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Thursday, 04 August 2016 13:58

Scienziato, intrepido vescovo e santo della carità

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Niels Steensen

di Gabriele Cantaluppi

 

 

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Nel giugno del 1664, lui luterano, a Livorno assiste alla processione del Corpus Domini e ne è così colpito che decide di approfondire la conoscenza del cattolicesimo, in linea con la sua convinzione che “in questioni di scienze naturali è bene non legarsi ad alcuna teoria… ma traiamo il nostro sapere solo da esperimenti ed osservazioni”. In altre parole è l’esperienza la vera via che conduce alla conoscenza della verità, e in questo caso “la santità della vita - cioè la concreta testimonianza di un popolo unito nell’adorazione all’Eucaristia - dimostra la verità di una dottrina”.

Sono gli anni giovanili a formare il carattere e a orientare le scelte definitive, ricorda la Bibbia, e questo vale anche per Niels: “Indirizza il giovane sulla via da seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà” (Pr 22,6). La sua famiglia, di sincera fede luterana e legata alla professione dell’oreficeria, lo vede nascere a Copenaghen il primo gennaio 1638 (11 gennaio secondo il calendario gregoriano) e in essa Niels imparerà il metodo di lavoro di precisione, che tanto influirà sul suo metodo di ricerca. Nella formazione scolastica avrà la fortuna di incontrare docenti di valore, sia nelle discipline umanistiche, quanto, soprattutto, in quelle scientifiche e di vivere in un ambiente intriso di spirito religioso, che lo allenerà alla pratica delle virtù cristiane.

Scegliendo la medicina all’università della sua città prima, poi a quella più prestigiosa di Leida, continua però a interessarsi di scienze naturali, di lingue classiche e della sua passione, la matematica. Nel marzo del 1659 inizia un diario, che chiama “Chaos” e che termina a luglio: verrà scoperto solo nel 1946 ed è una fonte preziosissima per scoprire la sua personalità e i suoi interessi. Ritiene che lo scopo della ricerca per il credente sia quella scoprire le meraviglie di Dio nella natura e di venire in aiuto al prossimo. Nel 1673, davanti alla dissezione di un cadavere, scrive: “Questo è il vero scopo dell’anatomia, che attraverso l’ingegnosa struttura del corpo l’osservatore sia tratto ad afferrare la dignità dell’anima… e impari a conoscere e ad amare il Creatore”.

La sua onestà intellettuale lo porta a ritenere che “lo stesso fenomeno può essere spiegato in vari modi, perché la natura persegue nei suoi processi lo stesso fine con mezzi diversi… per cui non intendo accusare di disonestà coloro che sostengono tesi opposte alle mie”. Le ricerche di Steensen sono innovative in numerosi campi dell’anatomia, della geologia e della paleontologia e della cristallografia. La sua passione per la ricerca e la sua competenza lo spingono a percorrere tutta l’Europa, facendosi amico di personalità illustri nel campo della scienza, offrendogli anche l’occasione di contatti con l’ambiente cattolico. A Firenze, grazie anche al mecenatismo dei Medici, ha tutto l’agio di allargare i suoi interessi alla paleontologia e alla geologia, occasionati dalla dissezione di una testa di squalo catturato nel porto di Livorno.

Anche il cammino verso il cattolicesimo lo porta nel 1667 all’abiura del luteranesimo e sarà una scelta che gli procurerà sofferenze e incomprensioni, soprattutto dagli amici nell’ambito del luteranesimo, che non gli perdoneranno di essere diventato “papista”. Sempre a Firenze il 14 aprile 1675 riceve l’ordinazione sacerdotale, che segna uno spartiacque nella sua vita, poiché da quel momento tutte le sue energie saranno per la gloria di Dio e la cura delle anime, scrivendo anche diverse opere di argomento religioso. Inizia il suo ministero come curato presso il duomo di Firenze, ma spesso ritorna a Livorno nella chiesa di San Sebastiano, per attendere al ministero delle confessioni e della predicazione a favore degli stranieri che si fermavano in questa città di mare.

Con grande trepidazione obbedisce al papa Innocenzo XI e il 19 settembre 1677 a Roma viene consacrato vescovo e inviato nell’Hannover, isola cattolica in un mare protestante. Tre anni dopo si sposta allora a Münster, come vescovo ausiliare vicario apostolico di tutto il Nord Europa, per cui percorre continuamente la vasta diocesi per le visite apostoliche. Fu il vescovo della carità, della pazienza e del dialogo, ma anche della fermezza e dovette anche soffrire per il basso livello religioso della popolazione, la miseria sociale, il carrierismo ecclesiastico e le negligenze del clero, al quale dedicò il libro “Doveri pastorali”. Morto il vescovo di Münster, viene eletto simoniacamente il successore e allora Stensen si trasferisce ad Amburgo, con un’attività missionaria che si fa sempre più intensa. Muore a Schwerin il 25 novembre 1686 (5 dicembre per il calendario gregoriano), pronunciando il nome con cui aveva iniziato il Chaos: “Jesu, sihi mihi Jesus”.

La sua salma, richiesta da Cosimo III dei Medici, l’anno successivo venne tumulata nella cripta della basilica di San Lorenzo a Firenze. Perché si è fatto cattolico? Solo Dio sa cosa passa nell’anima di una persona, ma va rilevato che egli fu sempre, anche da luterano, un ottimo ed esemplare cristiano. Forse fu il suo spirito critico e acuto ricercatore della verità a condurlo verso la Chiesa di Roma, tanto da scrivere: “Volli con ogni agio chiarirmi dei testi originari della Sara Scrittura… in antichissimi manoscritti greci ed ebrei, perché non mi fidavo delle versioni latine senza compararle con altre”. Le sue disposizioni d’animo verso la santità si accrebbero dopo l’ordinazione sacerdotale ed episcopale. Condusse una vita di mortificazione e di povertà, nell’assoluto abbandono alla volontà di Dio, tutto dedito alle cure pastorali e all’aiuto della povera comunità cattolica.

Mantenne però sempre indipendenza di giudizio e di comportamento, tanto da procurarsi inimicizie anche tra i cattolici, mantenendosi però, come tutti gli riconoscevano, uno spirito calmo, sereno e conciliante. Fu severo con se stesso, ma misericordioso con il prossimo. E’ significativo il suo stemma episcopale: un cuore sormontato da una croce. Oggi lo potremmo proporre come europeista ideale, sia per i suoi viaggi lungo tutta l’Europa, ma ancor più la sua apertura di spirito transnazionale. Ma è anche modello di comportamento nel rapporto tra le Chiese, per lo spirito di carità e il metodo di dialogo fraterno con cui affronta i punti scottanti delle diatribe con i protestanti. 

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