La storia dell’umanità è contrassegnata da eventi epocali, che influenzano profondamente un determinato periodo storico, ma che spesso non vengono immediatamente letti nella loro complessità. Uno di questi è sicuramente costituito dalla transizione demografica che, iniziata al principio del secolo scorso, soprattutto nelle nazioni a maggiore sviluppo industriale, ha determinato un aumento dell’aspettativa di vita: per la prima volta nella storia del mondo moltissime persone raggiungono l’età anziana. Le generazioni attuali si trovano di fronte ad un cambiamento demografico di grande rilievo: il progressivo invecchiamento della popolazione con una concomitante diminuzione della natalità cambiano lo scenario dei paesi a sviluppo avanzato, ma a breve modificheranno anche quello dei Paesi in via di sviluppo, dove il fenomeno si prevede ancora più veloce.
Chiunque abbia avuto, leggendo nei Vangeli, la grazia di mettersi in ascolto dei silenzi di sfan Giuseppe, sa che lui non è una bella statuina del presepio, immobile e decorativa. Era il padre “putativo” di Gesù, ma questo non deve far pensare a un suo ruolo marginale e un po' patetico nella santa Famiglia. Giuseppe ha esercitato la sua paternità a tutti gli effetti. Del resto, anche gli studi psicologici recenti riconoscono che «un padre deve sempre adottare il proprio figlio» (Doltò).
«La Chiesa non è un’azienda. Il papa non fa l’economista e neppure il politico per questo comprende a fondo cosa significa lo sviluppo dei popoli» e la crescita integrale delle persone. La Chiesa è una “madre e maestra” che ha a cuore il progresso armonico dei suoi figli.
Sono passati 50 anni da quando Paolo VI ha lanciato al mondo l’invito a investire le prospettive politiche, sociali ed economiche sulla dignità della persona con i suoi diritti e sulla necessità che gli Stati assicurino che il progresso sia sempre al servizio della persona e non renda l’uomo schiavo dell’economia.