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Giovedì, 16 Giugno 2011 15:05

Guido Maria Conforti

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di p. Guglielmo Camera, postulatore

 

Conforti, Vescovo, missionario, fondatore dei Saveriani

Il Beato Conforti nasce a Casalora di  Ravadese (paese a pochi chilometri da Parma, diocesi di Parma) nel 1865. Viene ordinato presbitero nel 1888. Nominato Vice Rettore del Seminario  ancora prima dell’ordinazione presbiterale, in quest'ufficio rimase per vari anni, dimostrando notevoli doti di educatore, ma soprattutto edificando gli alunni con l'esempio di una vita santa e con la persuasiva parola della fede.
Nel 1894, viene nominato Vicario Generale della Diocesi di Parma e nel 1895 fonda l’Istituto Saveriano per le Missioni Estere. Nel 1902, a 37 anni, per volontà del Papa Leone XIII viene nominato arcivescovo di Ravenna, allora sede cardinalizia, rinunciandovi due anni dopo per motivi di salute.
Nel 1907 viene nominato da Pio X Vescovo  di Parma, che reggerà per 24 anni. Nel 1928, visita i suoi missionari in Cina e nel 1931, 5 Novembre, a 66 anni, muore santamente.

Non avendo potuto seguire, per ragioni di salute, la vocazione missionaria alla quale si sentiva chiamato fin dagli anni del ginnasio, concepì l'idea di fondare il Seminario emiliano per le missioni estere, che diventerà un Istituto Saveriano per le Missioni Estere. Conforti diventa così fondatore e formatore di missionari.

Chi è il missionario per il Conforti?
Così lo definisce in un discorso in occasione della partenza per la Cina di alcuni suoi missionari: “Il Missionario è la personificazione più bella e sublime della vita ideale. Egli ha contemplato in spirito Gesù Cristo che addita agli Apostoli il mondo da conquistare al Vangelo, non già colla forza delle armi, ma colla persuasione e coll’amore e ne è rimasto rapito. Armato unicamente della croce di Cristo è pronto sempre a versare il proprio sangue, se questo sarà necessario per il bene dei fratelli, anzi col desiderio in cuore di suggellare col martirio il proprio apostolato”.
Compito del missionario è continuare la missione di Cristo, per cui egli dovrà avere i medesimi progetti di Cristo e usare gli stessi mezzi che Egli ha usato. Cristo deve quindi essere il modello assoluto e il costante punto di riferimento. Il modello supremo ed unico del missionario deve essere Cristo, di cui continua la missione in questo mondo. La consacrazione missionaria attraverso la professione dei  voti religiosi vuole significare una profonda intimità con Cristo, vedendo in Lui la più grande ricchezza (voto di povertà), l’amore che porta a donare la vita per tutti (voto di castità), la gioia della dipendenza totale da Dio (voto di obbedienza). I voti intendono quindi esprimere  una dimensione “mistica”, vogliono essere un “segno” di profonda identificazione con Cristo. Il missionario sente in profondità e predica che tutti gli uomini sono fratelli: “Il missionario è il simbolo più bello, l’apostolo più convinto ed ardente di questa fratellanza universale, a cui tende l’umanità istintivamente e per forza degli eventi” .

Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Parma, Vescovo di tutti, ma soprattutto dei non praticanti.
Sia a Ravenna che a Parma il nuovo Vescovo dice espressamente che vuole amare tutti, ricchi e poveri, ammalati o emarginati, con cuore di padre, ma le persone che più gli stanno a cuore sono quelle che non erano presenti ad ascoltarlo e che non avevano il privilegio di conoscere ed amare Gesù o che da Lui si erano allontanate:
“Per i ricchi e per i poveri, per i giusti e per i peccatori, per quelli che soffrono, che piangono, per quanti indistintamente appartengono a questa eletta porzione del gregge di Cristo io debbo sentire affetto di padre, anzi per usare l'incisiva frase dell'Apostolo, viscere di madre che stringe al suo seno il proprio figlio”. La ricerca dei lontani è una sua costante preoccupazione ed  oggetto della massima cura, sia a Ravenna che a Parma: “Tutto per voi specialmente, che avete abbandonate le vie del Signore” .

