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Thursday, 07 January 2016 16:45

Un’agonia silenziosa della comunità cristiana

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Presenza della Pia Unione ad Aleppo

di Gabriele Cantaluppi

«Daesh» è un acronimo arabo, che definisce lo stato islamico fondamentalista, ed è il grande timore dei siriani, soprattutto dei cristiani. Tutti ricordano l’epurazione compiuta a Mossul in Iraq nel giugno dell’anno scorso, quando l’Isis svuotò la città dai cristiani e, purtroppo, distrusse irreparabilmente memorie storiche architettoniche e letterarie. “Noi non ce ne andiamo, restiamo a fianco dei più deboli, dei poveri, dei vecchi che non hanno il denaro o la forza fisica per lasciare Aleppo” sono le parole risolute con cui Boutros Marayati, arcivescovo degli armeni copti di Aleppo, conferma la presenza di una comunità cristiana che non ha voluto emigrare da una città martoriata.

La sua convinzione nasce dal Vangelo: “Continuiamo a essere certi che Dio non ci abbandona; la fede ci dice che dopo la croce c’è sempre la Resurrezione”. Queste persone potrebbero abiurare alla loro fede e, tutto sommato, vivere nella tranquillità; invece la confermano, accettando di soffrire. Ma c’è anche il coraggio che nasce dalla solidarietà con cui, per secoli, cristiani e mussulmani hanno saputo vivere insieme, accettando la loro diversità come arricchimento reciproco.

E anche oggi collaborano nell’aiuto a chi non può abbandonare la sua abitazione e ai più poveri, quando i ricchi o quelli che potevano pagarsi il viaggio se ne sono andati e, tra loro, anche medici e operatori sociali. Il dialogo con il mondo mussulmano è certamente più complesso di quello che può apparire a prima vista. La nostra cultura occidentale, debitrice al mondo greco-romano e al cristianesimo, ha operato una netta distinzione fra Trono e Altare, ponendo i Diritti Umani quali valori universali. Ma già papa Benedetto XVI aveva invitato a prendere atto che nella società odierna si confrontano culture e concezioni dell’uomo diverse da quelle occidentali. Il pensiero islamico è fortemente impregnato del sentimento religioso e i suoi Stati, radicalmente teocratici, si fondano sulla legge coranica, che non distingue fra il potere civile e quello religioso. Ogni singola attività del cittadino, anche la più insignificante, è scandita dal Corano e dagli insegnamenti del Profeta. è un presupposto indispensabile tenere conto di questo, perché il dialogo non resti parziale. La Siria è una delle prime regioni in cui è stato annunciato il Vangelo ed è proprio ad Antiochia, non lontano da Aleppo, che per la prima volta i seguaci di Gesù sono stati chiamati cristiani (Atti 11,26). L’Europa non vuole i profughi: ma che cosa fa per sanare una situazione di guerra che continua dal marzo 2011? Cosa fanno le organizzazioni internazionali per frenare il commercio di armi? A quaranta kilometri da Aleppo c’è la Turchia e tutti sanno che è lì che i gruppi armati trovano rifornimenti di munizioni, con le quali poi bombardano la città.

Monsignor Antoine Audo, arcivescovo caldeo, punta il dito sull’assenza di acqua e di elettricità, che da oltre due mesi colpisce circa due milioni e mezzo di abitanti. è una “povertà aggressiva” e fa pena vedere donne e bambini assetati vagare con le bottiglie vuote in mano e persone, anche della classe media, in fila alla Caritas a chiedere da mangiare. Papa Francesco ha più volte ricordato che le vere motivazioni non confessate si trovano nella volontà di prolungare il conflitto nell’area mediorientale in punti strategici per l’industria bellica. L’aspettativa di vita è scesa dai 79 ai 55 anni, ma il dramma peggiore è forse quello dei bambini che, se pure riescono a scampare alla morte, hanno un destino minato per sempre dalle immagini di violenza a cui hanno dovuto assistere e dagli affetti più cari di cui sono privati. La Santa Crociata era presente in Siria con una filiale della Pia Unione del Transito presso la Cattedrale di San Francesco di Assisi ad Aleppo. Nel 1935 registrava ben quindicimila iscritti e un migliaio di sacerdoti aveva assunto l'impegno della «messa perenne per gli agonizzanti». Le situazioni legate alle vicende storiche del secolo scorso in Europa e nel Medio Oriente e quelle attuali, unitamente alla crisi della spiritualità del mondo contemporaneo, hanno sicuramente ridotto di molto gli associati. Oltre a quella cattolica, anche altre confessioni cristiane presenti in quella terra martoriata, come i caldei, i copti e i maroniti, hanno una profonda venerazione per san Giuseppe, la cui festa celebrano in prossimità del Natale, quasi a sottolineare la sua intima collaborazione al mistero dell’Incarnazione. Un antico inno ambrosiano affida a san Giuseppe il compito di salvare il Figlio di Dio, con una veloce fuga al comando dell’angelo. Ma viene subito detto che dietro questa apparente debolezza di Dio, c’è la realizzazione di un progetto di salvezza, quello di illuminare le tenebre dell’Egitto. Voglia il nostro Santo ottenere questo orizzonte di speranza anche per il tormentato popolo siriano.

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