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Giovedì, 12 Luglio 2012 11:47

Due fatti provvidenziali illuminano una vita

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di Angelo Forti

Un 24 giugno e un 8 aprile nel secolo 1800

Era il 24 giugno, le campane della parrocchiale di Campodolcino, con il concerto delle solennità, avevano suonato a lungo. Dalle frazioni vicine erano giunti i parrocchiani.
Il secondo episodio avvenne sull’altura di Gualdera, un grappolo di baite, dove i Guanella pascolavano le pecore. Era il 9 aprile.
Di mattino, durante la funzione del giovedì santo, Luigi aveva ricevuto Gesù per la prima volta.

«Ibambini sono diversi e ciascuno è unico». Unici perché ognuno di noi è chiamato da Dio dall’eternità con il proprio nome. Nessuno è fotocopia di un altro, ma Dio ha stampato sul palmo della sua mano la nostra foto come unica. «Ognuno di noi è una parola di Dio incarnata, quindi, immagine unica e irripetibile di Dio stesso». Per ogni creatura, che entra in questo mondo, Dio ha sognato un sogno e a ogni genitore ed educatore è assegnato il compito di aiutare questa creatura a realizzare il sogno di Dio.  

Gli esperti sostengono che «la richiesta del sacro nei bambini è insita nel bisogno di protezione, di sostegno e di sicurezza affettiva: per i piccoli Dio si presenta come Padre e Madre, un essere del quale potersi fidare e a lui abbandonarsi per trovare consolazione e appoggio».
Queste affermazioni mi hanno spinto a ricercare una riprova nell’infanzia di Luigi Guanella, questo campione di generosità che per tutta la sua vita adulta non ha fatto altro che prestare a Dio le sue mani e il suo cuore per stare a fianco alle persone in difficoltà come un cireneo della gioia di vivere.
Ci sono due episodi della sua infanzia che come due potenti fari illuminano la sua vita. Un vecchietto su una catasta di legna con delle mani supplichevoli e la Madonna che nel giorno della sua prima Comunione gli presenta il panorama della sua esistenza.
Era il 24 giugno, le campane della parrocchiale di Campodolcino, con il concerto delle solennità, avevano suonato a lungo. Dalle frazioni vicine erano giunti i parrocchiani. Qualche minuto prima della messa anche la famiglia Guanella era al completo sul piazzale della chiesa. Un cognato di Luigi gli aveva comprato a una bancarella un cartoccio di caramelle. All’ultimo segnale prima della messa, il piccolo Luigi non se la sentiva di entrare in chiesa con il sacchetto di caramelle e avendo visto una catasta di legna nei pressi della chiesa si precipitò a nasconderlo; mentre infilava le caramelle in una fessura, sentì un battito di mani che richiamava la sua attenzione. Alzò gli occhi e vide un vecchietto che gli tendeva le mani con un gesto di supplica. Impaurito, Luigi lasciò le caramelle, raggiunse il papà ed entrò in chiesa.
Riguardo a questo episodio, suor Marcellina Bosatta, la cofondatrice con don Guanella delle suore, attestava che dopo il racconto del vecchietto don Luigi aggiungeva: «Dite quello che volete; credete o non credete, questo per me è stato un segno della mia missione per beneficare i poveri, ai quali sin d’allora mi sentivo chiamato». «Se fossi un pittore – ha riferito don Guanella – ne potrei descrivere le fattezze del viso, la pietà degli occhi, lo stendere delle braccia, l’abito in costume del luogo, il colore dei vestiti, come lo vedessi ora con i miei occhi».
Il secondo episodio avvenne sull’altura di Gualdera, un grappolo di baite, dove i Guanella pascolavano le pecore. Era il 9 aprile. Di mattino, durante la funzione del giovedì santo, Luigi aveva ricevuto Gesù per la prima volta. Dopo un frugale pranzo, la giornata tiepida, pa' Lorenzo lo manda al Gualdera a pascolare le pecore. «A Gualdera ero solo e mi misi a fare un po’ di ringraziamento, con il libretto delle preghiere in mano mi lasciai vincere dal sonno - racconta don Guanella a un suo nipote, don Costantino, sacerdote della diocesi di Como -. Improvvisa­mente sentii una voce limpida e chiara di una donna che mi chiamava: “Luigi! Luigi!”. […]Pensai: “Sarà un sogno”. Mi rimisi a leggere il mio libretto; ma ancora mi appisolai. E di nuovo una voce:  “Luigi! Luigi!”». La cosa si ripeté per la terza volta e, infine: «Vedo una signora che, muovendo il braccio destro come a indicare qualcosa, mi disse: “Quando sarai grande, farai tutto questo per i poveri”. Come in un cinematografo vidi tutto quello che avrei dovuto fare».
Due fatti, due sculture che hanno segnato in un modo indelebile l'animo di questo bambino.
Un teologo e psicoterapeuta americano sostiene che «i bambini sono spirituali di per sé, seguono degli atteggiamenti naturali».
San Paolo davanti al «dio ignoto» nell’areopago dice agli ateniesi: «In lui, infatti, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo». Questa presenza del divino nell’animo del bambino è come una sorgente di luce, un’ancora di sicurezza. Un ragazzo invitato a descrivere Dio ha risposto dicendo: «Dio lo immagino come una persona che ci osserva! E ci guarda e ride e le sue risate donano la pace a noi uomini qui in terra. E ci dona il sole! E ogni tanto fa piovere per rinfrescarci perché sa quando è troppo caldo per noi».
Questo tessuto è delicato e luminoso come una ragnatela bagnata di rugiada e resa iridescente dal primo sole. La ferita più profonda, che gli adulti possono infliggere ai bambini, è denigrare il loro mondo interiore.
Don Guanella vedeva i sogni della sua vita coltivati con fiducia nel cerchio della sua famiglia. Pa’ Lorenzo aveva un carattere asciutto, poche parole dette al momento giusto. Per la sua famiglia era come un re e sacerdote, sapeva leggere nell’animo dei suoi figlioli e incoraggiarli sulla via degli ideali.
Non dimentichiamo la severità di Gesù verso chi banalizza il mondo interiore dei bambini. Gesù sapeva che a «scandalizzare» un bambino si diventa responsabili di far crescere dei ragazzi non autonomi, pieni di paura e di vergogna, insicuri nel poter continuare a confidare nei loro ideali. Forse non pensiamo abbastanza che la «storia del declino di ciascun uomo e di ciascuna donna racconta di come un bambino meraviglioso, prezioso, speciale, unico, abbia perso la percezione della sua identità che gli faceva dire con sicurezza: “Io sono chi sono”». A quel punto perdono la loro sicurezza, sono imprigionati dalla vergogna e la maggior preoccupazione è «essere accettati e apprezzati dagli altri, adeguandosi ai giudizi esteriori».
L’ambiente familiare, il mondo sociale e l’educazione hanno permesso a Luigi Guanella di essere illuminato sui due fatti soprannaturali; di vivere in pienezza i momenti importanti della sua vita.  I due fenomeni dell’infanzia sono stati come le ali di un angelo che l’hanno condotto con decisione a vivere in pienezza i momenti della gioia e della sofferenza, della paura e del coraggio, la sconfitta e la vittoria, i fischi e gli applausi: «là c’era quel Dio amorevole che si è assunto il compito di proteggere e di sostenere le qualità nobili di ogni esistenza».  

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