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Mercoledì, 14 Marzo 2012 11:12

"Ain Karin - visitare"

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Don Guanella diceva che «chi dona al povero presta a Dio» e Dio è molto generoso nella sua ricompensa. Nell’evento della canonizzazione lo Spirito di Dio ha seminato propositi di generosità soprattutto indicando la strada maestra della santità nelle Opere di misericordia corporali e spirituali.
Già lo scorso Natale la nostra Pia Unione ha regalato, ai carcerati rumeni di Rebibbia a Roma, 250 copie del Nuovo Testamento nella loro lingua. L’iniziativa ha suscitato interesse tra gli iscritti della nostra Associazione e si vorrebbe estendere l’esercizio di carità attraverso la costituzione di un’associazione di volontariato denominata «Ain Karin- visitare», a ricordo della visita di Maria ad Elisabetta.
L’associazione ha la finalità di rispondere evangelicamente al «questionario» per il lasciapassare dell’eternità, ripercorrendo la galleria dei volti dei poveri in cui il Cristo ha voluto immortalarsi: il carcerato, l’ammalato, l’infermo, l’affa­mato, i senza tetto, gli immigrati, lo straniero.
L’Associazione s’impegna a inviare la pubblicazione de «La Santa Crociata in onore di San Giuseppe», come altre pubblica­zioni a carattere religioso e culturale a tutti i cappellani delle carceri italiane affinché le distribuiscano ai detenuti favorendo la "rievan­gelizzazione". Durante la recente visita al carcere di Rebibbia, Benedetto XVI ha ricordato che «La Chiesa riconosce la propria missione profetica di fronte a coloro che sono colpiti dalla criminalità e il loro bisogno di riconciliazione, di giustizia e di pace».
Gli associati alla Pia Unione sono invitati a unirsi nella preghiera a questi generosi costruttori di una pace riconquistata e anche a contribuire alle spese che la nostra carità dovrà sostenere per accendere una luce di speranza nell’animo del nostro prossimo. Nella vita di Madre Teresa di Calcutta si legge che quando una giovane si presentava per chiedere di entrare nella sua congregazione, Madre Teresa le diceva di aprire la mano destra e poi di ripiegare le dita uno per volta dicendo: «questo/l’hai/fatto/a/me» - le cinque parole di Gesù nell’evangelo del nostro giudizio finale.

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