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Monday, 16 June 2014 11:53

L’oggi di salvezza tra rinnegamento e pentimento

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«Proprio tu, oggi, tre volte mi rinnegherai» 

di M. Anna Maria Cánopi

 
La vocazione è dono e il cammino che si apre davanti a chi risponde il suo sì alla divina chiamata è un mistero che si scopre di giorno in giorno, un cammino che conosce ore di entusiasmo e di slancio, ma anche ore di stanchezza e di dubbio; momenti di luce e di gioia, ma anche di oscurità e di paura… 
Emblematica è la figura dell’apostolo Pietro. Chiamato da Gesù mentre riassettava le reti, subito lasciò tutto e lo seguì distinguendosi tra gli altri apostoli per il suo entusiasmo.  Quando, a Cesarèa di Filippo, Gesù domandò loro: «La gente chi dice che io sia?… Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,6), Pietro, con tutto il suo impeto, fece la sua solenne confessione di fede: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (v. 17). Gesù, allora, scorgendo in questa risposta i segni dell’ispirazione divina, gli conferì il “primato”: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa… A te darò le chiavi del regno dei cieli…». Subito dopo, però, avendo Gesù annunziato che avrebbe dovuto soffrire molto e venire ucciso (v. 21), Pietro si oppose risolutamente: «Questo non ti accadrà mai!» (v. 22). E Gesù: «Va’ dietro a me, Satana!» (v. 23). Prima, l’apostolo era stato ispirato dall’alto, ora non pensa più secondo Dio, ma secondo gli uomini ed è di scandalo a Gesù.
Perché? Perché vuole allontanare la sofferenza. Secondo lui tutto deve procedere in modo trionfale, di gloria in gloria… Ma non è questa la via di Gesù, secondo il disegno del Padre. La via di Gesù è la via della croce e chiunque vuole essere suo discepolo deve egli pure prendere la propria croce e seguirlo (v. 24). La scelta da compiere ogni giorno, nell’oggi, è proprio questa: rinnegare se stessi o rinnegare Gesù. La gloria vera sarà frutto di questo cammino di croce.
Pietro è veramente sconcertato. Tuttavia rimane con Gesù. Quando, durante l’ultima Cena, Gesù annunzia che la sua “ora” è imminente e che tutti si sarebbero scandalizzati di lui, Pietro protesta: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!… Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò» (Mc 14,29.31). Il suo cuore è sincero, ma egli non fa i conti con la propria fragilità. E Gesù lo avverte: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai» (v. 30).
Per Gesù inizia l’agonia del Getzemani. Pietro, lo segue con gli altri apostoli nell’orto degli ulivi… Come era stato annunziato, così avviene. Gesù è arrestato, condotto nel sinedrio, processato. Intanto nel cortile Pietro cade in preda alla paura. E per tre volte rinnega il suo Maestro davanti a una serva, arrivando persino a bestemmiare e a spergiurare: «Non capisco… Non conosco quell’uomo…» (Mt 26,69-74).
L’evangelista annota: «E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. E, uscito fuori, pianse amaramente» (Lc 22, 60-62).
Pietro è umiliato e confuso per essersi comportato come non voleva. La sua natura è crollata per paura. Questo è per noi un grande insegnamento. San Bernardo di Chiaravalle scrive: «Nessuno si deve meravigliare delle cadute degli altri, potendo, da un istante all’altro, accrescere il numero delle proprie. Ciò che è accaduto a Pietro, può accadere a ciascuno di noi. Chi dice uomo, dice terra, debolezza». 
Sant’Ambrogio, a sua volta, si sofferma sul pianto di Pietro. Perché ha pianto? Certamente, perché il peccato lo ha colto di sorpresa, ma al pentimento è giunto perché Gesù lo ha guardato: «Pietro ha negato una prima volta e non ha pianto, perché il Signore non lo aveva guardato. Ha negato una seconda volta, e di nuovo non ha pianto, perché ancora il Signore non aveva rivolto il suo sguardo verso di lui. Nega una terza volta: Gesù lo guarda, ed egli piange amaramente», piange le lacrime del dispiacere, lacrime che purificano. In uno stesso giorno, Pietro cade ed è rialzato; la caduta si trasforma in grazia; l’oggi della debolezza e della vergogna diventa l’oggi del pentimento e della salvezza, l’oggi di un nuovo incontro con Gesù misericordioso. È una grazia grande saper piangere i propri peccati. È come immergersi nelle acque battesimali. 
Per questo Gesù non toglie a Pietro l’autorità che gli aveva già dato, ma, dopo la sua risurrezione, gli fa un “esame di riparazione” con una sola domanda ripetuta tre volte, come triplice era stato il rinnegamento: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?» «Sì, ti voglio bene…», ripetuto tre volte (cf. Gv 21,15-19). Pietro supera così l’esame e Gesù gli conferma l’autorità sulla Chiesa: «Pasci le mie pecore». 
Pietro esce veramente trasformato da questa “prova di fuoco”. La fragilità nell’uomo è  naturale, ma la grazia supera la fragilità; anzi, dove c’è più fragilità e miseria, lì il Signore riversa una grazia più grande. Per questo non bisogna mai scoraggiarsi. 
Pietro diventerà un apostolo ardente e affronterà molte prove e fatiche per il Vangelo, fino a dare veramente la sua vita per il Signore. Morì martire a Roma, condannato alla crocifissione, ma sentendosi indegno di morire come il suo Maestro, chiese di essere crocifisso con la testa in giù. 
Dobbiamo rendere grazie al Signore, per aver scelto Pietro, pur con le sue fragilità, e per averlo confermato quando si è dimostrato inadeguato. Sempre dobbiamo avere questa fiducia nella Chiesa e in coloro che il Signore pone come guide e pastori. E sempre anche dobbiamo attingere la nostra forza per vivere la nostra vocazione  non in noi stessi, ma da Gesù crocifisso e risorto. 
Ogni giorno ci troviamo a vivere situazioni in cui ci comportiamo come Pietro, con il sincero desiderio di darci totalmente per il Signore, ma subito dopo davanti a una minima difficoltà, che dovremmo sopportare con spirito di sacrificio, sperimentiamo il crollo. Questo  ci accade perché abbiamo una concezione della croce un po’ irreale, vorremmo che fosse dolce… Invece la croce è un peso grave; è un albero che si pianta nell’intimo del cuore. Gesù aveva nel cuore e sulle spalle il peso del peccato di tutto il mondo. E lo ha portato per amore. A Lui noi dobbiamo conformarci, con il suo aiuto, per fare della nostra vita un’offerta per la salvezza dei nostri fratelli. 
 
 
 
Signore Gesù,
anche noi, come Pietro,
pur volendoti bene
siamo tanto fragili
e ogni giorno con la nostra condotta
– se non con le nostre parole –
ti rinneghiamo.
Perdona, Gesù,
il nostro rispetto umano
che si sottrae allo scherno
di chi non crede in Te,
di chi disdegna
la morale del Vangelo.
Perdona le nostre viltà 
e le nostre paure;
guardaci con i tuoi grandi occhi
e donaci uno spirito di fede 
e di fortezza 
per testimoniarti un amore invincibile,
per aderire a Te 
davvero  fino alla morte,
una morte quotidiana,
vissuta nell’oggi 
della nostra esistenza,
sempre rinunciando a noi stessi 
e accogliendo la tua grazia
per vivere secondo la tua volontà.
Amen!
 
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