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di Nico Rutigliano

Cosa intendiamo per spiritualità? L’insieme dei valori che modellano uno stile di vita. Per noi guanelliani, che vogliamo incarnare i valori di don Guanella, la spiritualità  fa capo a tutte quelle forme di preghiera, di vita e di tratti del comportamento, che plasmano il carattere, i rapporti umani, il modo di pregare, la forma pratica di vivere la carità. La spiritualità investe sia la contemplazione che l’azione; riguarda la preghiera e sfocia nella carità; anima l’unione con Dio e spinge all’amore fraterno.

V DOMENICA DI QUARESIMA. 

Anno A - 6 aprile  - 

Lezionario: Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

 
Io sono la Risurrezione
Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami, è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e Maria sua sorella e Lazzaro.
 
Tra Gesù e i suoi discepoli c’è una relazione di amicizia. È Gesù stesso che inizia questa relazione. Quello che Gesù compie per Lazzaro è simile all’amore che nutre per ciascuno di noi; egli si preoccupa e si occupa dell’amico. La fede nella risurrezione dai morti nel popolo ebraico non era frutto di ricerca intellettuale, ma nasceva dall’esperienza di sentire Dio come amico, il suo amore è fedele e non abbandona nei momenti di difficoltà.
 

DOMENICA DELLE PALME 

Anno A - 13 aprile 

Lezionario: Is 50, 4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14 - 27,66 

 
 
Il prezzo di una vita
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Giuda pattuisce un prezzo per Gesù. Il dono incommensurabile di Dio all’umanità è venduto con un prezzo di trenta pezzi d’argento, il valore di un somaro o di uno schiavo. E Gesù arriva in Gerusalemme cavalcando un somaro e sarà trattato dal potere come uno schiavo. Come per un passa- mano, Giuda «consegna» Gesù ai nemici, questi a Pilato, Pilato alla folla e la folla alla croce. Il punto di arrivo della carità. Anche la nostra vita è un «consegnarsi» per amore alla costruzione della pace.
 

PASQUA: RISURREZIONE DEL SIGNORE

Anno A - 20 aprile

Lezionario: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4  Gv 20,1-9

 
Cristo è risorto
Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
 
Il sepolcro vuoto di Cristo è un punto di convegno dell’umanità. «Maria, come i discepoli, ignorava che il grembo della madre terra potesse accogliere suo figlio Gesù. Il Crocefisso, Signore della storia umana, è entrato nel regno della morte per farle restituire alla vita il suo bottino». Dio amante della vita non disprezza nulla di quanto ha creato.
 

II DOMENICA DI PASQUA

Anno A - 27 aprile

Lezionario: At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31

 
Portatore di pace
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro ai quali perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro ai quali non perdonerete, non saranno perdonati».
 
Gesù si presenta a noi come il datore di pace. Gioia e pace sono le aspirazioni più grandi dell’animo umano, per questo Gesù Risorto è «pace gioiosa e gioia pacificante»: è il suo modo veritiero di essere tra noi. Per questo il cuore della missione dei discepoli è uguale a quello di Gesù: amare. Solo amando il fratello che Dio ci pone accanto, entriamo nella sua famiglia come figli amati e benedetti. 
 

Il sacramento del battesimo

di Andrea Ciucci

Il battesimo è una delle celebrazioni più ricche e profonde della liturgia cristiana, per la varietà dei simboli e l’importanza delle parole. Neanche i bambini più piccoli si annoiano durante questo rito, tutti attratti dai gesti, dagli oggetti, dagli elementi utilizzati. La via simbolica è anche, probabilmente, uno dei modi migliori per comprendere il senso di questo sacramento e provare a rispondere a una domanda tutt’altro che scontata: che cosa offriamo a un bambino quando lo battezziamo?
Mi colpisce sempre, anzitutto la qualità dei simboli utilizzati nel battesimo: l’acqua, la luce, il sale, l’olio, una veste bianca. Sono segni semplici, primordiali, insieme però carichi di senso. Quasi a dire che nel battesimo si va al fondo delle cose, al centro delle questioni. Non è a tema infatti un dettaglio della vita del bambino e degli adulti che lo circondano, bensì i punti decisivi dell’esistenza umana,la sua possibilità di essere luminosa, mai arida, dignitosa, custodita, anche medicata (è il senso dell’olio inteso come unguento medicinale) quando ferita dalla malattia e dal mistero del male. Tutto è già in quel battesimo: l’arsura del desiderio, la paura delle tenebre, la domanda sulla propria condizione, la necessità dell’appartenenza, la ricerca della sapienza e dell’autenticità.

Quinto mistero della luce

di Ottavio De Bertolis


Questo mistero fa come da ponte tra la vita di Gesù e la consegna di sé nella Passione: l’Eucaristia infatti riassume tutti i misteri della vita di Gesù, e li rende presenti nell’efficacia di quell’unico Pane che spezziamo. Così nell’Eucaristia troviamo, come in una sintesi, tutti i doni di Gesù agli uomini, e che venivano annunciati e celebrati, per così dire, quasi separatamente nel corso della sua vita terrena: il perdono ai peccatori, la guarigione dei malati, la consolazione dei suoi poveri, come abbiamo già visto. 
Tutte le volte che noi celebriamo la Messa, riviviamo tutto questo: siamo come i pubblicani e i peccatori che mangiano a mensa con Gesù, provocando lo scandalo dei farisei, di coloro che si credevano puri e bravi in base alle loro forze: “Perché il vostro maestro sta a tavola con i pubblicani e i peccatori?”. Nella Messa Gesù, come già nel cenacolo, si fa nostro servo, si inginocchia ai nostri piedi, facendosi non più grande di noi, come tutti noi crediamo che sia, e infatti lo è; ma così agendo si mostra e si fa più piccolo, per togliere da noi ogni timore e ogni paura di Lui e di Dio: chi vede Lui infatti vede il Padre. Gesù non si fa servo e piccolo solo per un momento, come si potrebbe intendere in base a un’interpretazione riduttiva di quel “vi ho dato l’esempio”, appunto, come se, una volta dato l’esempio, si togliesse frettolosamente le vesti del servo per riprendere quelle del padrone. Lui si mostra servo nostro perché è veramente e definitivamente nostro servo; Lui si inginocchia di fronte a noi per lavarci i piedi, non noi ci inginocchiamo di fronte a Lui.