it IT af AF ar AR hy HY zh-CN ZH-CN en EN tl TL fr FR de DE iw IW ja JA pl PL pt PT ro RO ru RU es ES sw SW
×

Warning

JUser: :_load: Unable to load user with ID: 62

Aurelio Bacciarini a Roma

di Alejandro Mario Dieguez

Febbraio 1912. Mentre fervevano i preparativi per l’imminente inaugurazione della nuova chiesa di S. Giuseppe sulla testa di don Guanella si scagliò un fulmine a ciel sereno.
Don Aurelio Bacciarini, da lui destinato come primo parroco del quartiere Trionfale, il fiore all’occhiello della congregazione, era “fuggito” in un ordine di clausura, in cerca di un vita di maggior austerità e penitenza, vissuta nel silenzio e nella solitudine.
Prima di lasciare la casa di Como era stato visto dare alle fiamme una grande quantità di lettere, di fascicoli, di prediche e di manoscritti. Aveva confidato la sua decisione ad un amico sacerdote che tentò, invano, di dissuaderlo.
Sabato 10 febbraio, senza dir parola a don Guanella che sapeva contrario, raggiunse la Trappa delle Tre Fontane, a sette chilometri da Roma, dove, dopo tre giorni di attesa nella portineria del convento, come di regola, fu ammesso alla vita di comunità. Gli fu dato il nome religioso di Fra Martino e, dopo un paio di giorni, ricevette anche il saio da trappista.

Friday, 01 June 2012 09:58

Una calamita e una propulsione al bene

di Mario Carrera

"E dov’è mai questo don Guanella che seguito a cercare?» si chiedeva San Pio X all’udienza del 24 marzo 1912.
A distanza di tre giorni era la seconda volta che don Guanella andava pellegrino di fede avanti al Papa. La prima volta era stata il 21 marzo insieme ai fedeli del Pellegrinaggio lombardo e poi ci ritornò appunto il 24 con un gruppo di sacerdoti guanelliani. Il 21 fu un’udienza dei pellegrini lombardi con un discorso di saluto al Santo Padre da parte del cardinal Ferrari.
Sia nel primo incontro come nel secondo con il Papa, il colloquio con don Guanella aveva come argomento l’inaugurazione della chiesa di San Giuseppe al Trionfale.

Friday, 01 June 2012 09:03

L'orto e le prime ciliegie

di Carlo Lapucci

Mentre la stagione volge al caldo molte delle insalate di campo volgono al seme, lasciano la forma giovane di piante da poco spuntate per irrobustirsi e mettere gli steli sui quali nascono i fiori: diventano dure, spesso mutano sapore e non sono più buone per la tavola. I campi offrono ancora insalate di campo buone come la barba di becco, la betonica (lessa per fare frittate), asparagi selvatici, la crepide (insalata che si trova tutto l’anno e si può anche lessare), polloni di luppolo e di vitalbe. Se la stagione è propizia anche funghi, rari ma buoni.
Le piante sono nello stato di maggior vigore preparandosi ai fiori ed esprimono al massimo le loro virtù che si traducono in sapore, ma anche in qualità curative, alcune medicinali come la camomilla (Matricaria chamomilla), pianta annua, verde con piccoli capolini. È erba comunissima nei campi, luoghi erbosi, abbondante lungo le strade campestri e le siepi. Se ne ottiene una bevanda gradevole, profumata e benefica, se non altro consolatrice. Viene usata infatti per calmare dolori, disturbi nevralgici: sciatica, mal di denti, trigemino, nervo sciatico, dolori reumatici, lombaggine, torcicollo e altro.

di Gabriele Cantaluppi

Un giorno san Benedetto, immerso nella sua solitudine di eremita, ricevette la visita di un prete, che gli disse:  “Alzati e prendiamo un po’ di cibo, perché oggi è Pasqua”. Gli rispose il Santo: “Non lo sapevo, ma me ne sono accorto perché sei venuto a visitarmi”. Suscitare in ciascuno la lode e la condivisione, questa è anche la forza delle visite che ci rendiamo gli uni gli altri: ci incoraggiamo vicendevolmente e riprendiamo fiducia nell’avvenire, proprio come è il messaggio della Pasqua.
Appena venuta a conoscenza della propria maternità divina e di quella prodigiosa della cugina Elisabetta, Maria non può trattenere l’impulso di andare a farle visita:  “in fretta”, sottolinea il vangelo di Luca, ma una fretta motivata dalla premura e dall’amicizia che spinge al desiderio di essere e di rendere partecipi dei doni ricevuti.

