sarebbe soddisfazione dei sensi, considerazione degli altri come oggetto, da usare e poi accantonare, divertimento e stordimento erotico.
I libri su san Giuseppe non mancano; per Io più sono o lavori di esegesi e di devozione oppure opere di narrativa, alcune di alta qualità. Tra le pubblicazioni più moderne ricordiamo: P. Barbagli, Giuseppe nel Vangelo; J. Galot, San Giuseppe; i volumi di p. Tarcisio Stramare, Jan Dobraczynski, L’ombra del Padre. Opere - e molte altre come queste - di alto livello scientifico o letterario. Ultimamente Giovanna Ferrante, scrittrice, giornalista milanese, ha pubblicato un volume - Giuseppe, il falegname di Nazareth (Ancora 2011, pp.141, € 10.50) - nel quale teologia, devozione e poesia, si fondono e si armonizzano, così da offrire un lavoro ricco di fascino e d'interesse.
Il volume “si sviluppa su due piani: le parti in corsivo sono quelle in cui l’autrice immagina Giuseppe sul letto di morte, assistito da Gesù e da Maria. Nei capitoli che via via si susseguono, Giuseppe rivisita la tappe fondamentali della sua vita, rivive gli eventi più importanti, ravviva i ricordi delle persone, cerca di comprendere la missione che Dio gli ha assegnato" (p.10). In tal modo l'Autrice ha la possibilità di narrare la straordinaria vicenda umano-divina di S. Giuseppe, ritraendola dal vivo, grazie a tre elementi di cui ella dispone in termini eccellenti: la conoscenza del Vangelo e delle scritture del tempo, una notevole capacità evocativa e descrittiva, infine un filone poetico e fantastico che dà al tutto vivacità e colore.
Giacomo Leopardi, morto cristianamente? L'affermazione a molti potrebbe sembrare strana. Non è il poeta di Recanati l'assertore del nulla? del materialismo ateo e antireligioso dei filosofi sensisti del suo tempo? E come è possibile dimenticare la terribile pagina che egli scrisse nello Zibaldone (23 novembre 1820) contro il cristianesimo della madre, cinico e nemico della vita? Due studiosi hanno ribaltato l'immagine di un Leopardi anticristiano, morto senza fede, e dimostrato il contrario: N. Storti nel volume Fede e arte in Giacomo Leopardi e D. Barsotti in La religione in Giacomo Leopardi. Esaminiamo con pacatezza la questione.
Nella convinzione di rendere cosa gradita ai nostri lettori che leggono sulla nostra rivista gli articoli letterari del nostro stimato e prestigioso collaboratore, padre Ferdinando Castelli s.j., con il suo consenso pubblichiamo parte della prefazione al volume «Sentinelle dell’Assoluto. Monaci, frati e suore raccontati dagli scrittori». In questo volume si possono leggere quindici classici che hanno descritto monaci, frati e suore. Si passa da Dostoevskij a Luca Desiato, da Léon Bloy a Diego Fabbri, da Georges Bernanos a Mario Pomilio, da Gilbert Cesbron a Rodolfo Doni, ecc…
Thomas Merton è un giovane dalla vita disordinata e dissoluta, aspirante poeta. Visitando le basiliche paleocristiane di Roma, viene a trovarsi dinanzi al mosaico del Cristo giudice dominante l’abside dei Santi Cosma e Damiano. «L’effetto di quella scoperta fu terribile», confessa raccontando la sua conversione nel volume “La montagna dalle sette balze”. Fu il rivelarsi del divino sull’umano, dello spirito sulla materia, della vita sulla morte. «Fu là che vidi per la prima volta Colui che ora servo come mio Dio e mio Re, Colui che presiede e governa la mia vita». Che cosa ha visto, col passare dei giorni, scrutando l’immagine di Cristo? Ha visto «un abisso di amore e di pace, quell’abisso era Dio».
La rivelazione lo sconvolge; all’amore non si può resistere. A ventisei anni, nel 1941, entra nell’abbazia trappista di Nostra Signora di Gethsemani, nel Kentucky, consacrando la sua vita a cantare l’amore di un Dio che per noi si è fatto uomo, amandoci fino al dono supremo di sé. Il suo canto raggiunge i toni alti quando esprime la gioia del dono totale di sé a Colui che per noi ha donato tutto se stesso. Thomas Merton, morto nel 1968, è l’icona di una vita che si dona all’Amore.
La vita consacrata si fonda e si sviluppa su una verità sconvolgente rivelataci da San Paolo nella Lettera ai Galati (2,20): «Dio mi ha amato e ha consegnato se stesso per me». La conseguenza che ne deduce un’anima nobile, illuminata dall’Alto, è immediata: amerò Dio e consegnerò me stesso per Lui.
