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Giovedì, 05 Dicembre 2013 16:30

Pellegrinaggio degli antichi parrocchiani

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Nell’accogliere i pellegrini di Pianello in arrivo a Roma ho provato i sentimenti di Giuseppe l’ebreo, quando ha incontrato i suoi familiari. È stato come un incontro di famiglia, legata da vincoli antichi con le radici nell’unica fede, che nella città santa di Roma ha conosciuto la testimonianza di migliaia di martiri.
Accanto all’immagine del lontano Egitto, c’era anche un accostamento tra Pianello del Lario e la sponda del lago di Genezaret a Cafarnao.
Come Gesù ha incontrato i suoi primi discepoli a Cafarnao, così don Guanella ha raccolto a Pianello le prime generose anime di ragazze per formare la sua nuova congregazione. Inoltre, come Gesù ha scelto Pietro per affidargli la Chiesa, don Guanella ha scelto e coltivato don Leonardo Mazzucchi per affidargli il futuro della congregazione dei Servi della Carità.

L’Opera di don Guanella deve molta gratitudine a don Leonardo che ha avuto il compito di governare per circa trent’anni la Congre­gazione in tempi difficili, come furono la prima e la seconda guerra mondiale. Coltivò l’espansione caritativa in terra di missione: in Argentina a metà degli anni ‘20 e in Brasile alla fine degli anni ‘30.
In quest’«Anno della fede» la Parrocchia di san Martino ha desiderato professare la propria fede in questa terra bagnata dal sangue dei martiri e centro d’irradiazione della testimonianza del messaggio evangelico.
Analizzando la passione di don Guanella per Roma si scopre che l’unica motivazione era la fede. Roma è la città dove Pietro e Paolo hanno testimoniato la loro adesione a Cristo sino alla morte. Roma è il centro del mondo della cattolicità, è la sede del successore di Pietro, Roma è la Chiesa che presiede alla comunione di tutte le chiese sparse nel mondo.
Nella sua vita don Guanella nutriva un fascino particolare per Roma, la Città eterna. Per ben sette volte vi è stato pellegrino sempre con il desiderio di professare la sua devozione al Papa che chiamava «stella polare della sua vita» e poi, come fondatore di congregazioni di carità, per contribuire ad amplificare l’azione benefica della Chiesa.
Pensava anche ai suoi preti e suore e scriveva: «Così i sacerdoti e le suore della Divina Provvidenza presso la tomba dei martiri impareranno ad abbracciare con maggiore slancio la via spinosa del sacrificio». La prima voglia di essere a Roma è del 1877 quando ancora si trovava con don Bosco e gli chiede: «Mi procuri qualche impegno a Roma». Da quell’anno parte il suo avvicinamento alla Città del Papa; nel 1904 arriveranno i suoi preti. Il sogno era realizzato.
Da quell’anno il seme è coltivato con un’attività pedagogica in una scuola agraria sulle pendici del Monte Mario. Poi arriveranno anche le suore a Porta San Pancrazio. La fiducia e la confidenza di San Pio X con il nostro Santo fanno sì che i preti di don Guanella inizino anche un ministero pastorale nella baraccopoli della zona Trionfale, poco distante dalle Mura Vaticane. Il 19 marzo 1912, il cardinal Ferrari, che presiede il Pellegrinaggio lombardo, benedice la nuova chiesa dedicata al Transito di San Giuseppe. Accanto alla chiesa parrocchiale, da subito don Guanella fonda la Primaria Pia Unione del Transito di San Giuseppe con lo scopo di pregare San Giuseppe che accompagnasse i suoi fedeli nell’arco della vita, ma soprattutto li assistesse, come lui stesso fu sostenuto da Maria e Gesù, nel momento del passaggio all’eternità. In occasione del centenario di fondazione della Pia Unione e dell’Anno della Fede, gli Associati alla Pia Unione hanno realizzato un desiderio di don Guanella: rivestire con le figure di santi l’antico portale del Duomo di Milano. I parrocchiani di Pianello hanno così potuto ammirare le formelle e riempiere gli occhi di gioia nel vedere immortalato nel bronzo, non solo don Guanella, ma anche la beata Chiara Bosatta e don Leonardo Mazzucchi che fanno da sostegno alla testimonianza di fede di san Giuseppe, della Vergine Maria, di sant’Ambrogio e di San Carlo Borromeo. Negli anni in cui don Guanella si trovava a Pianello scriveva: «Un pellegrinaggio di devozione fa bene al corpo e all’anima. E’ un sollievo onestissimo al cristiano che generalmente per tutto l’anno non esce dai confini della sua casa o dal proprio campo. E’ un conforto dell’anima perché ci si trova con tanti fratelli insieme, un bisogno del cuore anche di pregare ed anche una manifestazione di fede come seme piantato in una buona terra».
L’augurio di oggi è che il pellegrinaggio a Roma e i futuri pellegrinaggi parrocchiali possano soddisfare questi auspici.

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