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Venerdì, 01 Giugno 2012 10:14

Vi sembrerà di entrare nel Duomo

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Le porte milanesi a Roma

di Fabio Pallotta

Sembra una storia da nulla, ma anche la Porta della chiesa di San Giuseppe in Roma ha una sua vicenda curiosa alle spalle, insieme con una lezione di garbo e generosità regalata da don Guanella alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. L’inedito carteggio rinvenuto in proposito dalla Pia Unione del Transito merita di essere conosciuto.
Tutto nasce all’interno della sua bella amicizia con lo scultore Ludovico Pogliaghi; don Guanella lo aveva conosciuto venti anni prima quando, pittore in erba, aveva dipinto la Natività di Maria per la chiesa di San Donnino a Como. Era stato lui a guidare la realizzazione delle nuove Porte del Duomo di Milano, tra il 1906 e il 1908. Soprattutto la Porta Maggiore è la più intensa ed elegante pagina di arte sacra del '900; don Guanella ne era rimasto ammirato. Ma -come al solito- pensava a casa sua: e la vecchia porta?

Ai primi di marzo 1910, mentre è in visita alle case milanesi gliele mostrano e il 9 marzo ne scrive alla Fabbriceria: “Osservai inoperose e quasi ingombro le antichissime porte del Duomo e tosto mi sedusse la ispirazione di farne domanda in favore delle Opere della Divina Provvidenza che ben avrebbe di valersene con tanto vantaggio. Se la inspirazione è da alto, sarà certamente esaudita da questa veneranda amministrazione…”. Emerge sempre il tratto di un uomo consegnato a Dio e alla sua provvidenza, e di quella sicuro; e poi astuto, brillante. Stanno lì le porte, inutilizzate… A che vi servono? Datele a me!
Gli rispondono, dopo il consiglio di Fabbrica del 23 marzo, dicendo che vi è una trattativa in corso col Museo Civico e che sarebbe utile sapere perché don Luigi le vuole.
La risposta di don Guanella, composta con una maestria unica, tarda solo due giorni: ne ha bisogno per la chiesa di San Giuseppe a Roma e “…niente di meglio potrebbe tornare  a quelle vecchie porte che di collegare la memoria e la venerabilità della massima Cattedrale Lombarda con la memoria e la venerabilità del massimo tempio dell’Orbe Cattolico. Presto sarà di passaggio a Milano il celebre architetto Aristide Leonori, Cavaliere di Cappa e Spada del Santo Padre, costruttore di più chiese in Europa, in America e nell’Oriente. Questi sarà ben lieto della visita alle vetuste Porte per lo scopo di cui sopra. Nella fiducia pertanto che alle Vetuste Porte sia per essere assegnato tanto onore, ringrazio e sono con ossequio”. Un tocco da professionista: in pratica era quasi lui che faceva loro un regalo!
Il 1° aprile deliberano: “ben volentieri la Fabbrica vedrà le proposte del Leonori ed esaminerà con la massima benevolenza la possibilità di aderire alle richieste del Guanella, salvo l’esito delle pratiche in corso col Museo civico”. Don Guanella ringrazia e assicura il gradimento del Papa, dal quale è appena stato in udienza. È un momento positivo: riapre il cantiere romano, la parrocchia va prendendo corpo pastoralmente, soprattutto grazie alla presenza delle suore che vivono una fase eroica della loro storia in Roma e scrivono una pagina indimenticabile in quella periferia senza strutture e raccogliticcia. Don Guanella scrive ai suoi collaboratori che a Roma tutto va “a gonfie vele” e di fatto si ferma a Roma per molte settimane; vi era giunto subito dopo Pasqua e vi si ferma quasi un mese, compresa la annuale settimana di esercizi spirituali dal 17 al 23 di aprile, dai Passionisti dei Santi Giovanni e Paolo, al Celio. Emozioni a catena: gli incontri ripetuti col Papa, il funerale del salesiano don Rua, la visita di Giolitti a San Pancrazio e tra le gioie: il sogno realizzato delle porte milanesi nella sua Basilica romana.
Passano quasi tre mesi e il 23 giugno annuncia ad Adamo Dell’Olio, deputato e cancelliere della Fabbriceria: “Addì 26 il Sr. Aristide Leonori, ingegnere architetto della nostra chiesa di San Giuseppe in Roma sarebbe qui e visiterebbe le antiche porte del Duomo da adattarsi per quella Chiesa. Il Sr. Pogliaghi farà parola alla Fabbriceria per assegnare un medaglione della porta decorata perché sia teste e saggio delle Porte del Duomo di Milano che decorano la porta della nuova chiesa di San Giuseppe commemorativa del duplice Giubileo del S. Padre.”
