La domenica è festa: è il giorno della Resurrezione del Signore che mette addosso i brividi della felicità e il senso della vittoria su ogni tipo di morte, dando ampio respiro alla Vita vera e indistruttibile. Vivendo questa esperienza, la coppia e la famiglia si rendono conto che il vivere insieme non è un problema, ma una situazione di esistenza per “godere la felicità” che solo in ogni casa si esperimenta. La famiglia è l’esperienza più divina della gioia di vivere: l’essere padre e madre, l’essere figli amati. L’intesa comune per affrontare anche i disagi che il quotidiano e le situazioni di vita comportano. La famiglia deve essere la scuola quotidiana della felicità, il tentativo, nella semplicità, di organizzare la felicità per ognuno della famiglia e amarsi per rendere ciascuno felice. Oggi, purtroppo, a volte, si va a cercare la felicità in… giro, dimenticando che la sorgente di tutte le gioie è la nostra famiglia e che la tristezza è la perdita di relazioni con qualcuno di casa. La domenica insegna a rendere la vita una festa quotidiana e non teoricamente. Una mamma va a letto la sera progettando il giorno dopo come una festa per tutti, un papà pensa il lavoro come possibilità di guadagno per rendere possibili tante cose in famiglia. Ma anche i figli devono sempre più prendere coscienza di essere la gioia della famiglia, e diventare sempre più “collaboratori” della gioia di tutti. Quanti figli possono salvare i genitori dalle loro crisi coniugali con una presenza che crea gioia e non problematicità. Quante volte la nascita di un bambino ha ridato vitalità ai sogni spenti e tutto è rinato per tutti. è la gioia di stare in famiglia, la gioia di tornare a casa, l’attesa di novità sorprendenti che diano lo stupore di esistere insieme. La gioia definisce la qualità di una famiglia. E non ci si può far rubare la gioia dalle ambiguità relazionali di un momento o da ore passate agli ipermercati o dormendo fino a ora di pranzo. La domenica è festa, la famiglia è e può essere, anche ferialmente, una festa della vita. Questo è un dovere per i genitori, questo è un diritto per i figli. Questo senso di festa, nella Santa Messa, si esprime con il canto di inizio. In famiglia con la gioiosità della musica delle persone: mettendo ciascuno a disposizione i doni personali, le proprie particolarità, il proprio senso del ritmo esistenziale, la propria creatività: è la musica della famiglia che diventa… ‘una vera band’ che si rallegra comunitariamente ora con la musica dei singoli, ora con tutti gli strumenti insieme.
Riti di accoglienza
Ecco il sacerdote: il ministro che incarna la presenza di Gesù sacerdote eucaristico. Ecco il sacerdote: non è prete per sé, lui cammina in mezzo a tutti per portare tutti a Dio e Dio a tutti. Ecco il sacerdote: non è solo il don del paese, non è solo il parroco. La famiglia deve chiedersi: ma lui è il prete della mia famiglia? Quanto è importante che ogni famiglia abbia un prete come abituale amico di casa: a mensa, nelle feste di famiglia, nel dolore, nei dialoghi, per la confessione, per essere ponte tra le generazioni e aiuto nell’educazione. C’è un grido oggi nella Chiesa: “preti stateci vicini, fatevi trovare, lasciate i computer o le gite. Siamo le famiglie che abbiamo bisogno dell’uomo di Dio”. Ci sono troppe famiglie che nemmeno… conoscono il prete o lo vedono da lontano. Come il sacerdote ci invita nella Chiesa, così va invitato a casa, secondo le sue disponibilità. Il sacerdote non può essere solo genericamente il prete… di tutti, ma anche il prete di ciascuno e la famiglia deve permetterlo e accoglierlo. è bellissima l’esperienza di genitori che sono aperti al sacerdote e lo avvicinano ai figli. Mi risuona nella mente quello che Gesù diceva nel Vangelo: “Lasciate che i bimbi vengano a me e non glielo impedite”. Cioè: fate di tutto perché un figlio tocchi il lembo dei… calzoni del prete. Così la Santa Messa ci invita ad accogliere il sacerdote, che è Gesù, nella casa-Chiesa e nella nostra casa.
Nel nome del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo
Con la mano si segna il corpo quasi a lasciarsi abbracciare dall’amore trinitario del Padre, del Figlio e dello Spirito. Dio è famiglia e la famiglia, sulla terra, ne è l’icona vivente. Se in questo segno di croce la coppia e la famiglia cogliessero l’amore divino che è “incarnato” nel loro matrimonio, quel segno dovrebbe durare minuti e minuti e trasformarsi in una preghiera profondissima: “Dio amore, sorgente della vita e di ogni paternità e maternità, grazie che, in noi piccoli uomo e donna, hai impresso questa tua presenza divina d’Amore. Chissà quando ne saremo degni. Facci camminare comunque sempre verso una unione che somigli a quella della vostra famiglia divina. Figlio Gesù: vorremmo che i nostri figli, piccoli o grandi, ti somigliassero un po’, soprattutto imparando l’amore di famiglia che voi, Trinità Santissima, vivete dall’eternità. Che potessero imparare da te come ci si impegna assumendosi missioni di grande responsabilità, in un mondo come quello di oggi così pieno di rischi. Spirito Santo, aiutaci a non far spegnere mai l’amore del primo sguardo, del primo bacio, della prima intimità, del primo sacrificio tra noi due”. Fermiamoci: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: la Trinità è la sorgente dell’amore e della famiglia. n