Non è stata la “Madonna della seggiola” a suggerirmi questo titolo. Anche se la tela di Raffaello, che ritrae la Vergine finalmente seduta e con piccolo Gesù che riposa tra le sue braccia, evoca tutta una costellazione di immagini centrate attorno all’archetipo materno, che dondola la sua creatura per farla addormentare. Certo anche Maria, come tutte le madri, ha placato il pianto del suo bambino, stringendoselo al petto.
Come tutti sapete, il mese di agosto è caratterizzato dalla grande festa mariana, la Pasqua di Nostra Signora, o l’Assunzione. Non sembri strano quindi avvicinare l’Ora santa del mese a quanto ci suggerisce il tempo liturgico che stiamo vivendo: infatti tutte le pie pratiche dovrebbero in qualche modo inquadrarsi nella liturgia, ad essa tendere e da essa trovare spunto e vigore.
Nelle nostre riflessioni precedenti abbiamo contemplato come il Cuore di Cristo sia per noi fonte di acqua viva, lo Spirito promesso, e abbiamo visto, come in controluce, le immagini e i riferimenti della Scrittura che sono impliciti nella scena che ci è presentata da Giovanni: ma non sono gli unici, e in questo nostro appuntamento mensile vorremmo mostrarne degli altri. L’immagine del fianco trafitto è come la punta di un iceberg: sotto la parte emersa c’è molto di più, che però non si vede, e sta sotto l’acqua.
«Quando Gesù nelle sue parabole parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole…» (Deus caritas est, n. 12). Gesù è venuto nel mondo a manifestare come il Padre ami l’umanità – l’uomo perduto – fino a sacrificare per noi il suo unico Figlio, «andando – come dice ancora Papa Benedetto XVI – contro se stesso» a favore nostro. Se ci pensiamo bene, la parabola della pecorella smarrita ha tanti aspetti che ci riguardano.