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Mercoledì, 14 Marzo 2012 09:52

Cento anni portati alla grande Featured

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di Mario Carrera

Caro e venerato San Giuseppe, sono passati cento anni da quando lo zelo apostolico di San Luigi Guanella ha dedicato uno spazio al culto della tua persona, amabile papà terreno di Gesù. Con la tua proverbiale umiltà ti sei messo a fianco dei preti e delle suore guanelliane affinché i fedeli trovassero nella basilica a te dedicata un compagno di viaggio nelle difficoltà della vita.

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A imitazione del tuo figliolo Gesù, Tu, o San Giuseppe, non hai mai amato il chiasso, non prediligevi la grancassa, preferivi i toni sfumati, la presenza discreta, «il soffio leggero» che accarezza con dolcezza. Nel vangelo Tu hai promosso il silenzio come «lingua madre» e ancora lo insegni, anche se noi, resi inquieti dai rumori assordanti, dalla fretta, dai mille problemi e, troppe volte, dalla voglia dell’esibizione, siamo discepoli poco diligenti nel tradurre la capacità di ascoltare il silenzio come un farmaco per lenire il bruciore delle nostre inquietudini e impazienze. La tua carezza morbida come un alito di vento caldo, tante volte, non è neppure avvertita dalla nostra pelle ruvida. Ma tu non ci abbandoni.
In questi cento anni quante volte hai consolato le anime lacerate da tanti dolori fisici e morali. Hai ricucito fratture familiari, hai riacceso la luce in panorami oscuri, hai asciugato lacrime di tante madri.
Tu lo sai quante centinaia di migliaia di persone hanno consumato il libretto della devozione del Sacro Manto pregato in tuo onore.  A tutti hai fatto sentire il calore di quel manto di protezione e di rifugio nel momento dei guai.
In questa tua chiesa hanno trovato rifugio gli sfrattati dalle autorità comunali, quando hanno liberato gli spazi occupati dalle baracche nei pressi delle Mura Leonine. I terremotati della Marsica nel 1915 con l’aiuto di don Guanella e del venerabile Aurelio Bacciarini, il primo parroco di questa futura basilica, hanno trovato un giaciglio, un piatto di minestra, un tanto di calore in quel freddo mese di gennaio.  
Questa tua chiesa è diventata una casa accogliente e, soprattutto, i poveri hanno goduto del riverbero della tua passione per i deboli ed emarginati. Preti, suore, fedeli laici hanno avuto occhi per vedere nei poveri l’immagine stessa del tuo figlio Gesù. In quel Gesù, che tu hai stretto tra le tue braccia con affetto e fede, coglievi gli stessi sentimenti di Dio, Padre e Creatore, e la gente del Trionfale ha imparato ad abbracciare e soccorrere i poveri come sua immagine.
Tu lo sai che il mercoledì, era una processione di poveri a chiedere pane, coperte, una parola di conforto, una raccomandazione per un lavoro e tu riuscivi a dare una risposta ai loro problemi.
Nella parte bassa dell’abside di questa basilica i mosaici illustrano le tappe della tua esistenza: il matrimonio con la tua dolce sposa, Maria; la nascita di Gesù a Betlemme e, al centro, è raffigurato il tuo Transito, assistito dai tuoi grandi amori della vita, Gesù e Maria, che ti tengono per mano, quasi per accompagnarti dolcemente verso l’orizzonte luminoso dell’eternità felice.
Da Cento anni, milioni e milioni di persone, attraverso la Primaria Pia Unione del Transito a te dedicata, hanno pregato per se stessi e per i morenti del mondo intero, affinché tu fossi compagno di viaggio in questo esodo dalla terra al cielo.
Caro e amato San Giuseppe, fa’ che noi, dopo cento anni di una storia bella, possiamo continuare a frequentare la scuola del silenzio, per sentire cantare la melodia delle realtà nobili che Dio semina nella nostra anima; inoltre, ottienici con la tua intercessione la perseveranza nel ben operare per godere della tua discreta e amabile presenza in cielo, in quel sabato senza tramonto della nostra eternità.

Read 1748 times Last modified on Mercoledì, 05 Febbraio 2014 15:20

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