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Mercoledì, 19 Dicembre 2012 10:45

Giovani di oggi capaci di grandi sogni

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di Angelo Sceppacerca

Solo se ne conosci qualcuno, puoi credere che esistano e che siano possibili. Giovani normali, ma credenti, testimoni gioiosi della loro fede, coerenti e impegnati a crescere nella via della santità. Gente comune, di famiglie normali, con gusti uguali a quelli dei coetanei, ma capaci di slanci, progetti, visioni. Anche di progettare la propria vita a partire dalla chiamata del Signore. Diversissimi fra loro, ma ognuno meraviglioso di suo. Qualche flash di loro storie.

«Mi chiamo F., e vengo dalla Nigeria dove, dal 2001, è in corso una crisi politica, etnica e religiosa. Sono state perse migliaia di vite, moltissime proprietà, e oggi c’è una profonda divisione tra cristiani e musulmani, al punto da vederci come nemici e guardarci con grande sospetto. Viviamo costantemente nella paura. Un mio collega musulmano è stato coinvolto in un incidente. I cristiani non vanno nelle zone musulmane, così come i musulmani non visitano i cristiani. Mi sono offerta volontaria per andare da lui, anche a convincere un’amica a venire con me. Siamo state ricevute calorosamente. Qualche tempo dopo, tornando a casa dal lavoro con questa amica, di sera tardi, improvvisamente la sua macchina è andata in panne proprio vicino ad una postazione musulmana. Non potevamo chiedere aiuto e lì vicino c’erano alcuni gangster che sbrigavano i loro affari. Ad un certo punto notiamo qualcuno venire verso di noi. Ho detto una preghiera, sentivo che era arrivata la fine. Quando erano a pochi metri, una macchina ha parcheggiato di fronte a noi. Era il collega visitato pochi giorni prima. Il capo dei gangster gli ha chiesto se eravamo dei loro: “musulmani”, per lasciarci andare, e lui ha risposto affermativamente. Ci siamo salvate».
«Mia sorella Maria Assunta, per una leucemia fulminante, non c’era più. Un senso d’impotenza. Che senso ha la vita se la morte porta via tutto? Non volevo più vivere. Mi tornarono in mente gli ultimi istanti di vita. Le forze l’avevano abbandonata. Anche alzare le palpebre era una fatica. Tuttavia, mentre la riportavano a casa, uscendo dall’ambulanza in barella, alle voci dei parenti e degli amici venuti a darle l’ultimo saluto, ebbe un sussulto, aprì gli occhi, alzò la testa e sorrise ad ognuno. E non smise di sorridere fin quando non salutò tutti. Solo quando sentì chiudersi le porte di casa alle sue spalle, lasciò cadere la testa sul cuscino e subito entrò in coma. Perché l’aveva fatto? L’amore che la spingeva a preoccuparsi di tutti le aveva permesso, in un certo senso, di vincere la morte almeno con gli occhi, quasi a dire: “State tranquilli perché io sono felice”. Come un lampo un pensiero attraversò la mia mente: “Antò quello morto sei tu, Assunta è viva!”. Allora mi dissi: “Basta perder tempo! L’unica direzione che la mia vita può prendere è l’amore”. Iniziai nelle piccole cose, ad amare le persone che mi erano accanto, con molta semplicità».
“Era da anni che ero diventato duro, chiuso, triste, oggi Chiara Luce mi ha aperto le porte”, così si rivolge un detenuto a Maria Teresa, madre della beata Chiara Luce Badano, mentre l’abbraccia tenendola per le mani. Un pomeriggio singolare, nel teatro del carcere romano di Rebibbia: 250 detenuti vestiti a festa per accogliere i coniugi Ruggero e Maria Teresa Badano, genitori della beata Chiara Luce. Una ragazza che a 17 anni, avverte un dolore acuto, mentre gioca a tennis. Le ricerche, poi la diagnosi: un tumore osseo tra i più dolorosi. Minuti di lotta interiore, poi il suo sì a Gesù. Non si è più voltata indietro. Chiara vivrà ancora un anno, decisivo, l’anno di un’ardita scalata, sino alle vette dell’unione con Dio che traspare dal suo volto luminoso, nonostante i dolori della malattia: “Soffrivo molto fisicamente, ma l’anima cantava”. Chi va a farle visita col desiderio di darle coraggio, ne esce sconvolto e cambiato; c’è chi dice d’aver sperimentato il Paradiso. Uno dei medici, non credente e critico nei confronti della Chiesa: “Da quando ho conosciuto Chiara qualcosa è cambiato dentro di me. Qui c’è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra”. Chiara Lubich, rispondendo alla sua ultima lettera le scrive: “Dio ti ama immensamente, e vuole farti sperimentare gocce di Cielo. Il tuo viso così luminoso dice il tuo amore per Gesù. ‘Chiara Luce’ è il nome che ho pensato per te. Ti piace? E’ la luce di Dio che vince il mondo”! Alla vigilia della sua “partenza”, saluta tutti i presenti ad uno ad uno, ma i giovani con un amore speciale. Lascia a loro una consegna: “I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. Hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene”. Poi scompiglia i capelli della mamma: “Ciao! Sii felice, perché io lo sono.” E’ il 7 ottobre 1990. La Chiesa prende l’iniziativa e porta avanti la causa di beatificazione che ha un iter particolarmente rapido: poco più di 10 anni. Il 25 settembre 2010 la beatificazione.
C’è qualcuno che ha ancora oggi il coraggio di parlare francamente ai giovani, di essere esigente ma allo stesso tempo credibile? Che sa usare parole forti e sincere, come abbracci che risanano e fanno tornare alla vita? Ci sono padri così. Uno si chiama Benedetto, di cognome Sedicesimo, di professione pastore universale della Chiesa, successore di Pietro di Galilea, pescatore e pietra sicura. Queste alcune parole di Benedetto ai giovani, invitandoli a tornare alle sorgenti delle più grandi aspirazioni, ad essere radicati e fondati in Cristo, a resistere saldi nella fede, a credere in Gesù Cristo senza vederlo, a sentirsi sorretti dalla fede della Chiesa, per essere testimoni.
Benedetto XVI, a Loreto con i giovani italiani: «Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione.
Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie "alternative" indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo».

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