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Martedì, 29 Novembre 2011 13:00

Nuovi germogli nei «priorati» Featured

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di Madre Anna Maria Cánopi

Il Signore ha progetti a noi sconosciuti e sempre sorprendenti. L’albero radicato sulla roccia dell’Isola San Giulio, cresciuto in modo imprevedibile, era pronto per trapiantare qualche germoglio altrove. E furono molti i vescovi che vennero a chiederci – quasi a supplicarci – di dare una nostra presenza anche alle loro diocesi. Tra le numerose e continue richieste abbiamo potuto assecondarne alcune.
In Valle d’Aosta, il 12 ottobre 2002 nasce il Priorato «Regina Pacis». Il monastero è ricavato dalla ristrutturazione di alcune rustiche “grange” medievali dei canonici del Gran San Bernardo. Come in una culla, circondato dalle montagne, accanto alla Casa ospitaliera dei canonici, la comunità «Regina Pacis», costituita inizialmente di sette membri, è pure gradualmente cresciuta. Ora sono una quindicina di monache. Le attività che esse svolgono sono, in misura proporzionata, alcune di quelle già apprese nell’abbazia dell’Isola, in particolare paramenti sacri, icone e artigianato vario.

La gioia più grande che hanno avuto quelle nostre sorelle è la visita di tutti e due gli ultimi Papi: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Infatti, mentre trascorrevano le loro vacanze estive nella Valle d’Aosta, non lontano da Saint-Oyen, si sono amabilmente recati, in forma privata, a visitare il monastero. Non nascondo il compiacimento che ne provo, anche perché questa comunità monastica è la figlia primogenita dell’abbazia «Mater Ecclesiæ» Dopo qualche anno, nel 2007, l’insistente invito del vescovo di Cuneo-Fossano ci convinse a renderci disponibili per dare continuità di vita al monastero cistercense dell’Annunziata in Fossano. Le ultime tre anziane monache hanno accettato gioiosamente il nuovo germoglio di vita e anche là si è costituito un Priorato Benedettino. Pure a Fossano la comunità sta crescendo di numero e si sta consolidando; l’antico edificio, bisognoso di tanti lavori di restauro e di impianti essenziali, si presenta sempre più accogliente.
La cosa più significativa, che dimostra come pure queste fondazioni sono volute dal Signore, è proprio la loro irradiazione spirituale sia nella diocesi che oltre.
Proprio perché il primum della vita benedettina è la preghiera, anche il lavoro riceve da essa l’impronta di un servizio divino, di un culto reso a Dio impegnandovi tutte le potenzialità naturali e spirituali.
La comunità di Fossano ha inoltre una sua commovente bellezza nell’armonia che si è creata tra gli elementi anziani e giovani, nel rispetto reciproco e nella benevolenza. E ne sono edificate spiritualmente le molte persone rimaste affettuosamente legate al monastero presso cui avevano frequentato la scuola. Ora le nostre monache confezionano le ostie, fanno altri  vari  servizi e stanno avviando alcune attività artistiche e artigianali. Anzitutto, però, danno nuova vita alla liturgia facendo risuonare nel coro la voce della Chiesa, sempre giovane sposa che loda il suo Signore.
Altra pressante richiesta, cui si è dovuto acconsentire, è stata quella del vescovo di Ferrara.
Come Paolo in viaggio, chiamato in visione da un macedone aveva dovuto cambiare direzione – «Vieni in Macedonia e aiutaci!» (Atti 16,9) – così noi abbiamo accettato di andare in aiuto anche al monastero di «Sant’Antonio abate in Polesine» a Ferrara. La Santa Sede ha nominato abbadessa commissaria pontificia una nostra monaca coadiuvata da due sorelle consigliere. I sacrifici sono abbondati, ma hanno già dato frutto di nuove vocazioni e quindi di speranza per il futuro. Le anziane e anzianissime (sopra i 100, i 90 e gli 80 anni!) sembrano essere tornate alla loro stagione primaverile e avanzano serenamente verso l’infanzia spirituale che le introduce nel Regno dei cieli.
Devo pur dire che intanto anche i miei anni aumentano… Fino ad oggi, però, il Signore mi conserva sufficiente agilità fisica e mentale per seguire tutte le comunità e visitarle nelle loro sedi. Così vado dal lago, ai monti, alle colline, alla pianura padana… Essendoci inoltre la possibilità della comunicazione telefonica o postale si possono mantenere relazioni tali da potersi sentire ancora in cammino, giorno per giorno, tutte insieme. Ed è grande festa quando – nelle circostanze delle Professioni solenni o di altre importanti ricorrenze – a turno tornano all’Isola le sorelle… “in missione”, desiderose di rivedere il luogo monastico natio e il volto delle sorelle isolane, le quali sono pure liete di rivedere quelle trapiantate altrove.
Questa esperienza – che mai avrei immaginato di fare! – mi pare possa avere una benefica rilevanza nella missione della Chiesa, per accompagnare gli uomini di questo tempo, così spesso disorientati e lacerati da sanguinosi conflitti, verso la meta della salvezza. Infatti, quando la vita spirituale è feconda, dà testimonianza dell’amore di Dio che mai si stanca di offrire agli uomini segni concreti della sua Presenza.
Penso e dico questo, però, con tremore, ben sapendo che noi, suoi strumenti, siamo vasi di creta, vasi fragili usati per custodire il grande tesoro della grazia divina. Siamo consapevoli anche di essere piccoli semi che devono accettare la morte nel terreno dell’umiltà, dell’abnegazione, poiché nulla esiste di ciò che è destinato alla pienezza della vita eterna, che non scaturisca dal mistero della Croce-Risurrezione del Signore Gesù Cristo.
Nei monasteri, infatti, si anticipa – e in certo modo si rende visibile – la realtà escatologica, la pura gioia dei beni eterni goduti nella comunione dei santi, nell’immensa comunità che incessantemente rende grazie e gloria a Dio con la lode perenne. Questa ha la sua più alta espressione musicale nel silenzio contemplante dell’amore, che fa essere una cosa sola con Dio e con tutti i viventi in Lui.
Là dove si trovano, i monasteri costituiscono, quindi, per tutti gli uomini in cammino nella storia e spesso distratti e disorientati, una segnaletica della giusta direzione verso la beata mèta da raggiungere, superando tutte le insidie tese dallo spirito del male che può essere vinto soltanto dal combattimento spirituale con le armi della fede, della Parola di Dio, della preghiera.
È perciò motivo di gratitudine a Dio e di consolazione per noi è il sentire spesso tanta gente benedire e ringraziare per l’aiuto che trovano accostandosi a ciascuna di queste comunità oranti nate dalle nostre diuturne e amate fatiche sostenute dalla grazia del Signore eternamente fedele alle sue promesse.

 

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