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Mercoledì, 14 Marzo 2012 12:22

Una fede annunciata diventa vita vissuta

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di Mario Carrera

La fede vitale energia di aggregazione

Ogni azione finalizzata alla carità aveva come obiettivo la promozione della persona
nella sue dimensioni umane, culturali e religiose.

Una delle caratteristiche della nostra storia italiana è la civiltà dei comuni. Le città del Medioevo erano strutturate attorno ad un triangolo fondamentale per la convivenza civile: il palazzo comunale, la chiesa, il mercato; tre realtà che fornivano le fondamenta alla cultura di un popolo.  La chiesa con la sua azione di culto a Dio costituiva la radice stessa della cultura. La cultura è stata definita come «ciò per cui l’uomo, in quanto persona, diventa maggiormente uomo»; quindi, far cultura diventava promozione umana nella quale la fede godeva il ruolo di protagonista. Diceva Giovanni Paolo II che «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta».

Quando don Guanella aveva incominciato a coltivare il pensiero di costruire una chiesa nel quartiere Trionfale non avrebbe saputo formulare in modo così chiaro il legame tra la fede e la cultura, ma l’aveva intuito ed era il motore di tutte le sue azioni, sia quando costruiva luoghi di culto come quando attuava azioni caritative, tutto era finalizzato alla promozione della persona, appunto, affinché «l’uomo fosse sempre più uomo».
Appena acquisito il terreno dalla Banca d’Italia, nel quartiere Trionfale, il magazzino di laterizi diventa per gli abitanti delle baracche circostanti «la basilichetta»: la fornace per una nuova umanità, una fontana zampillante di cultura evangelica, un’aggregazione di popolo per progettare un futuro comune e condiviso.  In questa circostanza, ancora oggi, San Pietro ci suggerirebbe: «Siate pietre vive per un edificio spirituale».
Non era la prima chiesa cui don Guanella poneva mano.  Sotto lo sguardo del Beato Cardinal Carlo Andrea  Ferrari tracciò, misurando con i suoi passi da montanaro, il perimetro del santuario del Sacro Cuore, il focolare dell’amore al centro della Casa Madre di Como. Edificò il santuario della Madonna del Lavoro a Nuova Olonio San Salvatore, dopo la bonifica della palude di Pian di Spagna. In Svizzera, costruì la chiesa di San Gaudenzio in Val Bregaglia e prima ancora un’altra al Passo di San Bernardino, a Splugen.
Ma San Giuseppe al Trionfale aveva un prestigio particolare: era un atto di devozione per il giubileo episcopale del Santo Padre il Papa, Giuseppe Sarto; era una chiesa a servizio di una popolazione povera e diseredata; era uno spazio riservato per il culto divino sotto lo sguardo di San Giuseppe, il papà terreno di Gesù.
Nella chiesa di San Giuseppe al Trionfale la povertà della casetta di Nazareth era stata sostituita con il decoro dell’ultima cena di Gesù a Gerusalemme. La «basilichetta» è diventata una basilica con colonne di marmo, con balaustre di marmo intarsiato, un pulpito prestigioso, un luogo dignitoso, dove anche le persone povere potevano ammirare e guastare la bellezza delle forme architettoniche e il decoro.

 

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