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Mercoledì, 21 Dicembre 2011 13:48

La tradizione rende vivo il presepio Featured

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di Carlo Lapucci

Giunto al solstizio d’inverno, nel punto dell’anno in cui la luce riprende il sopravvento sulla tenebra, l’uomo del passato ha letto in questo segno cosmico, in questa cifra misteriosa, un messaggio rivolto a lui stesso: che la luce non soccomberà alle tenebre, che il bene non sarà travolto dal male, che la morte non prevarrà sulla vita. Come? Questo è il mistero che appare oscuramente, come in uno specchio nell’Incarnazione e la Fede fa splendere come il sole. Il Cristianesimo ha riempito con l’amore divino questa attesa che era già nell’uomo che, come i Magi, scrutava il cielo per trovarvi l’annuncio d’una salvezza.
Questo tempo dell’anno si festeggia con la vecchia usanza del Presepio che, tra le tradizioni natalizie, sarebbe quella da conservare e tramandare con più cura, al di là anche del significato strettamente religioso, come festa dell’umanità, della luce nella tenebra, come ingresso nella casa di una parte della natura, del suo verde con il muschio, dei suoi profumi, della sua vita. Ci riguarda come forma del nostro vivere del nostro mondo e della nostra terra; ci appartiene quale reliquia antica che deve essere ormai più che millenaria, considerando che San Francesco riprese probabilmente un'usanza preesistente. A lui appunto risale la sua origine: egli per primo fece a Greccio, la notte di Natale del 1223, un presepio vivente e da lì l'uso si è diffuso nella cristianità.

Certo, dal momento di sublime mistica nel quale nacque, il presepio si è trasformato: San Francesco quella notte di Natale a Greccio seppe dare un valore altissimo a quella celebrazione, poi il cambiamento ha seguito una via naturale per cui si è depotenziato il valore di immedesimazione nel Mistero del Natale e il rito si è prestato a manifestare in seno di ogni casa l'incontro tra Cristo e l'uomo, tra la Santa Famiglia e ogni famiglia, fra la salvezza dell'individuo e il Salvatore, tra l'amore fraterno degli uomini e l'amore di Dio per loro.
Il presepio non è puro e semplice folclore, è qualcosa di più. È devozione soprattutto domestica e simbolo di valori, costituendo un nodo capace d'allacciare gli strati più profondi della mente, di collegare intorno a un segno semplicissimo la famiglia, rappresentata nella grotta e il mistero dell'Incarnazione. Vi compare il ciclo del tempo, presente nella data solstiziale, il rapporto tra umano e divino, il mistero della presenza degli animali che in questa rappresentazione sono più vicini a Dio degli stessi uomini, nella figura delle bestie più tenere e disprezzate, oberate di lavoro e di percosse, eppure perennemente miti.
Tra i segni della nostra spiritualità il presepio è quello più coinvolgente: il bambino e l'adulto ci si ritrovano intorno nei vari momenti: la ricerca del muschio, l'allestimento, lo spostamento progressivo dei personaggi verso la Capanna seguendo la narrazione evangelica, la recita delle preghiere serali durante la novena, e infine il gesto culminante, che è la deposizione del Bambinello nella mangiatoia, ripetizione dell'atto fondante della fede cristiana: la nascita di Dio nel mondo. Alla fine la poesiola imparata all'asilo dal bambino e recitata dopo il pranzo con le finestre chiuse e le lucine accese.
Ricordo d’aver visto, da piccolo, far capolino dal verde del muschio e le statuine povere d’allora, proprio di tutto: dalle figurine dei calciatori, ai soldatini di latta, dalle ranocchie di gomma, alle statuine di Garibaldi, agli aeroplani. È vero che ai ragazzi piace giocare e la rappresentazione del presepio è veramente un bel trastullo, lasciando campo aperto alle rappresentazioni più varie, ai congegni più fantastici di cascate, mulini e altro, agli effetti sonori, luminosi, agli automi, però mi pare che i bambini vadano anche al di là del gioco. Essi tuttavia, seguendo il loro semplice sentimento, spesso superano infatti il momento tecnico e del divertimento, che possono trovare anche in un plastico di trenini, e pongono intorno alla capanna di Gesù Bambino quello a cui sentimentalmente sono più legati: il giocattolo del cuore, il pupazzo, l’animaletto preferito. Questo equivale a trovare la vera strada per il presepio, la strada che porta un piccolo cuore al grande Cuore del Mondo.
Forse il senso profondo di questa antica rappresentazione creata dal più umano e più spirituale dei Santi, è proprio quello che le danno i bambini: glorificare la Luce del Mondo e mettere ai suoi piedi la propria vita, con tutte le cose buone, meno buone, contraddittorie e incomprensibili, perché Cristo le vivifichi e dia un senso a noi e a loro.
Il mondo popolare chiamava misteri le composizioni con le quali celebrava nella notte della Natività la nascita di Gesù e forse non c’è nome più giusto e appropriato.
Il nostro tempo ha creato cose magnifiche e portentose, ha scosso catene millenarie, ha dichiarato principi nobili, ha tolto piaghe vergognose dall'umanità, ma spiritualmente è sterile, non sa produrre che ragionamenti, macchine, concetti, processi, e sulla scelta dei valori brancola nel buio. Non sa produrre simboli, miti, riti: quando ci prova non tira fuori che le loro parodie, anzi usa queste parole per realtà banali: stella, diva, mito, carisma, mostro sacro. Se si guarda poi chi incarna oggi queste impegnative funzioni e chi le incarnava un tempo non c'è da aggiungere altro.
Infinite sono le tradizioni con cui si celebra il mistero del Presepio la cui arte ebbe la sua culla a Napoli con il massimo fulgore nel 1700 e con il periodo di espansione in quel secolo e metà del successivo: i migliori artisti che crearono capolavori per questa sacra rappresentazione.
Anche il "presepio povero", quello fatto con le figurine di carta ha tradizioni antiche. Si ha notizia della sua presenza a Genova fino dai primi del 1700 e da allora si è diffuso anche nei paesi europei, soprattutto in Germania, coltivato dai Benedettini. Le figurine disegnate venivano dipinte e ritagliate per essere poste nella giusta prospettiva sul muschio. Ben presto gli artisti s'invaghirono di questa forma espressiva ed abbiamo ancora autentici capolavori, tra i quali quello di Martino Knoller nel Museo Nazionale di Monaco.
La forza fascinatrice e spirituale del presepio è ancora fortissima e investe la società ai vari livelli, non di rado anche senza un collegamento a una fede praticata. È la vita, quella di tutti la quale, in quel momento dell'anno in cui il sole torna a ravvivare la sua luce, viene deposta umilmente ai piedi del Redentore perché la santifichi, la renda migliore di quello che è, la faccia vera, buona, eterna.

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