di Giuseppe Massari

Dalla Sicilia alla Puglia la festa di San Giuseppe è una semplice raccolta di santini e immagini sacre riferite al santo di Nazareth? è il peregrinare faticoso per paesi e città alla ricerca del misto sacro-profano? è l’esercizio retorico culturale per ricostruire feticismi e misticismi profani e popolari? No. è la saggezza mirata a rivalutare un culto che è di popolo, che è di piazza, che è di fede, che è cultura, storia e arte, senza confusioni. è un capolavoro di immagini e di testi, freschi di stampa, uscito in questi giorni, e concepito da chi ne è stata la curatrice, la dottoressa Vincenza Musardo Talò, per volere di una giovane casa editrice pugliese, la Talmus Art .

Friday, 01 June 2012 08:53

Una fede generosa pronta, esemplare

Il venerabile Giuseppe Quadrio

Chissà se le femministe no­strane sottoscriverebbero l’as­serto che “l’amore della donna determina sempre il modo di amare dell’uomo”. A formularlo è stato un sacerdote salesiano, morto poco più che quarantenne in concetto di santità, nella metà del secolo scorso, don Giuseppe Quadrio. Lo aveva capito fin da fanciullo quando, a soli dieci anni, si era affidato a quella che sarebbe stata l’unica donna della sua vita, la Madonna, emettendo nelle sue mani il voto di verginità perpetua.

Una fede che non conosce tempo

di Angelo Forti

In un mondo orfano di padri, sembra opportuno ritrovare nell’esperienza di San Giuseppe il suo ruolo di padre accanto a Gesù. Giovanni Paolo II nella sua Esortazione apostolica sul «Custode del redentore» scriveva: «Giuseppe è padre: non è la sua paternità derivante dalla generazione; eppure, essa non è “apparente”, o soltanto “sostitutiva”, ma possiede in pieno l’autenticità della paternità umana, della missione paterna della famiglia».
Paolo VI nel suo pellegrinaggio in Terra Santa, proprio a Nazareth, indicava la Santa Famiglia come «scuola», com palestra dove si impara, in pienezza, il mestiere di vivere la vita cristiana: scuola di santità, scuola di preghiera, scuola di serenità nelle relazioni, scuola di reciproche obbedienze e di eloquente silenzio.

Friday, 01 June 2012 08:40

Un laico sulla frontiera del sociale

Toniolo economista beato

di Grabiele Cantaluppi

In un contesto storico di positivismo culturale, quale era quello del secolo XIX, Giuseppe Toniolo  indicava che anche l’impegno spirituale è un fattore di civiltà. Anzi, sosteneva, proprio perché radicata nel mistero dell’Incarnazione, la Chiesa opera all’interno dell’ordine sociale non come un organo periferico, ma come cuore.
Aveva la certezza che la storia va letta con un’ottica di tempi lunghi per scoprirvi il disegno della Provvidenza: ne era convinto anche don Guanella, quando ricordava la sua opera nata “col visibile aiuto della Provvidenza, che non verrà mai meno”.
Gli anni in cui vissero Toniolo (1845-1918) e don Guanella (1842-1915)  quasi coincidono, ma essi non hanno lasciato testimonianze dirette di un loro incontro, anche se certamente a don Guanella, attento alle vicende anche sociali del suo tempo, non sarà sfuggita l’opera del sociologo ed economista, fervente cattolico e, come lui, fedelissimo al papa.

Friday, 01 June 2012 08:37

La Chiesa nasce con Maria madre

di Benedetto XVI

Maria ha seguito con discrezione tutto il cammino di suo Figlio durante la vita pubblica fino ai piedi della croce, e ora continua a seguire, con una preghiera silenziosa, il cammino della Chiesa. Nell’Annunciazione, nella casa di Nazaret, Maria riceve l’Angelo di Dio, è attenta alle sue parole, le accoglie e risponde al progetto divino, manifestando la sua piena disponibilità: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua volontà» (cfr Lc 1,38).