Aristide Leonori, in viaggio con sua sorella Rosa verso la Baviera, staziona in Lombardia nelle case guanelliane e, tra le altre cose, riesce a visionare le porte, ma il 3 settembre ancora non si vede nulla: così don Luigi si presenta direttamente per sollecitarne la consegna. Tutto è pronto…
Qui si allarga lo spazio per la gaffe milanese: il 17 novembre parte una lettera in cui si comunica che la Fabbrica del Duomo ha accettato definitivamente di donarle a don Guanella, ma a condizione che questi paghi le spese di trasporto.
Nel frattempo egli si trova a Roma e di lì -senza sapere nulla della piccineria milanese- scrive alla Fabbriceria ambrosiana: “Io non sapeva come mostrare la mia gratitudine per lo specioso dono delle Porte vecchie del Duomo in favore di questa chiesa erigenda di San Giuseppe. Ne feci parola al Santo Padre il quale compiacendosene altamente appose con effusione di cuore il suo pregiato autografo alla domanda che gli porsi. Codesta veneranda Fabbriceria accetti il Dono come segno di molta nostra gratitudine”.
Intanto gli era giunta la richiesta milanese e così il 26 novembre, stando a Milano, risponde: “Troppo giusto: eccole lire 50 per trasporto vecchie porte del Duomo delle quali parlai al Santo Padre e mi lasciò effusa Benedizione con autografo che fu consegnato all’Onorevole Degli Occhi e che è per tutta la Veneranda Fabbrica. Ottenni ciò come piccolo segno della mia molta gratitudine. La porta fu tosto ridotta e lavorata”.
Avviene una seduta di consiglio milanese davvero vivace: c’è chi fa notare la cantonata! Ma se mille volte -si dice-  si era parlato di sgombrare il Duomo dalle vecchie porte dietro cui si raccoglievano anche i male intenzionati; ora si presenta un santo fondatore per un’opera esimia, come omaggio al Papa, in Roma…e noi gli facciamo pagare il trasporto? Si ordina la restituzione delle lire 50 versate dal Guanella “per contribuire alle opere di carità sociale promosse dal sacerdote Guanella”.
Il 16 dicembre arriva una nuova ondata di riconoscenza: “Veneranda Fabbriceria del Duomo; abbiamo ricevuto oltre la porta Vecchia del Duomo anche la notizia del condono delle spese di trasporto, onde mi pregio esporre entiera la mia gratitudine e ripetere che il Santo Padre molto ha aggradito l’offerta di tal porta per il nuovo Tempio di San Giuseppe in Via Trionfale: che il suddetto tempio verrà coperto in primavera e funzionato nel prossimo anno 1912. Godo pure riferire che la gran porta sarà decorata delle effigie di San Ambrogio, di San Carlo e della Madonnina del Duomo”. La mattina seguente mandava il buon don Samuele Curti a ritirare le 50 lire, una miseria per il Duomo, una ricchezza per il povero fondatore della provvidenza.
Quando a maggio del 1910 ne aveva dato esultante la notizia attraverso le colonne del Bollettino, se ne accennava anche la ragione: “Con molta probabilità si potranno ottenere le antiche porte del Duomo di Milano, le quali convenientemente adattate servirebbero alla nuova chiesa di Roma. Questa felicissima combinazione, se ci riusciremo, varrà a legare più strettamente al nuovo tempio di San Giuseppe la nostra cara Milano, ed entrando in quella chiesa di Roma ognuno di noi tripudierà pensando che vi è introdotto dalle porte della gotica cattedrale dedicata a Maria nascente”.
Tornava su quella gioia due anni dopo, quando si stava organizzando il Pellegrinaggio lombardo a Roma per l’inaugurazione di San Giuseppe. Sarebbe sceso nella capitale anche il Card. Ferrari: “Andiamo, andiamo in gran numero a quella festa e non sarà piccola gioia per noi trovare sul nuovo tempio in Roma le vecchie porte del nostro bel duomo, bello e caro sempre anche dopo viste le più belle cattedrali del mondo. La nostra carissima ‘Madonna indorada del Domm’ ci vuole là e ci aspetta al ritorno per dirle con un saluto di figli amorosi le nostre impressioni”.
Quelle vecchie porte che avevano visto la vita milanese di oltre 4 secoli sono ancora lì, segno del ponte ideale costruito da don Guanella fra la sua amata terra di Lombardia e la città di Pietro. Il buon Carlo Montrasio che nel 1683 le aveva realizzate dovette sudare per finirle a tempo e per farsi pagare; mai avrebbe creduto di rendere servigi al Papa con la sua umile opera.
Fabio Pallotta

Read 1530 times Last modified on Mercoledì, 05 Febbraio 2014 15:21

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