Ecco la definizione della vita donata totalmente al Signore. Mentre l’ateismo e la secolarizzazione rifiutano o accantonano Dio, negando o dimenticando la sua sovranità, la consacrazione religiosa si fonda sul primato di Dio e sulla fede nel Cristo redentore; stabilisce pertanto una vita nel regno di Dio, dilatando al massimo questo regno che il battesimo e la cresima hanno instaurato nell’anima.[…]
In questo volume presento sedici significativi testi sulla vita consacrata di altrettanti autori, narratori o drammaturghi. In essi ci si interroga sul significato di questa scelta, le sue motivazioni di fondo, le sue dimensioni, la sua incidenza sulla persona e sulla società, le difficoltà che in essa si incontrano, l’importanza dell’aggiornamento e della fedeltà al carisma del fondatore. […]
«La carrellata continua» ho intitolato l’ultimo capitolo del volume. In realtà, l’argomento richiederebbe una trattazione più vasta e articolata. Per motivi di spazio ho dovuto fermarmi, limitandomi a una sintetica ed essenziale presentazione di alcuni autori che sulla vita consacrata - non sui semplici preti, si badi, chè la trattazione sarebbe sconfinata - hanno pubblicato volumi particolarmente significativi. Se mi si chiedesse di sintetizzare in una semplice battuta la concezione che quasi tutti gli autori presentati hanno della vita consacrata, riporterei l’affermazione di Julien Green dopo aver incontrato Jacques Maritain, «consacrato» con la moglie Raissa in un «Ordine speciale»: «Mi trovavo dinanzi a uno di quegli uomini che danno l’impressione di essere venuti da un altro mondo».
La vita consacrata è la testimonianza di un altro mondo.
Il romanzo di Graham Greene, Il potere e la gloria, ha una finale drammatica, che lascia pensosi. Siamo nel Messico, al tempo della persecuzione religiosa. Braccati dagli emissari dei Rossi, molti fedeli fuggono, si nascondono, storditi dalla paura. Padre José, prima prete energico e dignitoso, costretto alla clandestinità, è ridotto in uno stato che rasenta la bestialità. È l’ombra di se stesso. Tradito e fatto prigioniero, è condannato a morte.
Prima di morire, con la mente confusa, tutto uno straccio, fa il bilancio della sua vita, piangendo. “ Provava soltanto una delusione immensa, perché doveva andare verso Dio a mani vuote, senza aver fatto nulla. Gli pareva che sarebbe stato così facile essere santo! Ci sarebbe stato bisogno soltanto di un po’ di freno e un po’ di coraggio. Si sentiva come qualcuno che per pochi secondi avesse perduto l’appuntamento con la felicità…
La figura di Gesù non cessa d’interessare, inquietare e affascinare l’uomo di ogni tempo. Oggi forse più che nel passato. Si calcola che nel Novecento siano stati pubblicati centomila volumi – di teologia, di esegesi, di letteratura – sulla figura di Gesù. In questa foresta bibliografica è difficile orientarsi. Ci sono certamente opere notevoli per serietà e valore storico e teologico, ma anche pubblicazioni discutibili, superficiali e ambigue. Consideriamo pertanto un autentico dono – per la fede, la chiarezza teologica e il fascino delle prospettive che offre – il secondo volume di Gesù di Nazaret, firmato da J. Ratzinger – Benedetto XVI, recentemente pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana (pagine 348, € 20,00). È un autentico dono perché ci permette una visione chiara ed esauriente degli ultimi giorni della vita di Gesù, densi di significato e di mistero.
Apochi mesi dalla proclamazione a Santo di Don Luigi Guanella (23 ottobre 2011), è stato pubblicato un consistente bilancio della sua vita e del suo grande lascito che dalla prima attività di un povero prete in mezzo a difficoltà e ostilità ha cominciato a fiorire e si trova oggi in piena espansione nel momento della glorificazione del fondatore dell'Opera e della Congregazione.
Il libro, pur dando spazio alla celebrazione e diffondendosi nella parte descrittiva e nella splendida documentazione fotografica, ha evitato quel compiacimento tipico di queste pubblicazioni mirando, negli interventi e nella parte documentaria, a fornire un quadro completo, nei limiti dello spazio predisposto, della storia, della situazione sociale, del tempo, dei fatti, del pensiero del Santo, autore anche di numerosi volumi, dello spirito religioso e pedagogico, delle figure che lo hanno affiancato e poi hanno proseguito la sua opera fino ai nostri giorni. Un volume che è un tributo e un ringraziamento al Fondatore e all'Opera Guanelliana, ma anche uno strumento utile e pratico per chiunque voglia sapere chi è stato San Luigi, cosa ha fatto, detto, predicato, da dove sia venuto e dove sia approdata la sua Opera quando ha lasciato la terra per il Cielo e come sia proseguita.