di don Mario Carrera
C’è una frase consolante di San Paolo ai cristiani di Roma: «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza». La nostra debolezza è infinita com’è infinita la forza di Dio; anzi nel momento in cui riconosco la mia fragilità, è il momento in cui la potenza di Dio scorre nelle mie vene.
Il mese di maggio con i suoi colori e i suoi profumi ci porta agli anni dell’infanzia, quando sui prati, velati da un basso strato di nebbia, le lucciole stendevano un tappeto luminoso e noi ragazzi, dopo cena, eravamo chiamati a lodare Maria con la recita del rosario, la predica del prete e il fioretto da praticare il giorno successivo. Il sorriso della Vergine Maria riempiva il tramonto della giornata con una carezza di gioia e l’impegno a essere più buoni.
In quegli anni della fanciullezza, in cui si ha un cuore limpido come l’acqua di sorgente, la Madonna era la madre tenera e accogliente; era la somma di tutte le qualità più belle che una mamma possa mostrare. Crescendo con gli anni ho imparato che la devozione a Maria non è solo un bisogno sentimentale, ma corrisponde a una realtà di fede oggettiva e assai importante per la nostra vita cristiana.
Della nostra infanzia abbiamo un’immagine assai significativa della Madonna, il ricordo di un pellegrinaggio a un santuario, la mamma che ci ha fatto inginocchiare davanti alla statua di Maria per invocare una grazia. Era la nostra prima forma di devozione che sarebbe cresciuta nella forma e approfondita nella sostanza. Dalla Madre che si china sul Bambino Gesù a Betlemme alla Mamma addolorata ai piedi della Croce a solidarizzare con il Figlio condannato da un odio assurdo a morire per amore.
Maria è la nuova Eva, la madre dell’umanità redenta dal suo Figlio Gesù e lei ai piedi della croce diventa corredentrice, Gesù la consegna all’apostolo Giovanni come la Madre della famiglia dei credenti.
Con il suo «sì» all’arcangelo Gabriele, Maria creatura umana diventa la portatrice di Dio, la terra come lievitata si alza verso il cielo e il cielo si bacia con la terra e da quell’incontro di amore la terra incomincerà a portare nel seno figli che, come dice l’apostolo Giovanni, non saranno più «nati da carne e sangue, ma da Dio». Sono i figli nati da Dio che sanno scoprire, vedere e seguire le orme di Dio tracciate lungo il cammino della nostra vita.
Gesù ha detto che per lui sono madre, fratelli e sorelle tutti quelli che accolgono la sua Parola. La Parola che si fa carne umana e la carne che si fa tabernacolo della presenza di Dio. In questa realtà le nostre volontà umane aspirano a fondersi con quella di Dio e a pronunciare con Maria un generoso sì, nel quale troviamo la nostra pace.
Non sempre nel cammino della vita questa fusione di volontà fiorisce nella gioia. Qualche volta la preoccupazione, la malattia, il disagio spirituale impediscono alla vita di cantare la gioia. Ma non siamo abbandonati, Dio cammina con noi, accompagna l’ombra dei nostri passi e ci sostiene nel momento dell’affanno.
Anche Bernardette, adolescente, dall’animo trasparente e generoso, talvolta rivolgeva alla Madonna qualche domanda e non ne aveva risposta. Maria accompagnava, però, sempre il suo silenzio col sorriso: non c’era risposta ma la domanda era arrivata ed era stata accolta con simpatia e compiacenza.
In questo mese di maggio rinnoviamo la nostra fiduciosa preghiera alla Vergine che ci conservi «un cuore di fanciullo, puro e limpido come una sorgente; un cuore semplice che non ripieghi mai sulle proprie tristezze, un cuore largo nel donarsi e pieno di tenera compassione, un cuore fedele e generoso che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore per alcun male».