Friday, 01 June 2012 08:36

Maggio 2012

 

Un diario di vita

Carissimo don Mario Carrera,
stamane ho fatto un versamento sul conto corrente della Pia Unione scrivendo che seguiva una mia lettera. Ho letto nel suo biglietto del 14 marzo che sperava di ricevere presto delle buone notizie! Allora, come un invito, Le illustro la situazione di modo che Lei sappia per che cosa ho chiesto preghiere e spero darle presto buone nuove. Ah! San Giuseppe! Esaudiscici! Le scrivo della grazia richiesta con tanta urgenza al nostro caro San Giuseppe. Mia figlia con la sua famiglia abitano nei dintorni di Roma e noi in Piemonte.  Con enorme coraggio - o incoscienza - hanno deciso di venire in Piemonte in una cittadina a quindici minuti in macchina da noi; qui la vita scorre ancora tranquilla. Mio genero ha trovato una casa che piaceva loro; ha fatto le pratiche per il trasferimento del suo lavoro (lavora a scuola) e ha pure iniziato le pratiche per iniziare un lavoro, che è sempre stato il suo sogno (aprire una piccola palestra per insegnare scherma ai bimbi) sempre in questa nuova cittadina. […] Sto pregando da tempo con la novena San Giuseppe e anche con il Sacro Manto. Alla piccola Sofia ho parlato di San Giuseppe e ora anche lei lo prega; spero che il caro Santo voglia ascoltare non tanto la mia preghiera ma quella della piccola Sofia! E così pure la Vostra.
Ho letto nel Sacro Manto e anche in altri scritti quello che assicura Santa Teresa d’Avila… allora non è possibile che rimaniamo i soli senza ottenere questa grazia! Lo so, sono grazie materiali, ma la nostra vita è fatta anche di questo.
Mia figlia è molto demoralizzata. Sembra fatto apposta: quando una cosa non va bene… anche le altre cose iniziano a non andare nel verso giusto e lo stato d’animo ingigantisce le problematiche. Sono fiduciosa nell’intercessione di San Giuseppe, anzi, ne sono sicura!
La ringrazio moltissimo e conto sulle vostre preghiere e suppliche a San Giuseppe per noi.
Franca

Gentilissima signora Franca,
la ringrazio della sua testimonianza e della sua grande fiducia nei confronti di San Giuseppe. Egli è stato il papà terreno di Gesù, anche lui  aveva un lavoro da precario: lavorava quando lo chiamavano per qualche necessità. Non tutti i giorni avevano garantito il necessario per vivere, ma la Provvidenza che aveva provveduto con la manna per il popolo ebraico nel deserto ha sempre una mano pronta a dare il necessario. Le parola di Santa Teresa d’Avila sono la garanzia di un amore costante che veglia su di noi anche quando i tempi dei disegni di Dio sono diversi dai nostri.  E’ vero che noi, come bambini frettolosi, vogliamo tutto e subito soprattutto le grazie di ordine materiale. Nelle mani di Dio la pedagogia dell’attesa sa far crescere con responsabilità e maggior partecipazione. San Giuseppe lo sa che noi siamo sempre e, nonostante tutto, sui figli amati con tenerezza come ha amato Gesù nella casa di Nazareth.


La preghiera come ancora di salvezza

Caro Don Mario,
il dolore e la paura di questi giorni sono immensi. Confido nella sua preghiera e di tutte le persone che condividono la devozione a San Giuseppe. Ci appoggiamo a Gesù, a Maria Santissima e a Dio Nostro Padre, a tutti i Santi e ai nostri cari defunti. Le sono grato per le sue parole di conforto e soprattutto della sua vicinanza con la preghiera. Mio marito è una persona solare e meravigliosa e Dio nella sua provvidenza avrà uno sguardo di bontà e di compassione. Per la fiducia che ho in Dio, chiedo le sue preghiere e l'intercessione di San Giuseppe, protettore delle famiglie, e di San Luigi Guanella, chiedo questa grande grazia per il benessere fisico e spirituale di tutta la mia famiglia che si apra uno spiraglio di luce e di speranza.
E con cuore grato ringrazierò il Padre misericordioso per la bontà che mi ha usato.
Lettera firmata

Page 150 of 176