Il 4 agosto 1903, dopo un conclave anomalo che per l’ultima volta nella storia vide il potere politico interferire sul discernimento del più alto consesso della Chiesa, veniva eletto al soglio di Pietro il cardinale Giuseppe Sarto, patriarca di Venezia. Entrato in conclave come uno dei tanti elettori, dopo il veto dell’imperatore austro-ungarico che sbarrava la strada al cardinale Rampolla, ne uscì eletto con il nome di Pio X.
Una scelta che riuscì imprevista, anche se non completamente inattesa: il cardinale Sarto era abbastanza conosciuto ed apprezzato per la sua vita semplice e la vasta esperienza pastorale alla guida di ben tre diocesi: Treviso come cancelliere vescovile e vicario capitolare, Mantova come vescovo, Venezia come patriarca.
L’ostacolo maggiore che dovettero superare i cardinali elettori fu proprio la “resistenza” del designato: appena i voti incominciarono a concentrarsi sul suo capo, il cardinale Sarto più volte cercò di scongiurare i colleghi a «dimenticare il suo nome» perché non si reputava degno né capace. Rassegnato finalmente a fare la volontà di Dio espressa dalla scelta dei colleghi, «come un condannato a morte» accettò il pontificato ma tardò a prendere coscienza di quanto era effettivamente accaduto: rientrato nella sua cella dopo aver impartito alla folla la prima benedizione apostolica, si fece trovare vestito col semplice abito cardinalizio dal suo segretario, che gli fece notare: «Padre Santo, mi pare che il Papa debba andare sempre vestito di bianco». Alchè rispose: «Allora dammi le vesti bianche e mi cambierò».
Pio X riuscì a guadagnarsi l’affetto dei cristiani di tutto il mondo per le sue modeste origini familiari, la sua semplicità nel tratto e la sua avversione ai pomposi rituali di corte, tanto che i suoi detrattori – che non mancano mai – lo chiameranno: “il parroco di campagna”. è di fatti fu proprio così che aveva cominciato a servire la Chiesa, primo pontefice nella storia ad essere stato parroco.
Un papa di questa stoffa non poteva non far breccia nel cuore di don Guanella che aveva già avuto modo di conoscere mons. Sarto come vescovo di Mantova nel 1891, in occasione del pellegrinaggio comasco a Castiglione delle Stiviere per la festa di S. Luigi Gonzaga, e l’aveva poi incontrato nuovamente come patriarca a Venezia, durante il Congresso Eucaristico del 1897. In quell’occasione il cardinale Sarto aveva “largamente” benedetto le opere guanelliane e aveva voluto che fossero fatte conoscere ai congressisti. Non solo. Diverse suore Guanelliane erano state ricevute in congregazione dietro la presentazione di monsignor Sarto, «e noi ce le teniamo carissime», ricordava con una punta di orgoglio don Luigi, che si chiedeva, proprio all’inizio del pontificato: «Se il Patriarca di Venezia amava le opere nostre: non vorrà amarle e benedirle il forte, il mite, il grande Pio X?».
E fu proprio così, sin dal primo incontro con il nuovo papa, avvenuto probabilmente nell’udienza avuta il 5 novembre 1903 assieme ad alcuni dei suoi sacerdoti. Don Guanella trovò in Pio X «un insieme di semplicità, di bonomia, di autorità che conquistava i cuori» e provò «un antipasto del Paradiso».
Dopo questo primo incontro in Vaticano ci sarà un crescendo di incontri e di familiarità: quel sacerdote montanaro catturò l’interesse di Pio X e le udienze si fecero via via più frequenti – una quarantina soltanto quelle in qualche modo documentate –, informali e cordiali. Il Papa lo chiamava “il milionario disperato” e diceva: “Fossero tutti i preti come don Luigi!”.
Una stima che Pio X manifestava apertamente e volentieri anche ad altri personaggi. Giovedì 7 marzo 1912, pochi giorni prima dell’inaugurazione della chiesa del Trionfale, il Papa riceveva le Dame dell’Associazione romana per le Chiese povere. Dopo aver osservato con attenzione gli arredi sacri offertigli, chiese: «Non c’è nessuna tra voi che non conosca quello straccione di don Luigi Guanella?». «Io lo conosco», rispose la moglie di Lino Galli, direttore della Cassa Depositi e Prestiti. Allora il S. Padre soggiunse: «Ebbene fatene avere un po’ di questi arredi a lui». Il discorso cadde poi su don Guanella e sullo stile di povertà con cui voleva condurre le sue istituzioni. Non tutti i personaggi dell’aristocrazia romana conprendevano e condividevano l’ostinazione di don Luigi di “lasciar fare alla Provvidenza”. Pio X, fattosi serio e scandendo le parole, soggiunse: «però don Guanella ha a sua disposizione i miracoli».
Anche in occasione dell’udienza tradizionalmente concessa da Pio X ai bambini di Roma per la loro prima Comunione, il Pontefice ebbe un pensiero per don Guanella e per l’opera del Trionfale. Ricorda suor Paolina Bertani, una delle prime religiose guanelliane addette a quella “nuova terra di missione”: «Per la visita al Santo Padre le nostre bambine, a differenza delle altre che sembrano tante principessine, si distinguono per la semplicità del vestire e per la caratteristica ghirlandina di fiori di carta che orna la loro testa, perciò sono fatte segno a maggior attenzione.
Monsignor Camillo Caccia Dominioni, che accompagna Sua Santità Pio X, dice: “Queste sono le primizie di don Guanella”.
Sua Santità muove il labbro a un compiacente sorriso e poi soggiunge: “Ah! don Guanella! E dov’è don Guanella?”.
Noi rispondiamo: “In Lombardia”.
“In Lombardia? Che fa in Lombardia? A rubare?”, soggiunse. “Sì, è vero! Don Guanella è un ladro della Provvidenza! Ditegli che il Papa lo aspetta a Roma perché lo vuole mettere in carcere”».
Don Guanella, avvertito della cosa, si precipitò alla presenza del Pontefice, il quale intese “carcerarlo” dandogli due offerte per la chiesa di San Giuseppe, una di £ 10.000, seguita da altra di £ 20.000.
In una delle ultime udienze private troviamo la sintesi e l’apice di questa lunga storia di benevolenza e fedeltà. Il 17 settembre 1913, Pio X ricevendo don Guanella gli chiese notizie sulle opere in America. Don Luigi fece allora vedere al Papa una lettera del parroco di Chicago sull’attività delle suore guanelliane. Il Papa prese la lettera, la lesse e la riconsegnò dicendo: «Io e voi ci siamo intesi!».
Intesa tra due Santi: don Guanella, “il milionario disperato”, ricevette da Pio X un impulso decisivo, fondamentale, per la sua vocazione alla santità e per la sua opera di carità.