La nostra vita, e la santità, hanno una radice, oltre che nella grazia con la quale il Signore forma i suoi santi, anche nelle immagini primarie che sono scolpite in noi da esempi di santità e dolcezza.
La santità di don Luigi Guanella, attinge proprio in questa sfera feconda della sua fanciullezza, delle sue valli alpine, dei paesi montani, delle chiesette povere e ferventi dei piccoli borghi dove ha mosso i primi passi. La sua giovinezza si sviluppa in quel lembo di Lombardia, non lontano dai luoghi della fantasia e creatività manzoniana, più su, sopra Sondrio, nella Val Chiavenna, verso lo Spluga e la Svizzera, in piccoli frazioni di paesi, con abitanti poveri ma laboriosi, onesti, religiosi, dove la famiglia era il cuore degli affetti, dell’educazione ai valori religiosi e civili. In una bella biografia ragionata di don Mario Carrera, postulatore della causa di canonizzazione del nostro don Luigi, sono descritti con incanto questi luoghi guanelliani; lo stesso santo, nei suoi numerosi scritti, ritornerà spesso con la memoria al fascino dei suoi luoghi. Anni di giovinezza turbolenti per l’Italia (1848), con le conquiste epiche del bollente movimento garibaldino, con le difficili decisioni di Pio IX, il pensiero libertario di Mazzini, le strategie di Cavour per portare la ‘libera Chiesa in libero Stato’, e la formazione dell’unità d’Italia (1861) che proprio in questo anno ricorda il suo 150°. Don Guanella riuscirà a mantenere la sua giovane vita, in grande equilibrio, senza mai dubitare del cammino che la Provvidenza gli stava tracciando, fin dagli anni del seminario a Como. Nei momenti di incertezza, di dubbio, di offuscamento per la sua giovane famiglia religiosa, don Luigi, nel silenzio della contemplazione, ritornerà alle valli, ai prati, ai contadini montanari dove più vivo è il senso del concreto, del naturale, dell’equilibrio psicologico e di una fede forte e genuina.
è straordinario constatare che nei periodi più difficili della Chiesa, lo Spirito Santo agisce spesso con soluzioni originali e profetiche, alternative al processo politico della storia: don Orione, don Guanella, il Cottolengo e più tardi don Gnocchi, o madre Teresa di Calcutta, la vocazione della Chiesa nel mondo si orienta verso la ‘carità’, l’amore di Dio verso gli ultimi. E in questo contesto, Dio sceglie i suoi profeti della carità.
è passato meno di un secolo dalla morte di don Guanella (1915), avvenuta agli albori di un secolo tragico per la storia d’Europa per le successive due guerre mondiali: in seguito, è cambiato il mondo sociale, il lavoro, la famiglia, i metodi educativi delle famiglie: è possibile ritrovare oggi, focolari domestici e ambienti sociali come in quelli in cui hanno vissuti i nostri santi? La famiglia, il matrimonio, i figli e la loro crescita educativa si è trasformata: quale lezione allora, dall’ambiente dell’infanzia e della giovinezza di don Guanella? Cosa si può proporre alle nostre nuove generazioni? Quale elemento vitale ci può tenere uniti? Nel frattempo, si è inserito il grandioso evento del Concilio Vaticano II: qui davvero ci sono i semi di una futura luce di speranza, purchè si voglia credere al dono dello Spirito che ha agito e operato nel Concilio. Osserva il Concilio, nella sua potente Costituzione Gaudium et Spes: «Prevenuti dall’esempio e dalla preghiera dei genitori i figli… troveranno più facilmente la strada di una formazione veramente umana, della propria salvezza e di una vera santità» (48). La famiglia rimane un punto fondamentale nello sviluppo educativo dei figli.
Le vie della carità, della solidarietà, dell’attenzione ai più abbandonati delle nostre città, dell’accoglienza, oggi sarebbero gli impegni più forti che infiammerebbero ancora l’anima ardente di don Guanella: per questo infatti viene riconosciuto santo, perché, come un faro, illumina anche oggi la sofferenza della nostra società, dando la risposta dell’amore gratuito, come fanno i santi alla sequela di Gesù.