Dedito alle opere di misericordia
Tutti certo non ascoltavano la sua parola, ma a tutti si rivolgeva con la costante pratica delle opere di misericordia spirituali e corporali. A tutti parlava con il linguaggio di quell’amore energico che partiva da Cristo. Il cuore missionario del Conforti si manifestava attraverso un instancabile annuncio di Cristo, con la vicinanza ai peccatori, con la predilezione per i poveri e gli emarginati. Numerose sono state le testimonianze giurate nel processo per la Beatificazione circa l’amore del Beato verso il prossimo. Ne citiamo una che sembra offrirci una sintesi circa il suo amore per il prossimo e il costante esercizio delle opere di misericordia:
“Per questo ammirabile esercizio di carità tutti vedevano in Lui il santo e lo dichiaravano apertamente….Il Servo di Dio praticava le opere di misericordia sia spirituali che corporali. Per la salute delle anime era assiduo alla predicazione, e, a quanto ho sentito dire da sacerdoti, confessava specialmente nelle visite pastorali e, se chiamato, anche al capezzale degli infermi.  Il Servo di Dio sentiva grande compassione per i poveri e bisognosi.
Li soccorreva sempre quando gli era possibile, e si rammaricava di non potere sempre dare in proporzione del bisogno.  Io credo che non abbia mai mandato indietro alcuno a mani vuote. Dall'atteggiamento pieno di dolcezza e bontà che aveva verso i poveri, traspariva come un raggio della sua carità soprannaturale… Faceva sempre elemosine ai mendicanti che incontrava per la strada o che si presentavano al Vescovado. …Visitava di frequente i malati e feriti nei vari ospedali, portando la sua parola di conforto sempre bene accetta… accoglieva abitualmente tutti con dolcezza e carità e sapeva spargere il conforto nei cuori afflitti. Questo era un aspetto caratteristico della sua indole. Ogni anno si recava al carcere per distribuire ai detenuti la Comunione Pasquale: in tale occasione predicava, recando grande conforto ai reclusi”.

Maestro e pastore
Il decreto sulla eroicità delle virtù ci offre un flash sulla sua attività pastorale: “Vigilò particolarmente sulla purezza della dottrina cristiana, promovendo l'istruzione religiosa del suo popolo, fino a fare di questo il punto principale del suo impegno pastorale. Istituì scuole di Dottrina cristiana in tutte le parrocchie e preparò catechisti e catechiste con appositi corsi di cultura religiosa e di pedagogia dell'insegnamento e, primo in Italia, celebrò una Settimana catechetica.
Affrontando fatiche e disagi senza numero, compì quattro volte la visita pastorale, recandosi fino ai più lontani villaggi sui monti e nelle valli; una quinta visita pastorale fu interrotta dalla morte. Compì due sinodi diocesani, istituì e promosse l'Azione Cattolica, specialmente giovanile. Curò in modo singolare la formazione del Clero nei Seminari”.

Missionario per tutto il mondo
Una convinzione del Conforti: i sacerdoti sono consacrati per il mondo intero
Conforti non aveva paura di allargare i propri orizzonti pastorali fino ai confini del mondo, e questo era visto da lui come dimensione integrante della sua comunione e responsabilità apostolica. Continuare la missione di Gesù fino agli estremi confini del mondo non era per lui qualcosa di opzionale, ma era sentito come uno stretto dovere anche per ciascun cristiano, oltre che per Vescovi, Sacerdoti e Religiosi/e.
L'idea di una organizzazione del clero per promuovere la missione ad Gentes è stata a lungo meditata dal Beato Paolo Manna, missionario del PIME. Dall’idea del Manna nasce  la fondazione dell’Unione Missionaria del Clero, che diventerà Pontificia Unione Missionaria.
Nel 1915, P. Manna aveva già pronto un piano per lanciare la nuova associazione missionaria del clero. Non era certo un compito facile. Per farsi ascoltare dal clero occorreva una “autorità” che avesse un vero ascendente anche a livello di gerarchia cattolica. Per questo si rivolse al Vescovo di Parma e Superiore Generale di un Istituto Missionario, Mons. Conforti, che godeva di grande stima sia presso il Vaticano, che nell’episcopato italiano. Egli accettò di collaborare con P. Manna, presentando al Papa il progetto per l'approvazione, che ottenne immediatamente. Fu ancora Mons. Conforti che assistette i primi passi dell'Opera; ne fu il primo Presidente nazionale per l'Italia e fu sotto la sua direzione che l'opera si consolidò e raggiunse un alto grado di sviluppo.
Il 5 novembre 1931, affranto dalle fatiche e dall'attività pastorale si addormentò nel Signore. I Missionari Saveriani, figli di Mons. Conforti, attualmente in numero di 850, sono presenti in diciannove nazioni in quattro continenti.

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