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Giovedì, 12 Aprile 2012 08:31

Affinità elettive

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di Mario Carrera

Don Guanella e i santi del suo tempo

 

Quando le strade dei santi s’incrociano, nasce una stima reciproca,
godono reciprocamente del successo nel compiere
il precetto della carità e condividono le sofferenze dell’incomprensione

Con l’animo aper­to all’amicizia e al dialogo coltiviamo disegni di pace e pensieri di verità, pronti ad ascoltare, scusare, mai condannare»: questa frase di don Guanella apre l’orizzonte del suo animo verso le persone e detta lo stile dei suoi rapporti di amicizia sia con i poveri come con le persone animate da gran voglia di bene.
L’amicizia è una qualità dell’amore che per sua natura è forza costruttiva per un cammino positivo dell’intera umanità. Quando si ama, gli ideali di bene fondono gli animi e dall’amicizia nascono risorse costantemente rinnovate. Nessun santo è un’isola e la contemporaneità della loro azione crea un’affinità elettiva con un influsso reciproco nell’azione caritativa.

Si accende la luce della vita di Luigi Guanella quando un fuoco della carità si spegne nella città di Torino con la morte del Cottolengo. Il santo degli handicappati, nei primi anni di don Guanella, diventa un punto di riferimento e la frequentazione di quella «casa della carità» apre la strada all’incontro con don Bosco. Diventa il suo grande maestro e, alla sua scuola, don Luigi apprende lo stile di un fondatore, la passione per la salvezza delle anime, lo zelo per educare, la passione per Dio e per l’uomo. In quegli anni torinesi don Bosco diventa il padre delle sue case della carità per gli orfani e per gli emarginati. Discepolo del medesimo maestro è don Orione. Quando le loro strade s’incrociano, nasce una stima reciproca, godono reciprocamente del successo nel compiere il precetto della carità e condividono le sofferenze dell’incomprensione e dei rallentamenti nel realizzare i loro nobili sogni al servizio di un’umanità emarginata.
Don Luigi ha avuto la gioia di condividere il pane dell’amicizia con il vescovo Andrea Ferrari. Era un pane mangiato senza i fermenti dell’invidia e della gelosia, pane spezzato nella reciproca gratitudine a Dio per il bene compiuto e progettato.
La devozione di don Guanella e la stima di San Pio X per oltre dieci anni hanno tessuto un rapporto di particolare amicizia. A don Guanella ha aiutato in particolare la fede del papa per l’apostolato di carità.
Già alla fine del 1800 don Guanella aveva potuto meravigliarsi della carità esercitata dall’ingegner Aristide Leonori a favore dei giovani romani. Scriveva don Luigi: «Ne concepii sensi di vera ammirazione. La nobile figura dell’inclito personaggio romano non scomparve più dagli occhi e dalla memoria mia».
Quando don Guanella si presentò proponendo al Servo di Dio, ing. Leonori, di progettare una sua chiesa, alla risposta positiva, don Luigi subito aggiunse che non aveva denari; l’ingegnere rispose: «Ebbene? So che ne ha la Divina Provvidenza. Lei si accinga ed io la seguo».
L’elenco degli amici, santi o beati, o servi di Dio, o uomini illustri potrebbe seguitare perché Dio, come una potente calamita, raccoglie nel vincolo dell’amicizia umana uomini e donne solidali nella costruzione del suo Regno.
Ha scritto il poeta Goethe: «Dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei. E, se so di che cosa ti occupi, allora saprò anche cosa vuoi diventare».
Nel nostro caso Goethe non fu solo poeta, ma anche profeta.

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