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Mercoledì, 11 Aprile 2012 10:13

L'avventura della vita da un Sepolcro Featured

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di Mario Carrera

Nella mia esperienza di fede, come una salutare cicatrice, è inciso un episodio capitatomi a Gerusa­lemme, proprio nel sepolcro vuoto di Gesù. Era una fredda mattina di febbraio, le porte della basilica erano state aperte da pochi minuti. Non c’erano pellegrini, un silenzio tombale avvolgeva la grande basilica. Mi avviai verso il sepolcro, entrai e rimasi solo davanti a quella pietra che aveva assistito al singolare riscatto dell’amore sulla morte con la Risurre­zione di Gesù.
Mentre pregavo, un’anziana signora s’inginocchiò accanto a me e, terminata la sua preghiera, con le dita, toccò la pietra e portò la mano sugli occhi. Il gesto era un augurio che i suoi occhi acquistassero una luce divina abilitata a vedere al di là delle apparenze terrene. Rapinare un frammento della luce della Risurrezione. Mi piace ricordare, a questo proposito, un detto del mondo ebraico in cui si paragona l’occhio al mondo: «Il mare è il bianco, la terra è l’iride, Gerusalemme la pupilla e l’immagine riflessa è il Tempio». Il tempio per i cristiani è Gesù risorto.
Da quel giorno il gesto di quella donna è entrato nella mia anima.

Mi ha permesso di squarciare la parete opaca sull’orizzonte dell’esistenza e proiettare la mia vita verso i confini dell’eternità. Da allora il fondamento della mia fede ha acquistato ali per volare alto, uscire dal pantano di una realtà senz’anima.
Nelle pagine del diario di essere nuova creatura, si alterneranno momenti di gioia e di sofferenza, ma una gran voglia di vivere nella fede di Gesù risorto pur nella fragilità di una perenne malattia. La gioia della Risurrezione è una conquista da conseguire in solidarietà con l’azione dello Spirito Santo, che effonde la luce della sua grazia nelle deboli membra del nostro vivere quotidiano. Alle domande inquietanti dell’esistenza aperte sul baratro del dubbio, lo Spirito Santo ci ispira e aiuta nel ricomporre i frammenti di luce e trasformarli in stelle luminose.
L’esperienza della Pasqua è la completezza della vita. La risurrezione ha impresso al mondo intero il senso nuovo della vita. Il fiume della nostra esistenza ormai non cammina verso la foce del nulla, ma il suo scorrere in sintonia con la nostra collaborazione costruisce il Regno della giustizia, della pace, dell’armonia e della comunione. La Pasqua di risurrezione riversa nel cuore delle persone quel quoziente di divino per cui «Dio dimora in noi e noi in Dio». Si realizza il sogno di Dio fin dall’eternità. Dobbiamo confessare che stiamo vivendo una stagione della storia in cui il futuro sembra che abbia esaurito il suo fascino e l’amarezza sia il sapore del nostro pane quotidiano. Ma è proprio in questo momento che la Pasqua sprigiona la sua potenza e la mano di Dio, che ha accarezzato il corpo di Gesù nel sepolcro, solleverà la nostra vita raggelata nel freddo del nostro vuoto.
Nel concludere queste confidenze sulla Pasqua, chiedo in prestito le parole a un prete scienziato, un appassionato cercatore di Dio nella creazione, il padre gesuita Teilhard de Chardin, che così pregava: «Sei tu, Gesù, il vertice e la sintesi di ogni perfezione umana e cosmica. Non è nell’universo un elemento di forza, di bontà e di bellezza che non trovi in te la sua espressione più sublime, il suo coronamento ideale. O Gesù, pienezza del creato, sei la pienezza e felicità di ogni essere. Con il possederti stringo tutto ciò che l’universo mi può far desiderare o sognare. Solo in te, spazio senza confine, le mie facoltà possono raggiungere la loro piena realizzazione e possono sprofondarmi nel tuo amore, senza rischio di scogli».

Read 1714 times Last modified on Mercoledì, 05 Febbraio 2014 15:21

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