Domenica 17 febbraio si è aperto ufficialmente il Primo centenario della Pia Unione del Transito di San Giuseppe.
La Pia unione venne fondata da S. Luigi Guanella con l’approvazione e il sostegno del Pontefice Pio X per due scopi ben precisi:
Promuovere e divulgare ovunque il culto di San Giuseppe , Patrono universale della Santa Chiesa e Patrono dei morenti
Unire ilmaggior numero di sacerdoti e fedeli in una crociata universale di preghiere ed opere buone a favore dei morenti.
Il Giubileo che stiamo celebrando vuole riportare alla luce questi due scopi principali e rilanciare con più forza la pregnanza spirituale e carismatica di questo grande dono di aiuto a tutti coloro che invocano San Giuseppe come padre di Gesù e Sposo di Maria e ora protettore di coloro che si sentono bisognosi di sostegno non solo nel corso delle vita terrena, ma soprattutto alla stretta finale della nostra esistenza.
Questo libretto, il più diffuso dalla Pia Unione, è una raccolta di preghiere e invocazioni, per impetrare dal caro San Giuseppe il suo patrocinio e la sua intercessione per le grazie che attendiamo.
Il libretto presenta la devozione di San Luigi Guanella verso San Giuseppe; una devozione insita nel suo animo fin dalla fanciullezza, che lo accompagnerà per tutta la vita e nella sua attività di Fondatore, tanto da edificare nel quartiere Trionfale una chiesa in suo onore, oltre ad eleggerlo come “patrono” dell’Opera.
Don Guanella lo ripeteva spesso: «è Dio che fa». L’idea nasce nel cuore delle vicende umane,
ma la sua realizzazione è frutto dell’energia divina congiunta alla passione degli uomini.
Lo è stato anche per la Pia Unione del Transito di San Giuseppe: un’idea nata dal cuore
di don Guanella e realizzata e diretta da generosi e validi collaboratori. Questo manipolo
di uomini ha tessuto con passione ed entusiasmo questi primi cento anni di luce,
di grazia e partecipazione, a momenti impegnativi nella vita di milioni di persone.
La lettera di San Giacomo afferma che «la fede se non è seguita dalla opere in se stessa è morta», questo vuol dire che la fede non nasce direttamente dalle opere, ma fiorisce spontaneamente nelle opere di carità.
Queste due virtù teologali camminano insieme come gemelle: ecco perché accanto alla preghiera e al culto di San Giuseppe fioriscono molte opere di carità che trovano il loro giardino nell’attività caritativa della’Opera don Guanella soprattutto in terra di missione: dall’India al Brasile, dalle Filippine agli Usa, da Nazareth a Roma, dalla Colombia al Cile e in tante altre nazioni africane e dell’America del Sud. Il pane di San Giuseppe arriva a tutti questi fratelli bisognosi di aiuto; così l’elemosina si fa suffragio, un personale sacrificio economico personale si fa beneficio per molti.
Don Guanella aveva un carattere intrepido. Alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale tra i suoi propositi si leggevano parole di un ardore incandescente: «Voglio essere spada di fuoco nel ministero sacerdotale» e lo fu, tant’è vero che il papa Pio XI lo ha definito: «il Garibaldi della carità». La sua tensione e passione verso il bene da compiere egli stesso la paragonava all’impetuoso torrente «Rabbiosa», che lambiva le case del suo paesino.
In una stagione difficile per la Chiesa, come fu il periodo dell’Unità d’Italia, don Guanella si fece tenace banditore del bene che le comunità cristiane andavano seminando nel paese. Far conoscere il bene compiuto non era orgoglio o vanità, ma far conoscere l’agire di Dio nella storia degli uomini. Don Guanella ripeteva spesso: «è Dio che fa». Il bene e la carità degli uomini non è altro che il prolungamento dell’azione di Dio nella nostra vita concreta.
Il primo iscritto alla Pia Unione fu San Pio X, fu seguito con uguale entusiasmo da Benedetto XV, al quale si aggiunsero altri santi come San Massimiliano Kolbe, San Luigi Orione,
il Beato Giacomo Alberione, Giovanni Calabria e decine di migliaia di sacerdoti iscritti
sia alla Pia Unione di preghiere per i morenti che alla Messa perenne.
Accanto ai sacerdoti e vescovi si aggiunsero centinaia e centinaia di migliaia di laici.
Alla fine del 1913 gli iscritti alla Pia Unione solo in Italia arrivavano a 1.700.000.
I primi riferimenti sul bollettino “La Divina Provvidenza”, edito dalla Casa Madre di Como come organo di informazione delle opere guanelliane, riportano che, nell’ottobre del 1908, il Papa Pio X propone a don Guanella di erigere una chiesa in una zona bisognosa e di forte espansione in Roma. Una chiesa «da dedicarsi a San Giuseppe in omaggio a Pio X». Il mese successivo, sempre su “La Divina Provvidenza”, si precisa che la chiesa sarà «dedicata al Transito di San Giuseppe».
Nel marzo del 1909 si specifica ulteriormente: «Sarà dedicata a San Giuseppe in onore del papa Giuseppe Sarto, in occasione delle feste giubilari».
La nostra società ha emarginato le realtà importanti della vita.
In questo cassetto è finito il senso di responsabilità, il valore dell’onestà, il culto della pace
così sono state segregate le verità forti che riguardano «il» fine e «la» fine della vita
Dal momento in cui Adamo ed Eva hanno trovato morto ai loro piedi il figlio Abele, una domanda sta percorrendo la storia dell’umanità: il mistero della morte. L’istinto insopprimibile alla vita viene soffocato dalla morte. Dice un proverbio arabo: «Non c’è nulla di più scontato dell’aria. Ma guai a non respirarla!». è talmente naturale respirare senza pensare così come avviene anche per la morte… degli altri. La nostra società ha emarginato le realtà importanti della vita. In questo cassetto è finito il senso di responsabilità, il valore dell’onestà, il culto della pace così sono state segregate le verità forti che riguardano «il» fine e «la» fine della vita.
Se a novembre si comincia a sentire sensibilmente la diminuzione del flusso degli alimenti che arrivano dalla terra sulla tavola, a dicembre si avverte che la natura è entrata nel suo riposo annuale. Un tempo le massaie si difendevano con i diminuiti prodotti dell'orto e le riserve conservate: la frutta sui cannicci o secca, i pomodori appesi ai tralicci, carne e ortaggi sott'olio, sott'aceto, seccata, affumicata, funghi secchi, conserve, fagioli, ceci, lenticchie, castagne, fave, crepide, olive secche, pesce salato e altre risorse derivanti dai sistemi di conservazione elementare, come le uova che si mettevano sotto la cenere o sotto la sabbia per poterle consumare in questo periodo che le galline si riposano fino a gennaio.
Nel buio misterioso di una cavità naturale la venuta di Gesù Bambino appare un luminoso contrasto. Spesso, nelle rappresentazioni, in lontananza sullo sfondo, sorge la turrita città di Gerusalemme quasi a ricordare il luogo della futura passione, già in qualche modo presagita dall’umile nascita del Figlio di Dio. Luca parla solo di una stalla e di una mangiatoia. Il bue e l’asino appartengono ad una forma di idillio rurale