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Martedì, 07 Maggio 2013 13:56

Camminare, edificare e professare Featured

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di don Mario Carrera

La visitazione di Maria alla casa di Elisabetta ci dice che non ha fatto di questo singolare privilegio un vanto, ma un servizio. Per accogliere bisognauscire da sé; per edificare è necessario faticare: il sudore della strada, l’impegno a pregare, il sacrificio nel donare tempo, sorriso, conforto, consolazione agli altri. Maria è uscita fisicamente da casa. Elisabetta esce in strada per accogliere Maria e annunciare la benedizione di tutte le genti a Maria per aver creduto e insieme lodano Dio.

Se rimaniamo chiusi in noi stessi, ci condanniamo a non vedere l’azione della misericordia di Dio nel prossimo. nNel nostro tempo la voce di Dio è diventata flebile per i nostri orecchi. C’è data occasione di amplificare questa voce con l’Anno della fede ripercorrendo le aspirazioni del Concilio Vaticano II, il catechismo della Chiesa cattolica e anche l’irruzione della grazia divina con l’inizio del pontificato di papa Francesco, che ci invita a raggiungere le periferie del mondo e a testimoniare la gioia di sentirci amati da Dio.C’è una pagina di un diario di una giovane non ancora trentenne, Etty Hillesum, morta ad Auschwitz che, mi sembra, possa aiutarci a comprendere l’utilizzo delle nostre qualità per edificare. «Dentro di me c’è sorgente molto profonda. E in questa sorgente c’è Dio.  A volte riesco a raggiungerla, più sovente è coperta di pietra e di sabbia: in quel momento Dio è sepolto, bisogna allora dissotterrarlo di nuovo». In questa stagione della storia, purtroppo, viviamo con un cielo povero di stelle capaci di guidare il nostro cammino. Il cammino si fa faticoso e ondeggiante; tuttavia, l’esempio di Maria rimane la «stella» del nostro cammino. Papa Francesco, quando era cardinale a Buenos Aires, ha scritto che «La Vergine è donna del silenzio, della pazienza che sopporta il dolore che affronta le difficoltà e sa rallegrarsi profondamente della felicità del suo Figlio». Il verbo edificare ha le sue radici in queste qualità di Maria. Si diceva che le chiacchiere non fanno farina e così anche la nostra partecipazione all’edificare richiede la riscoperta di un’inventiva di Dio nascosto nell’intimo del nostro battesimo. La liturgia a fine maggio celebra la festa della visita di Maria alla cugina. Questo viaggio è la parabola della vita cristiana in un costante cammino alla ricerca del volto di Dio, nei fratelli e sorelle, nella natura, nei «segni dei tempi» del nostro vivere quotidiano.  Il camminare è sempre motivato da uno scopo: è la ricerca di qualcosa che non si possiede. Il camminare racchiude, quindi, una ricchezza per gli occhi, per le orecchie, per l’anima. Il camminare ci cambia sempre. I passi della Vergine Maria muovono verso una ricchezza straordinaria: con l’Annun­ciazione lei è diventata il santuario vivente di Dio e con Lei Dio ha iniziato a camminare in mezzo a noi; Gesù si è fatto nostro compagno di viaggio e percorre le strade degli uomini.  E’ iniziato il pellegrinaggio dell’amore di Dio in mezzo agli uomini. Un autore del Medioevo scriveva: «Maria è quasi come una luce, una stella che ci precede mentre navighiamo nel vasto e pericoloso mare di questo mondo, guidandoci con il suo esempio, illuminandoci con le sue virtù e aiutandoci con la sua intercessione».Pare di poter cogliere nell’anima di Maria, la Madre della Chiesa, queste tre realtà in costante movimento. Cammina dopo l’annuncio verso «la città di Giuda» dalla cugina Elisabetta, edifica stando in compagnia degli apostoli e discepoli di Gesù, prima e dopo la risurrezione, professa con il cantico del Magnificat nella casa di Zaccaria, quando Maria canta la grandezza di Dio dando voce a una muta esultanza di due creaturine custodite con amore da due madri straordinarie. Un grembo sterile e avvizzito dagli anni in Elisabetta e un grembo verginale, quello di Maria di Nazareth, fecondato dalla stessa potenza creatrice di Dio.In tre verbi Papa Francesco ha tratteggiato il programma del suo ministero petrino: camminare, edificare, professare. Ha pronunciato questi tre verbi nell’omelia della messa concelebrata con i cardinali del conclave all’indomani della sua elezione.

 

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