di Mario Carrera
Sembra che la peste nera della nostra epoca sia l’indifferenza. Anche le nobili passioni hanno il fiato corto. Il dinamismo dei grandi valori di ieri sembra paralizzato.
Il mese di giugno sventaglia il suo ottimismo e con la mietitura e i numerosi frutti della terra ci propone di contemplare la natura nel suo massimo splendore ci permette di abbracciare l’Infinito di Dio. Il sapore agricolo delle parabole dell’evangelo ci dice che “il seminatore si fa seme, il vignaiolo si fa vite, il vasaio argilla, il Creatore creatura”. Non solo Dio cammina con noi, ma Dio si fa uno di noi. “Un amore divino nell’uomo e un amore umano in Dio”.
La fede si gioca la sua scommessa in questo campo in cui ci accorgiamo non tanto che noi amiamo Dio, ma che è Dio ad amarci per primo: “Dio ha tanto amato gli uomini sa mandare a noi il suo figlio Gesù”.
Quando avverto il calore di questo amore divino in me si raddoppiano le energie della vita, aumenta la forza e la voglia di vivere. Avverto di aver trovato la sorgente della gioia; percepisco che ogni gesto di amore verso il prossimo, il mio sorriso di condivisione mi aprono una finestra sull’infinito di Dio, presente e luminoso negli occhi del prossimo. Davvero ci si accorge che senza amore non si può vivere; infatti nella vita impariamo tutto, tuttavia nessuno c’insegna a voler bene a noi stessi e a chi ci ha dato la vita. L’amore per noi stessi e per i genitori nasce insieme al primo respiro della vita.
Se percorriamo i sentieri della vita, avvertiamo un momento in cui abbiamo sentito cantare in modo esaltante la gioia di esistere perché ospiti in un nido caldo di amore che ci offriva benessere fisico e spirituale. Si era contenti perché la vita aveva trovato un senso, una direzione di marcia sulla quale Dio allungava il nostro sguardo sul futuro fasciato dall’arcobaleno dell’alleanza divina.
La tradizione popolare nel mese di giugno ci mette di fronte al cuore di un amico affidabile: Gesù. In “quel cuore che ha tanto amato gli uomini” non contempliamo solo un pugno di muscoli, ma sentiamo pulsare l’eco di un amore donato senza riserva per la nostra salvezza.
I sentimenti di quel cuore sono affiorati al pozzo di Sichem quando Gesù legge negli occhi della samaritana il suo curriculum vitae. Erano sentimenti presenti nel cuore della Maddalena, quando ha deciso di muovere i suoi passi verso la casa di Simone, inginocchiarsi ai piedi di Gesù e lavarli con le sue lacrime e ungerli con gli aromi. Un’interiorità divina che affiora nell’animo di Nicodemo che in un colloquio notturno cerca in Gesù la luce della verità.
Anche il cuore umano di Gesù si è sentito invadere da sentimenti sublimi scaturiti dalla sua uguaglianza con Dio. La galleria dei suoi miracoli è illuminata da sentimenti luminosi. Lo ha dimostrato sul sentiero della cittadina di Naim quando ha incrociato un funerale, in cui una giovane madre vedova portava al cimitero il suo unico figlio adolescente. Lo ha ripetuto con la figlia di Giaro. Lo ha fatto a Betania, quando ha detto a Lazzaro di uscire dal sepolcro. In quella circostanza Gesù ha pianto. Le lacrime di Dio per la perdita di un amico indicano il peso dell’amore di un Dio in cerca di amici. La perla più preziosa dell’amore di Gesù è racchiusa nel guscio del perdono verso coloro che lo stavano crocefiggendo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Da un cuore straziato dalla violenza umana esce un grido di una bontà infinita, così che da un’esperienza di perdono possa aprirsi un orizzonte di salvezza.
Per chiudere questa mia confidenza, domando in prestito i sentimenti di una ragazza ebrea che si offre di aiutare Dio ad essere Dio. Sono sentimenti scritti in un campo di concentramento nazista, quando la desolazione e le morti tragiche interrogavano con angoscia: “Ma, dov’è Dio?”.
È una preghiera-promessa anche per noi: “Dio mio, cercherò di aiutarti affinché tu non sia distrutto dentro di me. Siamo noi a dover aiutare te e, in questo modo, aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi, è un piccolo pezzo di te dentro di noi. E forse possiamo contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini”.