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Mercoledì, 04 Maggio 2011 14:07

Maria e Giuseppe modelli di fede Featured

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di Mario Carrera

Dopo la parola dell’Angelo che ha svelato a Maria il disegno di Dio su di lei, la parola di una donna le fa da eco annunziandole una beatitudine: «Beata sei tu che hai creduto alla Parola».
Il Dio della gioia investe questa creatura immacolata: il suo grembo si offre per rivestire di carne umana il suo «Figlio prediletto». Giuseppe avvertito in sogno è chiamato a svolgere il compito di autorità: imporre il nome a Gesù. Maria gli offre il corpo, Giuseppe la dinastia: «Lo chiamerai Gesù: Egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati».

A Maria la maternità, a Giuseppe la missione. A Maria l’angelo fornisce delle spiegazioni sul mistero di vita che si sta attuando. A Giuseppe, neanche una parola. Ha scritto il teologo von Balthasar: «a Giuseppe non è neanche chiesto, com’è avvenuto per Maria, se intenda rinunciare oppure no. L’angelo non gli spiega com’è che sua moglie sia incinta». Solo quando sta pensando di rimandarla a casa sua, sciogliendo la promessa, Dio decide di informarlo di quanto sta avvenendo nel grembo della sua sposa.
Il «giusto» Giuseppe accetta con fede e umiltà tracciando il sentiero che Gesù stesso, con cuore mite e umile, percorrerà sino alla cima del Calvario per salvare il suo popolo dai peccati.
Quando Giuseppe, libero dal dubbio e dal tormento della gelosia, avrà il coraggio di parlare a Maria, da subito fiorisce la beatitudine, la pace dell’anima che Gesù proclamerà alle folle, quando chiamerà beati coloro che ascoltano, conservano e coltivano il messaggio evangelico nel loro cuore.
Nella casa di Nazareth, durante il periodo della gestazione, i due giovani sposi sentivano riecheggiare nel loro animo le promesse delle beatitudini evangeliche.
In quei colloqui anche la beatitudine dei «puri di cuore» si faceva sempre più armoniosa. Scriveva Sant’Agostino: «Essi - Giuseppe e Maria - si donavano a vicenda la loro verginità e su questa verginità si cedevano il reciproco diritto. Quale diritto? - si chiede Sant’Agostino - Quello di conservarla l’uno per l’altra. Sì, Maria ha il diritto di custodire la verginità di Giuseppe e Giuseppe la verginità di Maria».
Maria e Giuseppe hanno camminato in questa reciproca fedeltà e custodia dei valori più grandi. Le loro giornate a Nazareth si sono riempite del dono quotidiano e reciproco e hanno custodito la loro castità come scrigno trasparente di una presenza celestiale che faceva della loro carne trasparenza luminosa di Dio.
Maria e Giuseppe hanno vissuto la beatitudine dei puri di cuore e la «Parola di Dio fatta carne», Gesù, che viveva al loro fianco, li aiutava, li guariva, li consolava, rafforzava i loro sentimenti e faceva fiorire la vita tanto da renderla bella.
Nel mese di maggio, la preghiera del Rosario, attraverso i misteri del gaudio, della sofferenza, della gloria e della luce, ci fa camminare tra monumenti dell’amore di Dio per noi. La preghiera del Rosario è un’occasione propizia, affinché si possa sprigionare quella luce spirituale che è in noi e che rende la vita serena e gioiosa in compagnia e sull’esempio della fede dei genitori di Nazareth.

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