Ma se Dio non copre le nostre lacune, ha ancora senso pregare all’inizio dell’anno scolastico? Io credo di sì e qui di seguito propongo qualche semplice esercizio familiare.
Affidare il nuovo anno scolastico al Signore
È anzitutto opportuno, all’inizio dell’anno scolastico, aiutare i nostri ragazzi a mettere davanti al Signore lo studio che vanno a iniziare con fede e serietà e pregare con loro perché questa esperienza sia vissuta da ragazzi e ragazze in gamba, come li vuole il Signore. Studiare mettendocela tutta, proprio come avrebbe fatto Lui, senza tirarsi indietro, senza che la pigrizia e la distrazione rovinino la bellezza delle cose grandi e impegnative. Credo sia questo il senso più vero dell’affidare al Signore un nuovo anno scolastico e i ragazzi che lo affrontano: Signore, sii tu con loro, sii tu la guida vicina, possano scoprire in te il modello e il segreto per essere studenti coscienziosi.
La lode che nasce dallo stupore e dalla curiosità
Se è vero che lo studio ha un aspetto di fatica non indifferente, è però altrettanto vero che conoscere la realtà che ci circonda e qualcosa del mistero dell’uomo sono avventure emozionanti e coinvolgenti. Imparare a dare il giusto nome alle cose e alle emozioni, scoprire i segreti della natura o le origini di quello che siamo, scoprire i particolari di un quadro o risolvere un complicato problema, sono tutte attività che allargano cuore e mente, che ci fanno scoprire la bellezza del creato e la grandezza entusiasmante e carica di responsabilità di essere uomini. All’inizio dell’anno scolastico con i nostri ragazzi chiediamo allora il dono dello stupore e la virtù della curiosità, che rendono lo studio interessante e mai troppo faticoso. Solo così, ogni sera dei giorni di scuola, sarà possibile ringraziare e lodare il Signore dicendo: “Ti lodiamo Signore perché hai fatto le stelle e la natura, perché ci hai dato le parole per esprimere ciò che pensiamo e proviamo, perché ci hai donato l’intelligenza con cui rendiamo il mondo più umano”.
Chiedere il dono della Sapienza
Quando il giovane Salomone divenne re di Israele, Dio gli offrì di diventare un re forte e potente. Lui però rifiutò e chiese al Signore di essere un re sapiente, richiesta che Dio apprezzò e soddisfece in abbondanza. Credo che, all’inizio di quest’anno scolastico, possiamo fare nostra la preghiera di Salomone che si trova al capitolo 9 del libro della Sapienza.
Essere sapienti non significa sapere tutto, né avere tutti 10 in pagella. Non è questo lo scopo dello studio! Cosa serve sapere ogni cosa, parlare tutte le lingue del mondo, conoscere tutte le risposte, se poi non mettiamo tutte le conoscenze a servizio del bene e non amiamo come ama Gesù, il vero sapiente? Cosa serve essere il primo della classe se poi non si aiuta chi fa più fatica e non si condivide con altri le tante cose imparate?
La sera del primo giorno di scuola, quando tutta la famiglia è radunata, leggete qualche riga del capitolo 13 della Prima Lettera ai Corinti, dove le domande sono ancora più esplicite e proponete di pregare con le parole del giovane re Salomone: “Signore domani la tua Sapienza che siede accanto a te in trono, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito”.
Sarebbe bello se i ragazzi imparassero a memoria queste poche parole, per pregarle ogni giorno magari mentre vanno a scuola o in chiesa, dopo aver acceso un lumino e salutato un parroco amico.