di don Mario Carrera
Uno dei requisiti richiesti dalla Chiesa per proclamare solennemente una persona santa è un esame severo e minuzioso delle virtù, teologali e cardinali. Sette virtù da esercitare in modo intrepido. Ma il fascino e il profumo della santità non consistono nell’essere dei super-eroi, ma di amare Qualcuno con passione da innamorato: è rispondere alla seduzione di un Dio-amore.
Sant’Agostino diceva che «Ogni uomo segue quella strada, dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità». Il sorriso gioioso dei santi nasce dalla certezza che stanno camminando sulla strada giusta, «avanzano per innamoramenti» e sospinti dalla gioia che lo stesso innamoramento genera.
La santità non avanza, quindi, per imposizione, ma per il fascino della seduzione di un «tesoro», di una «perla preziosa» che muove i tuoi passi come un innamorato sui passi dell’innamorata. La passione sgorga da un cuore che ha trovato una bellezza così superlativa da entusiasmare un’esistenza.
San Francesco d’Assisi è il simbolo di una persona innamorata. Sotto le macerie di una chiesa diroccata, lui ha trovato un tesoro tanto prezioso da arricchire in modo entusiasta la sua vita.
Don Guanella ha sempre guardato con simpatia a San Francesco. Nel corso della sua vita è diventato terziario francescano e come Francesco si è innamorato di Cristo e del creato.
C’è un’analogia tra la missione di Francesco e quella di don Guanella. Francesco ha sognato di essere inviato a comporre tante briciole sparse per farne un pane da distribuire a chi ha fame. Il piccolo Luigi Guanella nella felicità e nella gioia di un gioco infantile, si divertiva con la sorella Caterina a «fare la minestra per i poveri» che consisteva nello stare sul greto del torrente Rabbiosa e impastare un po’ di terra e acqua e così distribuirla a poveri immaginari.
Per Francesco un pane da distribuire per l’unità della Chiesa, per don Guanella un pasto affinché nessuno fosse senza cibo.
La vita di ognuno di noi è impastata con la sostanza dei sogni. Nelle biografie dei santi è frequente notare l’influenza dei sogni nel determinare il corso di un’esistenza. Già sant’Alberto Magno diceva che i sogni «provenienti sia dalla mente sia dalle stelle» influenzano le vicende della nostra vita.
Alla vigilia della canonizzazione di don Guanella siamo in marcia verso Piazza San Pietro con il cuore pieno di sogni. Sogni infranti, sogni coltivati, sogni possibili e sogni «alla grande» nel desiderare di essere contadini del mondo e seminare germi di bene così da rendere più vivibile la nostra società.
Come seminatori e coltivatori di bene, il 23 ottobre arriveremo in Piazza san Pietro con i piedi stanchi per il lungo pellegrinare, ma con la voglia di gridare al mondo che la sua salvezza è racchiusa nell’evangelica «perla» della santità. In quel mattino porteremo davanti all’altare di Gesù i nostri sogni e grideremo la voglia di bene come desiderava don Guanella e a lui chiederemo che si faccia intermediario di questi sogni.
O Dio, abbiamo sognato che tutte le persone: poveri e ricchi, handicappati e validi, istruiti e ignoranti, sazi di cibo e affamati potessero sedere al banchetto comune della vita con pari dignità. Questo sogno non è ancora realtà, donaci un supplemento di generosità così da aiutare il mondo a essere più giusto.
O Dio, abbiamo sognato che l’avvento del tuo Regno di giustizia, di pace e di fraternità asciugasse le lacrime delle morti violente, dei lutti delle guerre, fosse un vento caldo di speranza per il futuro dei giovani, aurora di dignità per le persone al tramonto della vita, speranza alle generazioni dei bambini. O Dio, ancora vogliamo coltivare con fiducia il sogno di vederti al centro della storia umana per divinizzarla e sentire Te come amico della gioia di vivere riscattata dal tuo Figlio Gesù con la risurrezione.
O Dio, abbiamo un sogno: la canonizzazione di don Guanella ridesti nell’anima quella nostalgia di santità che salverà il mondo.